L’Armata Monicelli


M. MonicelliNovant’anni, e un sogno nuovo, un film da cominciare. Un film difficile, da girare a quaranta gradi all’ombra, con tante comparse e scene di guerra. La nuova sfida di Mario Monicelli è questa: dopo commedie corali, guerre finto medievali con Gassman in stato di grazia, soliti ignoti a vagabondare nelle periferie di Roma, dopo mille film, mille ritratti di donne, di poveracci, di pugili smarriti, di amici sciagurati, adesso il regista-mito della commedia all’italiana, il regista più “storico” e meno presuntuoso del cinema italiano sta per andare in Africa. A girare Le rose del deserto: in Tunisia, dopo una preparazione lunga e difficile, dopo difficoltà e polemiche, finalmente è tutto pronto. A giorni il regista viareggino parte a preparare il set. Poi arriveranno i protagonisti: Alessandro Haber, Michele Placido e, forse, Giorgio Pasotti.

“La storia è quella dei soldati italiani in Africa. Quelli che furono mandati in Libia, ad aspettare di farsi massacrare dagli inglesi. Sarà un film su vite perdute in mezzo al deserto, ma anche una commedia in mezzo al dramma. Per questo ho scelto attori che sanno che cosa siano la commedia e il dramma, che abbiano il senso dell’ironia e del ridicolo, ma anche la capacità di raccontare la durezza della vita, come Alessandro Haber e Placido”. Nell’Africa del Nord, Mario Monicelli ci era andato, su un altro set, qualche anno fa. Appena settanta. Era il 1936. E Monicelli era un ragazzino, aiuto regista di Augusto Genina per Lo squadrone bianco. Ma si ricorda tutto: “Genina mi insegnò la cosa più importante. Io ero stato già sul set di un regista ungherese, Gustav Machaty, che si atteggiava a dio della cinepresa. Tutti dovevano stare zitti quando lui pensava, come se fosse stato un genio assoluto che era impossibile disturbare. Genina, invece, parlava normalmente con tutti, non si sentiva superiore a nessuno. Pensai che fosse un regista più modesto. Poi vidi il film: era eccezionale. E capii che per essere un buon regista non c’è bisogno di atteggiarsi in nessun modo. Basta lavorare”. Monicelli ricorda bene anche la guerra, che doveva coinvolgere, quattro anni dopo, gli italiani: “Quell’imbecille che era al potere credette di poter fare una guerra lampo, roba di pochi mesi. E si è precipitato a partecipare a quella che credeva fosse solo la spartizione di un bottino. Fu il suo errore madornale. E lo pagarono milioni di italiani”.

“Nel film – prosegue il regista – racconterò lo smarrimento dei soldati, il senso di non sapere dove si va a finire, l’inquietudine generale. Ma sarà anche un film allegro, pieno di voglia di vivere. E poi sarà una commedia. Io faccio solo commedie!”, dice, e ci senti anche un po’ di orgoglio. Tipo: sono John Ford, e faccio western.

Le rose del deserto è nato, produttivamente, con fatica. “Non è stato per niente facile”, dice Monicelli. “Dopo moltissime attese, ritardi esasperanti, un anno e mezzo fa ho ottenuto il contributo ministeriale. Poi, qualche mese fa, è intervenuto un produttore coraggioso come Mauro Berardi con Luna Rossa, e il progetto è potuto partire. Nel frattempo, avevamo perso qualche attore per strada: Diego Abatantuono era entusiasta della sceneggiatura, ma poteva solo in certi periodi e non in altri”. E proprio sui finanziamenti statali a un maestro come Mario Monicelli, ci sono state polemiche. Anselma Dell’Olio, membro della rinnovata commissione ministeriale, si è dichiarata “indignata” per il finanziamento concesso al regista. Reo, in particolar modo, di non aver sostenuto il film italiano in concorso a Venezia Buongiorno, notte di Marco Bellocchio, quand’era presidente della giuria alla Mostra del cinema. “Ma io non replico a questa signora”, dice Monicelli. “Anzi, non voglio averci niente a che fare. So che l’Anac, l’associazione degli autori, ha chiesto al ministro Buttiglione di rimuoverla dall’incarico: ma io non ero d’accordo. La signora dica quello che vuole. Io ora devo pensare al film”. L’inizio delle riprese è fissato per il 24 aprile, per nove settimane sul set, sempre e solo in Tunisia. Poi, forse, una grande “première” alla Festa del Cinema di Roma.

22 Marzo 2006

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