Kasia Smutniak: “Nel limbo il mio pensiero va a Parigi”

Presentato al Roma Fiction Fest il film tv Limbo, diretto da Lucio Pellegrini, storia di una donna soldato in missione di pace: la protagonista Kasia Smutniak premiata come miglior attrice


Proprio nelle ore che sono seguite ai drammatici attentati da Parigi, Kasia Smutniak ha ricevuto il Premio Roma Fiction Fest come Miglior attrice in una nuova serie tv per Limbo, dove interpreta una donna soldato. E così ha dichiarato nel ricevere il riconoscimentlo: “Nonostante il dolore di questi giorni tolga il fiato a tutti noi, sono emozionata di ricevere questo premio per un film che racconta il superamento di un trauma e il mio pensiero non può non andare a chi in queste ore si trova in un suo limbo dal quale dovrà trovare la forza di uscire”.                                                                                         

Storia per la televisione che nasce da un libro di Melania Mazzucco, che non firma però la sceneggiatura perché: “come scrittrice non mi sento di sceneggiare una storia a cui ho dedicato un romanzo”, dunque la scrittura cinematografica porta le firme di Laura Paolucci e Francesco PiccoloLimbo – che andrà in onda il 2 dicembre in prima serata su Raiuno – ha il punto di vista di una giovane donna, Emanuela Paris (Kasia Smutniak), a capo di un gruppo di uomini. All’inizio lei ha perso la memoria, rivive l’esperienza della missione, e questo succede per trasmettere allo spettatore la percezione di una quotidianità reale ma che, distante dai teatri dell’orrore, sembra non appartenerci; una complessità di emozioni vibra in un personaggio, quello di Emanuela, chiuso e introverso: simbolico è poi il grande sorriso finale, quasi imprevedibile, pieno di luce.

Il regista è Lucio Pellegrini che precisa: “La storia è un tentativo di tornare alla vita; l’ultima scena ci racconta l’accettazione, raggiunta con piccoli cambiamenti, quasi impercettibili, eppure significativi”, come puntualizza anche Tinni Andreatta, direttore di Rai Fiction, per cui c’è “una voluta complessità d’intreccio, non retorico sulla guerra, ma che riflette le scelte individuali, di responsabilità, senza portare le persone a voltare la faccia”, il tutto in equilibrio tra le due divergenti realtà raccontate – la guerra e il ritorno a casa -, in cui Kasia Smutniak – dice Pellegrini – “è stata molto precisa; vivace nella guerra, intensa nell’ambientazione romana”. L’attrice spiega: “Ho sentito molto vicino quel mondo di vivere, perché mi ha ricordato mia nonna, che era soldato, dunque per me quello era un lavoro normale”. L’interpretazione della Smutniak s’intreccia con quella dell’altro protagonista, Adriano Giannini (Mattia), una figura criptica per necessità narrativa, dai tratti romantico-melò, che porta in scena la sua dimensione di reduce e che spiega – con riferimento al rapporto tra Mattia ed Emanuela – come “le due persone si trovano per via di cicatrici simili” per lei nel corpo, per lui nell’animo. “Il mio personaggio – continua Giannini – porta ambiguità, ma la dinamica tra i due è possibile perché c’è un limbo comune in cui, reciprocamente, ci riconosciamo”. Il romanzo, dice Laura Paolucci, “avevo intenzione di leggerlo, ma il caso ha voluto che fosse proprio Francesco Piccolo, in una telefonata in tempi non sospetti rispetto al progetto, a suggerirmelo: dopo è iniziato il lavoro di adattamento, in cui abbiamo cercato di rispettare soprattutto i personaggi, facendo un lavoro più intenso sulla struttura”, essendo un libro di 400 pagine. “L’intreccio tra passato e presente – dice ancora la sceneggiatrice – è stato efficace nel racconto per il cinema”.

Nicole Bianchi
16 Novembre 2015

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