SANTA MARGHERITA DI PULA (CA) – Non è la prima volta che Massimo Ghini e il figlio Leonardo, 27 anni, recitano insieme. Era già accaduto quattro anni fa nella commedia di Fausto Brizzi La mia banda suona il pop. E anche in 30 anni (di meno), opera prima di Mauro Graiani, presentato al Filming Italy Sardegna Festival, Leonardo interpreta la versione giovane del padre.
Il film, nelle sale dal 21 agosto distribuito da Plaion Pictures, racconta di tre uomini (gli altri due sono interpretati da Greg e Antonio Catania) che prendono una pasticca che pensano sia viagra, ritrovandosi invece di colpo più giovani di trent’anni. “Il film racconta un’idea di fuga per questi tre rimbambiti, che così provano a cambiare la loro vita monotona e triste – racconta Ghini padre – Mi capita spesso di leggere ultimamente copioni dove c’è un ricordo del passato. E come era accaduto già nel film di Brizzi, anche stavolta Graiani mi ha detto: perché non facciamo fare te da giovane a tuo figlio Leonardo?”.
Ma come si lavora con papà? “Male – scherza il figlio – È un’esperienza particolare. Sul set e in scena ci sono delle dinamiche extra-lavorative. È un ricordo che porterò con me per sempre, oltre al fatto di essere padre e figlio. Grazie al nostro mestiere, l’ho conosciuto meglio. Papà ha lavorato spesso fuori casa nella sua carriera e questa è stata la possibilità per stare di più insieme. Ho scoperto la sua sensibilità che è cresciuta con gli anni. Abbiamo recitato insieme per due anni anche nello spettacolo teatrale Quasi amici e alla fine dei ringraziamenti, nel corso dell’ultimo replica, si è messo a piangere”. “Io sono sempre stato uno abituato a parlare al pubblico, ma quella sera mi è preso così. Sarà l’età – racconta Ghini, 70 anni il prossimo 12 ottobre – È anche vero che mancavo un po’ da teatro. Fare 145 repliche sold out, e un ottimo lavoro senza tradire il film, dando al pubblico sentimento, divertimento e un messaggio, è stata una grande soddisfazione”.
L’attore dice di vedere nel figlio la sua stessa “follia. Soprattutto quando mi ha detto: voglio fare l’attore. Abbiamo sempre parlato di tutto in casa, ma poco di lavoro. Io sono stato una presenza ingombrante nella mia famiglia, anche se un tempo nelle case di artisti, come i De Filippo, si creava una bottega. Leonardo mi ha anche detto: devo studiare. Così ha fatto l’Accademia Silvio D’Amico, dove io sono stato bocciato da giovane, facendo invece la scuola di Strehler”. “Quando ero in accademia, papà si è sempre fatto di vetro. Mi veniva a vedere ai saggi, ma non mi ha mai ossessionato. Non voleva essere invadente”, racconta il figlio.
Portare il cognome Ghini, per Leonardo, inizialmente è stata un’arma a doppio taglio. “In Accademia qualcuno mi ha fatto pesare il mio cognome. Poi ci ho fatto l’abitudine e sono andato oltre a quei giudizi. Ora vivo tranquillamente la mia vita e spero di dimostrare la mia bravura in questo mestiere”. “Qualcuno ha chiesto a Pietro Castellitto cosa voglia dire essere padre di Sergio? – replica Ghini – Credo non si debba fare più questo ragionamento. Tra quattro figli, semplicemente uno ha scelto di fare l’attore come me”.
Oggi sono tanti i giovani che voglio fare gli attori, più del passato. “C’è una competizione spietata – dice Leonardo – Ancora di più perché spesso a fare i provini vengono influencer e gente che ha i follower sui social. Mi è capitato che chiedessero anche a me quanti follower avessi, dicendo che provenendo dall’Accademia parlavo troppo formale”. “Stare davanti a una macchina da presa è ben diverso da parlare di fronte a un telefonino. Il mestiere dell’attore è un’altra cosa. Anche io spesso mi ritrovo sul set giovani che non sanno fare questo lavoro. Mentre bisogna studiare”.
Qual è il più grande desiderio di Leonardo? “Se riuscissi ad avvicinarmi solo a quello che ha fatto papà, oltre cento film, sarebbe davvero già un grande successo. Mi piacerebbe lasciare un segno indelebile, essere ricordato per qualcosa che ha emozionato. Voglio essere duttile, passare dal drammatico al comico, fare anche il musical, come lui. E spero un giorno di lavorare con registi con Paolo Sorrentino o Matteo Garrone”.
Padre e figlio saranno insieme anche nella commedia diretta da Solange Tonnini (sorella di Massimo Ghini) E se mio padre. “Solange ha voluto raccontare, attraverso una deliziosa tragicommedia, la storia della nostra famiglia allargata negli anni Ottanta. C’è chi penserà si tratti di pura finzione, e invece è tutto, purtroppo, vero”.
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