Paolo Sorrentino da Maradona a Maradona

Dragoncelli di fuoco, la sceneggiatura con la quale Paolo Sorrentino aveva ottenuto il Premio Solinas nel 1997, divenne un mediometraggio inedito che ci porta dritti verso E' stata la mano di Dio


Nel 2001 CinecittàNews pubblicò alcune confessioni autobiografico-calcistiche di Paolo Sorrentino riguardanti la genesi del suo primo lungometraggio, L’uomo in più. Una vicenda per metà imperniata su ascesa e caduta d’un goleador partenopeo interpretato da Andrea Renzi. Tre settimane più tardi, alla Mostra di Venezia, il film avrebbe ottenuto ottime accoglienze. Nell’articolo si parlava di Dragoncelli di fuoco, la sceneggiatura con la quale Sorrentino aveva ottenuto il Premio Solinas nel 1997. Chi poteva immaginare allora che quella sceneggiatura fosse stata girata già quattro anni prima dal giovane Sorrentino? Ce lo rivela lo studioso udinese Stefano Loparco nel ‘giallo verità’ intitolato Dragoncelli di fuoco il primo (non) film di Paolo Sorrentino (Bietti Fotogrammi).

Scrive l’autore: “Scritto, diretto e interpretato nel 1994 da uno studente napoletano di Economia e Commercio, Dragoncelli di fuoco è il primo non-film di Paolo Sorrentino. Film, perché è un’opera finita, un mediometraggio indipendente di 55 minuti pensato con i crismi del cinema maggiore. Non, perché non è mai stato presentato in commissione di censura, non è mai stato distribuito e – salvo il piccolo pubblico dell’epoca – non è mai stato visto”.

Innumerevoli indizi biografici, topografici e scenografici scovati pazientemente al Vomero e dintorni da Loparco fanno ipotizzare che quel brouillon surrealista avrebbe generato, decenni più tardi, il terzo film made in Napoli di Sorrentino, È stata la mano di Dio.

Domenica 29 aprile 1990, “quando l’arbitrò fischiò la fine della partita, venne giù il San Paolo. Facce stralunate, lingue di fuori, occhi a palla, come in una danza Māori, cinquantamila persone in preda all’isteria collettiva. C’erano uomini, donne, vecchi, bambini, il sindaco, un vescovo e ’o ministro, tutti impossessati. Battendo la Lazio per 1 a 0 la squadra partenopea aveva regalato alla città il secondo scudetto, proiettando Maradona oltre le umane cose, tra San Gennaro e Totò, forse più su. Paolo era uno dei tarantolati che al grido di ‘Oh mamma, mamma, mamma, sai perché mi batte il corazón? Ho visto Maradona, oh! Mammà! Innamorato son!’ e ‘Maradona è megli’e Pelé’, presero d’assalto la città a colpi di nastri colorati, fischietti e bam bam”.       

Nel 2021 Paolo Sorrentino auto analizza la propria passione per Maradona in un altro volumetto della stessa collana Bietti Fotogrammi intitolato Non avremo un altro D10s. Diego Armando Maradona una vita da cinema, scritto da Boris Sollazzo. “Maradona permea il mio film. Era una figura divina e molto umana allo stesso tempo, e in fondo se pensi al senso cattolico della divinità la caratteristica del divino è il possedere una profonda umanità. Ha permeato questa città e soprattutto me, che ero un ragazzo. Mi affacciavo alla vita, cercavo di coglierne le possibilità di entusiasmo, non avendo io una vita entusiasmante come molti adolescenti. Negli anni ’80 la più importante forma di entusiasmo nella vita per molti, a Napoli, è stata Maradona. Non avevamo una politica all’altezza o altre forme di fascinazione culturali, intellettuali, artistiche, come invece avevano avuto generazioni precedenti alla nostra. Maradona per noi è stato tutto questo. Anche di più. E ha poco a che fare col calcio, i grandi calciatori ci sono sempre stati, il calcio era solo il punto di partenza per farlo diventare altro”.

Sollazzo analizza anche altri cineasti internazionali che hanno pedinato – come ha fatto lui stesso al Festival di Cannes 2008 – il mitico Maradona: Marco Risi, Emir Kusturica, Asif Kapadia, Carlos Sorin, Marco Ponti, Javier Vazquez, Angus MacQueen e Alessio Maria Federici, autore della prefazione al volume.

Link

https://news.cinecitta.com/IT/it-it/news/53/53411/paolo-sorrentino.aspx

http://www.bietti.it/categoria-prodotto/fotogrammi/

03 Gennaio 2022

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