La notizia della scomparsa di Silvio Berlusconi ha fatto rapidamente il giro del mondo anche sui media internazionali dell’entertainment.
Variety dedica un lungo articolo di Nick Vivarelli che ripercorre la storia imprenditoriale e non solo di quello che definisce “il magnate populista divenuto politico”. Un racconto che parte dal 1978 con Telemilano – la TV via cavo di Milano 2 – e arriva a grandi passi alla costruzione dell’impero Mediaset e alle acquisizioni de ‘Il Giornale’, poi del Milan, di Medusa e di Mondadori, principale editore italiano, senza tralasciare l’enorme influenza di Berlusconi sulla RAI, la creazione del ‘duopolio’ e l’eterna questione del conflitto di interessi.
Ma restando al solo mondo audiovisivo – scrive ancora Vivarelli – “per arricchire i suoi canali tv Berlusconi ha importato successi americani come Dallas, Baywatch e I Puffi e acquistando i diritti di un gran numero di film statunitensi, attraverso i suoi accordi con gli studi di Hollywood”, che ricorda anche i numerosi film dedicati a Berlusconi.
George Szalai su ‘Hollywood Reporter’ ricorre invece a un aggettivo francese per dipingere il carattere “flamboyant” e controverso dell’ex premier scomparso oggi. “Berlusconi è visto dalla critica come una versione italiana di Rupert Murdoch e di altri titani dei media”, scrive Slazai ricordando le tappe principali della vicenda politica, imprenditoriale e giudiziaria dell’imprenditore e politico, senza dimenticare le sue doti di showman, già da quando “cantava alle feste e sulle navi da crociera”.
Grande spazio anche su ‘Deadline’ che da Hollywood si sofferma sugli aspetti politici e giudiziari della storia di Berlusconi mentre sul britannico ‘Screen’ Tim Dams si dedica alla mappa dettagliata degli interessi mediatici della holding di famiglia, Fininvest, di cui era l’azionista di controllo, assieme a cinque dei suoi figli.
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