Marco Pontecorvo: “Quella provincia divisa tra utopia e petrolio”

Un'Italia di sinistra e solidale, ma allettata dal sogno della ricchezza, nel film di Marco Pontecorvo che ha inaugurato il Bif&st di Bari, Tempo instabile con probabili schiarite. Dedicato a Rosi


BARI – Tempo instabile con probabili schiarite, affettuosamente detto TIPS, è il film italiano che il Bif&st, il Festival Internazionale del cinema di Bari, ha scelto per inaugurare la sua sesta edizione accanto al fantascientifico Humandroid. “Sarcastica metafora dei vizi e delle virtù dell’Italia di oggi”, lo definisce il suo autore, il 48enne Marco Pontecorvo, che ha voluto raccontare la crisi economica, ma anche la difficoltà di relazione tra genitori e figli, attraverso una parabola di provincia. In un piccolo centro delle Marche, nel Pesarese, arranca la cooperativa di Giacomo (Luca Zingaretti) ed Ermanno (Lillo Petrolo). Fabbricano divani e la crisi si fa sentire, mentre le banche chiudono i cordoni della borsa. Ma inaspettatamente, nel terreno dove sorge la fabbrichetta, gestita anche dalla contabile precisina detta Tabellina (Carolina Crescentini), si scopre il petrolio. Potrebbe essere una svolta ma non tutti sono d’accordo e le amicizie vacillano mentre i concittadini protestano contro l’inquinamento che una raffineria sul territorio comporterebbe – con echi evidenti dei No Tav – ma non si arrende Giacomo, che subito assolda un ingegnere petrolifero italo-americano (John Turturro) ed è pronto a ipotecare la casa per proseguire le ricerche, non facili, del giacimento di oro nero. Per l’autore dell’apprezzata e premiata opera prima Pa-ra-da, e poi di alcuni lavori televisivi, questo film, prodotto da Panorama Films con Rai Cinema, in sala dal 2 aprile con la Good Films, rappresenta il passaggio alla commedia leggera anche se con risvolti sociali.

Pa-ra-da
, nel 2008, era una storia drammatica di bambini di strada raccontata con piglio documentaristico. TIPS imbocca una strada molto diversa, quella della commedia di situazioni e personaggi. Ci spiega questa svolta?
Lo sguardo è diverso, ma l’attenzione ai temi sociali è la stessa, lì in chiave drammatica qui con leggerezza. Quello che mi interessa sono le problematiche umane: l’amore, l’amicizia e, se volete, anche l’aspetto ecologista. Pa-ra-da parlava di prostituzione minorile ma non si vedeva nulla di quelle cose atroci che venivano evocate, perché anche lì c’era un tentativo di leggerezza. Poi, a parte questo è vero che sono passato dal lavorare con i bambini di strada, con l’apporto di un solo attore come Jalil Lespert, a dirigere un cast vero e proprio. E questa sicuramente è una grossa differenza.

Come descriverebbe i due personaggi principali?
Ermanno è un cinquantenne stacanovista, concreto, idealista, cresciuto con valori legati al comunismo e con il mito della generazione precedente alla sua, quella che aveva contribuito a liberare l’Italia dal nazi‐fascismo. Ma anche lui quando tocca i soldi, vacilla. Ho pensato a Lillo perché non è cosi lontano da questo personaggio e con la sua umanità e ironia ha contribuito a dare leggerezza a un uomo piantato per terra che ha paura di prendere il volo. Il secondo, cresciuto in un ambiente di sinistra ma più borghese, non sente così forti in lui gli ideali che hanno mosso la generazione precedente anzi apparentemente è un uomo senza grandi passioni, tutto gli è sempre scivolato addosso. Lo interpreta Luca Zingaretti che ha aggiunto a questa sua apparente superficialità una profondità d’animo rendendolo un personaggio rotondo. I due amici di infanzia hanno fondato la cooperativa insieme a Cecco, interpretato con grande candore da Franco Mescolini, un artigiano che porta i valori, l’etica, le tradizioni di un passato, non solo quelle politiche e legate al comunismo, ma di gran parte di una generazione.

