Laura Bispuri, il futuro passa per New York

A New York, dove ha appena vinto il Nora Ephron Prize, abbiamo intervistato la giovane regista di Vergine giurata, che sta raccogliendo consensi in tutto il mondo


NEW YORK – Definito “un film che parla di identità e oppressione in un modo raramente visto al cinema” e che ha saputo sorprendere la giuria del Tribeca Film Festival che lo ospitava – insieme al Maraviglioso Boccaccio dei fratelli Taviani, Hungry Hearts di Saverio Costanzo e il documentario Palio di Cosima Spender – Vergine giurata di Laura Bispuri continua a raccogliere riconoscimenti in tutto il mondo. Dopo le soddisfazioni della Berlinale e il premio come Miglior Attrice ricevuto da Alba Rohrwacher all’ultimo BIF&ST di Bari, le emozioni per l’esordiente Laura Bispuri non sembrano finire, come conferma la conquista del recente Firebird Award della Young Filmmakers’ Competition del Festival di Hong Kong e il Nora Ephron Prize appena vinto proprio nella città statunitense. “Ricevere un premio a New York ha in sé qualcosa di speciale e di unico. Tra tutti i premi del Tribeca, il Nora Ephron è per me il più importante perché amplifica il senso del film e sostiene con forza e coraggio il mondo delle registe donne”, ha dichiarato la trentottenne cineasta che proprio a Manhattan ci ha parlato del suo amore per la Grande Mela, dove ha annunciato un suo prossimo ritorno…

Un viaggio molto desiderato e una spedizione fortunata, questa a New York per il Tribeca Film Festival.
 
Sognavo di venire a New York da tanto, non ero mai stata qui, e l’impatto con la città è stato fortissimo. E non solo per aver potuto portare il film in una manifestazione di tale rilievo.

Un bilancio positivo, insomma; anche per il responso del pubblico in sala, oltre che della critica?
In genere non mi piace sbilanciarmi, ma davvero il film è andato da subito molto bene. Dalle interviste fatte con la stampa locale sembra davvero che i giornalisti abbiano amato molto il film. Così anche il pubblico, che ha riempito la sala e fatto belle domande. Più o meno sempre le stesse, per un film come questo, ma ci sono occasioni in cui sono più interessanti le persone che le fanno, magari. Come il gruppo di giovani tra i 17 e 18 anni che mi hanno fermato entusiasti del film. Mi ha colpito molto, soprattutto il fatto di riuscire a coinvolgere pubblici diversi.

In questo senso le conferme non sono mancate, considerati gli appuntamenti europei e orientali recenti…
Vengo da Hong Kong, infatti, dove ho vinto il Firebird Award (che ha dedicato a Manoel de Oliveira, appena deceduto ndr), e passare dal pubblico cinese a quello statunitense è stato un bel salto. Ma alla fine le reazioni sono spesso simili, in effetti, almeno a vedere quello che mi viene restituito. D’altronde il film pone delle domande universali, sulla libertà della donna e non solo.

Un tema che si offre alla riflessione, come sappiamo bene, ma che chiaramente dipende anche dal contesto in cui si vive.
Sono stata da poco a Copenaghen (in concorso al CPH Pix, ndr), dove le donne hanno sicuramente un ruolo più importante nella società, e per loro vedere questa storia ha probabilmente suscitato reazioni più forti. Ma non voglio generalizzare, mi piace che le singole persone rimangano colpite, e sono felice che il mio film riesca a farlo.

A Hong Kong ha parlato dello “stimolo ad allargare lo sguardo verso il mondo”, a New York ha stretto nuovi accordi che potrebbero permettertelo?
L’idea di aprirsi a questo mercato c’è sicuramente e forse ci sono dei progetti che potrebbero essere utili in questo senso, ma non voglio sbilanciarmi. Intanto sono contenta che il film sia stato venduto negli Stati Uniti, dove sarà distribuito dalla Strand Releasing. Tornerò a New York in occasione dell’uscita in sala, spero sia un inizio di rapporto.

C’è già qualcosa di definito per il nuovo progetto cui accennava?
No, è troppo presto, non riesco ancora a parlarne. Di certo continuerò a lavorare con le persone con cui mi sono trovata bene collaborandoci per Vergine giurata, molte delle quali saranno anche nel prossimo. Ma per ora non c’è niente di scritto, ho solo iniziato a pensarci…

Mattia Pasquini
27 Aprile 2015

Tribeca Film Festival 2015

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Dal 2012 in Cinemaundici, al fianco del padre Luigi, Olivia Musini era a New York con Maraviglioso Boccaccio di Paolo e Vittorio Taviani, invitato dal Tribeca Film Festival nella sezione Spotlight. E ci ha parlato dei suoi nuovi progetti, tutte coproduzioni europee. Assolo, il nuovo film di Laura Morante da regista e attrice, sul set a Roma a partire da luglio. E le opere prime di Marco Bonfanti e Luca Scivoletto. Quest'ultima è una commedia ambientata alla fine della guerra in Kosovo, realizzata insieme alla coproduttrice albanese di Vergine giurata, Sabina Kodra della EraFilm

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Il film, scritto insieme a Francesca Manieri e distribuito da Istituto Luce Cinecittà, è in coproduzione con Albania, Kosovo e Svizzera. Proiezione speciale lunedì 27 aprile in 43 sale UCI Cinemas che programmeranno il film, con un prezzo biglietto speciale, in contemporanea agli spettacoli delle ore 18.00 e delle 21.00, all'interno della rassegna "Essai". L’altro riconoscimento al cinema italiano al Tribeca è andato a Valerio Bonelli, per il miglior montaggio con il documentario Il Palio di Cosima Spender






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