Mubi, il social network del cinema d’autore


Non è solo un negozio virtuale, una piattaforma on line per scaricare legalmente film, e un social forum sul cinema. Mubi è il sito web dove andare se siete appassionati di cinema d’autore, di film indipendenti e di cult, specie se poco reperibili. Un cineclub virtuale dove con poca spesa (tre 1 e 3 euro) un utente può guardare un titolo, dare i voti ai film visti e chiacchierare in tempo reale con molti altri cinefili. Grazie ad alcune partnership, il sito è collegato a Twitter e Facebook e consente a tutti i clienti di aggiornare il proprio profilo o stato automaticamente, dando inizio alla visione di un film. Risultato: in pochi minuti tutti gli amici o i follower di un utente scoprono cosa sta guardando, commentano e spesso entrano a loro volta su Mubi per vedere lo stesso film.

Un meccanismo semplice e veloce nell’era di Internet e dei social network, inimmaginabile fino a 10 anni fa, che sta portando prepotentemente Mubi all’attenzione dell’audience globale. E di qualche grossa società. Come Sony che di esperienza nel campo dell’entertainment ne ha da vendere e che in Mubi ha visto potenzialità così grandi da stringere un accordo per un’applicazione personalizzata su PlayStation3. Un affare che già permette ai giocatori PS3 di Europa (e prestissimo anche in Italia), Scandinavia, Australia e Nuova Zelanda di scaricare film gratis ma con pubblicità, comprare un accesso più o meno limitato alla library, oppure pagare per un film con alta qualità di immagine. E l’accordo è solo agli inizi visto che si stanno studiando ancora aspetti strategici di marketing fondamentali, come il lancio anche sulle consolle di Giappone e Stati Uniti, e che in previsione potrebbe portare i 40 milioni di utenti PS3 del mondo a utilizzare Mubi.

Presentato stamane a produttori e distributori indipendenti italiani dal direttore di The Business Street, Roberto Cicutto, Mubi nasce nel 2007 dall’intuizione di Efe Cakarel, origini turche, laurea al Mit e una passione per l’informatica, che navigando su Internet un giorno si rende conto di quanto sia difficile trovare pellicole d’autore sulla rete. Pensa così di colmare quel vuoto con la creazione di un sito che porti opere non di main stream agli internauti e nello stesso tempo permetta loro di commentare e parlare di cinema.

Circa un anno dopo Cakarel lancia il sito chiamandolo The Auteurs, un nome troppo francese trasformato poi nel più accessibile Mubi, storpiatura divertente di Movie. Con l’aiuto economico di un paio di finanziatori, le compagnie Criterion e Celluloid Dreams, Cakarel fa conoscere Mubi a più di 260,000 persone nel mondo riuscendo anche a stringere un accordo con la World Cinema Foundation di Martin Scorsese, una delle più importanti associazioni nel mondo per la salvaguardia e il restauro dei capolavori cinematografici. Ma i fan eccellenti non finiscono qui e contano anche la regista Agnes Varda, che ha messo su Mubi 40 delle sue opere, e il Sao Paulo Film Festival che garantisce al sito, nei giorni della kermesse, 20,000 contatti da 120 città del Brasile. Ad oggi il sito conta una library di oltre 1200 titoli messa insieme grazie ad un estenuante lavoro di accordi tra il management di Mubi e i distributori internazionali. Ma gli sforzi sono più che ripagati se si pensa che grazie a Mubi un film come Dancer in the Dark di Lars Von Trier è stato già visto in streaming in 150 paesi nel mondo.

 

Step successivo di Cakarel e il suo staff è ora quello di far conoscere il suo strumento alle cinematografie dei singoli paesi in modo da irrobustire la library e rendere sempre più appetibile l’offerta per i consumatori. Un lavoro che inizia proprio da Roma, oggi, visto che sono solo 6 i film italiani messi su Mubi.

29 Ottobre 2010

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