Si è ispirato a un fatto di cronaca?
No, il film è nato da un brainstorming con lo sceneggiatore Roberto Tiraboschi su cosa sta succedendo nella nostra società. Abbiamo raccolto dei temi – il cambiamento dei valori, i rapporti generazionali – e abbiamo deciso di mettere un incidente scatenante molto forte per dare una chiave di lettura precisa al film. Si parla di crisi, del mutamento dei valori, di quanto ti possa stregare il petrolio visto come metafora del denaro.

Perché ha scelto di girare a Cagli in provincia di Pesaro? 
Questa vicenda non poteva che svolgersi in un paesino e volevo che fosse una terra di sinistra. Credo che anche la parlata pesarese aggiunga qualcosa alla storia. 

L’arricchirsi qui è visto come un miraggio, che passa decisamente in secondo piano rispetto alle cose davvero importanti, come l’amicizia e i rapporti familiari, la solidarietà.

Il denaro è un boomerang. Mentre quelli della solidarietà sono i valori con cui sono cresciuto in casa mia e che mi sembrano di sicuro più importanti. Per mio padre Gillo i soldi non sono mai stati la prima cosa, tanto è vero che ha fatto pochissimi film. Forse si vive meglio relativizzando il valore del denaro.

Valori di solidarietà che sono stati quasi completamente spazzati via nella società contemporanea. Considera il film come un’utopia?
E’ un’utopia dove noi possiamo attingere. Sognando si possono realizzare le cose. Io stesso mi sono ritrovato a dire che non capivo la generazione dei miei figli, sempre col telefonino in mano. Sentivo un’enorme distanza e mi dicevo chissà dove andrà a finire la società. Ma negare loro è negare il nostro futuro. E’ un’incapacità nostra a traghettarli in quella direzione da cui possono prendere il volo.

In effetti il film parla molto del rapporto tra i padri e i figli adolescenti. Sia Ermanno che Giacomo hanno un figlio maschio che sta crescendo e che si contrappone al padre, specialmente il figlio di Ermanno che disegna fumetti e si ispira ai manga giapponesi, che lei ha usato come contrappunto disegnato alle vicende del film. Come mai la scelta del fumetto, che il cinema italiano sta cominciando a usare sempre più spesso come spunto e linguaggio?

Cercando spunti sul rapporto tra le generazioni siamo stati a Lucca Comics e al Romics e abbiamo scoperto un mondo affascinante. Anch’io, da ragazzino, avevo amato Ufo Robot, ma poi mi sono ritrovato a dire ai miei figli, guardando un cartoon che piaceva a loro, che era una schifezza. In realtà i manga rappresentano lo sguardo del figlio sulle vicende del padre, uno sguardo diverso e più moderno, non retorico che dice qualcosa sui rapporti tra le generazioni.

Ieri sul palco del Petruzzelli, parlando di Francesco Rosi a cui è dedicato il film, lei si è commosso. E’ un ricordo molto forte per lei, che ha iniziato lavorando proprio con quel grande regista.
E’ un ricordo molto forte e molto vivo, perché purtroppo Franco se n’è andato da poco. Ho fatto il primo film con lui che avevo 19 anni, caricavo i magazzini nella macchina da presa, da allora ho fatto tutto un percorso, compreso l’operatore di macchina, fino a diventare direttore della fotografia e poi regista. In più ho un rapporto personale perché lui era molto amico di papà, è stato testimone di nozze al matrimonio di mamma e papà, quando noi eravamo già grandi. C’è una foto dove ci siamo io, Carolina e mio fratello grande, mentre papà fece uno scherzo terribile: per sessanta secondi non disse di sì, quindi si creò il gelo e noi tre dicevamo “sì, sì, sì” al posto suo. Ci sono ricordi personali che ci legano e tanta vita di cinema vissuta insieme.  Per questo ho dedicato il film a lui e a Carolina.

E, a proposito del cinema di Rosi, il personaggio di Turturro cita ad un certo punto Enrico Mattei. 
Uno dei motivi che muove l’ingegner Lombelli in TIPS è il desiderio di rivalsa verso le grandi compagnie petrolifere, le stesse che hanno fatto fuori Enrico Mattei. Infatti c’era una battuta in cui citava esplicitamente il film di Rosi, ma poi l’ho dovuta tagliare.

