La violenza in ‘Joker’ genera polemiche

Warner risponde alla lettera ricevuta da cinque famiglie delle vittime di Aurora


“Che sia chiaro: né il personaggio di finzione Joker, né il film sono un endorsement a qualunque tipo di violenza del mondo reale”. Così la Warner Bros, risponde con una dichiarazione, diffusa da ‘Variety‘, alla lettera ricevuta da cinque famiglie delle vittime di Aurora (la strage compiuta nel 2012 da James Holmes in un multiplex, ndr), che avevano espresso preoccupazioni legate al film di Todd Phillips vincitore del Leone d’oro dell’ultima Mostra del cinema di Venezia, chiedendo alla major di compiere azioni concrete per contribuire a “costruire comunità più sicure e con meno pistole”.

La Warner nel suo comunicato sottolinea che “la violenza delle armi nella nostra società è un tema critico e noi estendiamo la nostra solidarietà a tutte le vittime colpite da queste tragedia”. Si sottolinea poi che “la nostra compagnia ha una lunga storia di donazioni alle vittime di violenza, incluse quelle di Aurora e nelle ultime settimane, la nostra società madre si è unita ad altri leader del mondo economico per chiedere ai legislatori di emanare una legge bipartisan per colpire questa epidemia (di violenza, ndr). Allo stesso tempo, Warner Bros crede che una delle sue funzioni di storytelling sia di provocare dialoghi difficili su temi complessi”.

Il regista della pellicola Todd Philips, in una nuova intervista rilasciata venerdì scorso a ‘The Wrap’ pubblicata però nelle ore scorse, ha ribadito la sua posizione rilanciando sostanzialmente al mittente le accuse. Non abbiamo concepito questo film con l’intenzione di spingere chissà quali bottoni. È un film che ho letteralmente descritto cosi a Joaquin “Pensiamo a questo progetto come a una maniera per intrufolare nello studio system ‘un vero film mascherato da cinecomic”. Non abbiamo lavorato al motto di “Vogliamo glorificare questo comportamento”. Abbiamo letteralmente ragionato nei termini del “Facciamo un vero film con un vero budget e chiamiamolo Joker”.

È andata così. Circa le polemiche, Phillips ammette una certa confusione: “sono sorpreso. Non è salutare avere delle discussioni su un dato argomento? Non va bene discutere dei film e della violenza? Perché dovrebbe essere valutato negativamente un film che suscita un certo discorso? Il fatto è che la cultura dell’oltraggio è un lusso e lo è già da un po’. E l’aspetto rilevante dei discorsi nati intorno al film è il modo in cui, in maniera alquanto facile, l’estrema sinistra riesca a suonare così simile all’estrema destra quando si tratta di seguire la propria agenda. Mi ha davvero aperto gli occhi”.

In un’altra intervista, questa volta a ‘CB.com’, il filmmaker mette in parallelo il lungometraggio con ‘Stairway to Heaven’ leggendario brano dei Led Zeppelin: “Mi piace descriverlo come una grandiosa canzone rock, tipo “Stairway to Heaven” e similari. C’è questa costruzione lenta, il film brucia a fuoco lento mentre costruisce qualcosa. Un iter simile alle canzoni rock di qualche anno fa, nello specifico quelle dell’era in cui ho ambientato il lungometraggio. Per cui sì, l’incedere della narrazione è del tutto intenzionale. È destabilizzante in maniera intenzionale e il suo ritmo e voluto ma sa cosa ti dico? Il ritmo è sempre importante in un film e sempre intenzionale”.

25 Settembre 2019

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