Nino D’Angelo, tra Napoli e Pupi Avati


una notteSalvatore (Salvatore Sansone), Annamaria (Stefania Troise), Alfonso (Alfonso Postiglione), Riccardo (Riccardo Zinna) e Luigi (Luigi Iacuzio), quarantenni di estrazione sociale borghese, tutti originari di Napoli, ma residenti altrove per motivi di lavoro, ritornano in città per il funerale del loro più caro amico, Antonio. Dopo la veglia funebre si ritrovano a vivere una notte intensa all’ombra del Vesuvio, tra ricordi, amori finiti e nostalgie, in una Napoli molto diversa da quella disastrata che ci rimandano spesso i media.

Questa la trama del film Una notte che segna il debutto alla regia di Toni D’Angelo (già aiuto regista di Abel Ferrara) con la produzione DI.ELLE.O di Annamaria Gallo e Vincenzo D’Angelo in collaborazione con la Film Commission della Regione Campania, da domani 14 marzo nei cinema. Nella pellicola costata circa 200 mila euro, recita anche il cantante Nino D’Angelo, padre del regista, che proprio lo scorso martedì ha tenuto un concerto all’Auditorium di Roma.

“All’inizio ero contrario al fatto che mio figlio facesse il regista – ha esordito Nino D’Angelo – perché non è facile essere figli d’arte. Poi Toni ha scritto la sceneggiatura dicendomi che aveva pensato a un ruolo su misura per me, e ancora una volta io gli ho detto di lasciar perdere. Poi, ho letto la sceneggiatura e mi ha convinto perché si narra finalmente una Napoli diversa, senza rifuti. Si racconta della borghesia napoletana, di ragazzi benestanti che alla fine sono infelici pur avendo tutto, mentre il mio personaggio, che è povero e popolare, si accontenta di quel poco che ha ed è felice. Dopo Aitanic spero di fare un’altra regia di un film incentrato sulla neomelodia napoletana, dagli anni ’80 a oggi. Sono stato felice che Pupi Avati, giorni fa, abbia detto che intende chiamarmi per il suo prossimo film”.
“La storia è un po’ autobiografica, racconto personaggi che conosco e notti che ho vissuto anch’io, nelle quali ho provato quelle stesse sensazioni di sconfitta”, ha aggiunto Toni D’Angelo. “Il ruolo di Raffaele, che ho pensato e scritto apposta su mio padre, all’interno della mia visione di Napoli in cui prevale il pessimismo, rappresenta la speranza. E sotto sotto ho voluto lanciare anche un altro messaggio ai napoletani, quello di non lasciare la propria città per cercare di star meglio altrove perché adesso più che mai Napoli ha bisogno dei napoletani veri che la supportino”.
Assolutamente d’accordo con il figlio, Nino D’angelo ha infine ricordato che è ora tornato a Napoli: “Ci vivo sempre più spesso, considerando che sono anche direttore del Teatro Trianon a Forcella”.

Dal film, presentato alla Casa del Cinema di Roma da Goffredo Fofi, che ha colto nella pellicola citazioni “eduardiane”, è emerso anche un aneddoto curioso sul personaggio di Raffaele (Nino D’Angelo) che rievoca una vena autobiografica. La passione che Nino D’angelo nutre per Miles Davis venne alla luce grazie a un tassista palermitano, che lo portò al mercato cittadino, “la Vucciria” per comprare i suoi dischi: “Circa vent’anni fa un amico mi fece vedere un articolo su un quotidiano in cui Miles Davis diceva di voler suonare la mia musica – ha raccontato Nino D’Angelo -. Ma allora io Davis non lo conoscevo ancora e quando il mio amico me lo nominò credevo fosse il nuovo acquisto del Napoli”.

13 Marzo 2008

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