Si sente più a suo agio come direttore della fotografia o come regista e come si muove tra questi due territori?
Si tratta sempre di raccontare storie per immagini. Ho sempre voluto fare il regista ma ho sempre sentito che il mio ruolo di direttore della fotografia era al servizio della storia e del racconto. Ora mi sento più regista, ma faccio il dop per persone che stimo molto come Turturro in Passione e Gigolò per caso. Mi diverto a creare un’atmosfera e usare la luce per aumentare quello che fanno gli attori in scena. Fare il regista è più completo. 

Qual è la cosa che ha imparato da suo padre che porta sempre con sé sul set?
Papà ne ha fatti talmente pochi di set, meno di me, ma la cosa che mi ha insegnato è la semplicità e l’onestà intellettuale nel fare qualsiasi cosa.  

22 Marzo 2015

Bari 2015

Bari 2015

Cinema & Fiction, tv italiana in cerca di innovazione

Al Bif&st il convegno "Cinema & Fiction: convergenze parallele?", un momento di confronto tra protagonisti del settore per capire quale possa e debba essere il ruolo della fiction in Italia, mentre dagli Stati Uniti arrivano i successi di serie tv che vantano attori da Oscar e ascolti strabilianti.
"Il problema dell'Italia è che non ha un'industria culturale degna", dice il direttore di 8 e 1/2 Gianni Canova, mentre Maurizio Sciarra si rivolge alla committenza e dice "La tv è ferma a 20 anni fa, non innova da decenni", mentre sta per arrivare in Italia il ciclone Netflix. Tra gli altri relatori Silvia Napolitano, Matilde Bernabei, Daniele Cesarano, Veridiana Bixio e Luca Milano per Rai Fiction

Bari 2015

Alba Rohrwacher due volte miglior attrice al Bif&st

Il messaggio dell'attrice: "Ringrazio il bellissimo Festival di Bari per questi riconoscimenti che arrivano a due film molto importanti per me, Hungry Hearts e Vergine giurata. Ringrazio il pubblico numerosissimo del festival. Purtroppo non posso essere con voi perché sono a Lisbona al Festival di Cinema Italiano. Ma sono davvero felice. E voglio ringraziare la Giuria dei Critici del Concorso Ufficiale e la Giuria Popolare delle Opere Prime"

Bari 2015

Bif&st: 2016 con Mastroianni e gli attori

73mila spettatori. Ovvero 2.500 in più rispetto allo scorso anno. La conferenza stampa di bilancio del Bif&st numero 6, guidato come sempre da Felice Laudadio, è la cronaca di un trionfo, ma anche un molto simbolico "passaggio di consegne" all'amministrazione locale futura, a cui il direttore e il presidente Ettore Scola chiedono in coro di confermare la fiducia in un progetto culturale che richiama un pubblico numerosissimo e giovane. Con il governatore Nichi Vendola in scadenza di mandato, resta un margine di incertezza per il futuro, che Laudadio cerca di scongiurare annunciando già non solo le date - dal 2 al 9 aprile 2016 - ma persino il programma del settimo Bif&st, che sarà dedicato a Marcello Mastroianni nel 20° anniversario della sua scomparsa, con una retrospettiva in 50 titoli. Al Teatro Petruzzelli la cerimonia di premiazione presentata da Stefania Rocca. Miglior regista Francesco Munzi, migliori attori Elio Germano, Alba Rohrwacher, Anna Foglietta e Carlo Buccirosso

Bari 2015

Nanni Moretti, superstar a Bari, legge il “Caro Diario”

"Manteniamo il mistero". Basterebbe l'ultima battuta della masterclass (riferita alla genesi di Habemus Papam), per riassumere l'incontro di Nanni Moretti con il pubblico del Bif&st, di cui è stato l'ultimo, attesissimo ospite. Dopo la proiezione di Caro diario, il regista ha letto il diario di lavorazione che scrisse per quel film del 1993: in un Teatro Petruzzelli affollatissimo, il regista ha rievocato quei giorni, per poi rispondere alle domande (o piuttosto ai timidi input) del moderatore Jean Gili. Come prevedibile, neanche una parola è stata dedicata a Mia madre, il nuovo film del regista che sarà in sala dal 16 aprile (e poi probabilmente a Cannes) in cui recita accanto a Margherita Buy e John Turturro. Ripercorrendo la sua carriera, ha detto: "Con gli anni sono diventato più esigente, ora il momento della scrittura è quello più difficile, mentre quello più faticoso e angosciante resta quello delle riprese"


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