“La velocità della luce”, psicanalisi in autostrada


“L’automobile racchiude in sé un’infinità di simboli. E’ una corazza, un mezzo per separarsi dal mondo esterno, un luogo da cui osservare le persone senza toccarle e conoscerle. Rappresentava una metafora perfetta per parlare della realtà”. E non a caso, come sottolinea Andrea Papini – fondatore e presidente del network Microcinema, alle spalle la regia di numerosi documentari, spot e filmati istituzionali – sono proprio le automobili e l’autostrada il fulcro narrativo del suo La velocità della luce, unica pellicola italiana in concorso al Noir in Festival di Courmayeur nel dicembre scorso. Un gioco psicanalitico di inganni, ambiguità e seduzione a tre personaggi: Mario (Peppino Mazzotta), ladro di auto di lusso che passa la vita in autostrada a cercare le sue prede, Rinaldo (Patrick Bauchau), misterioso medico proprietario di una Bentley, e Beatrice (Beatrice Orlandini), operatrice di un call center che si lascia coinvolgere nella vicenda per amore di una voce.

In un’atmosfera claustrofobica e rarefatta tutta costruita all’interno delle macchine e sulle autostrade – ma in realtà il film è girato quasi interamente in un teatro di posa, con i contributi degli esterni aggiunti successivamente grazie a una laboriosa post-produzione digitale – i tre intrecceranno i loro percorsi fino a scoprirsi a vicenda e a rovesciare i ruoli. “La narrazione di La velocità della luce ha una struttura ribaltata – dice il regista – in cui la vittima insegue il suo carnefice, dove tutto è contemporaneamente vero e falso. Un microcosmo in cui si mescolano dolcezza e ferocia, e dove le parole d’amore coprono le azioni più efferate”. Come in un western di Sergio Leone, il regista di riferimento per Papini, “in La velocità della luce si scontrano gli archetipi del giovane e del vecchio, e la dimensione del viaggio si risolve in un duello”. Ma a sottolineare la dimensione più prettamente psicanalitica del film è Peppino Mazzotta: “Il mio ladro di lusso vuole essere una ragno che cattura le mosche nella sua ragnatela, ma quando incontra il suo antagonista, un uomo che lo attrae come una figura paterna, e di fronte al quale si sente un inetto, i ruoli si invertono e diventa una vittima”.

Reso noto al grande pubblico dal ruolo di Fazio nei film tv “Il commissario Montalbano”, Mazzotta sarà protagonista anche del prossimo lavoro di Andrea Papini, L’umanità minore, commedia nera ispirata a uno strano fatto di cronaca del 2001, quando due uomini rubarono la bara del banchiere Enrico Cuccia. Qui il genere noir sarà “il pretesto per analizzare le ricadute di scelte dei poteri forti dell’economia sulla vita quotidiana di tutti”. Mazzotta vestirà i panni di un poliziotto che dà la caccia a due criminali improvvisati, in una sorta di moderno I soliti ignoti. Ma intanto lo vedremo nelle sale tra febbraio e marzo prossimo in La velocità della luce, che sarà distribuito da Mediaplex e attraverso il circuito Microcinema, mentre tra qualche mese tornerà sul set con Luca Zingaretti per girare 4 nuovi episodi tratti dai racconti di Andrea Camilleri sul celebre commissario di Vigata.

Michela Greco
09 Aprile 2008

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