Julie Bertuccelli e Valentina Cervi: “Jane Campion ci ha aperto la strada”

L'attrice di Ritratto di signora e la regista di Jane Campion, la femme cinéma, presentato nella sezione FreeStyle, si sono confrontate sul cinema della regista neozelandese


Nel nome di un(a) nume tutelare chiamata Jane Campion, la regista Julie Bertuccelli e l’attrice Valentina Cervi si sono incontrate alla Festa del Cinema per condividere il loro bagaglio intellettuale ed emotivo legato alla cineasta, in una conversazione condotta da Emanuela Martini. La prima ha diretto il documentario Jane Campion, la femme cinéma – proiettato al Maxxi, sezione FreeStyle, subito prima dell’incontro – dopo aver approfondito vita e carriera della prima donna che ha vinto la Palma d’Oro a Cannes (primato mantenuto per quasi trent’anni). La seconda è stata Pansy Osmond, il lato ombra di Isabel Archer/Nicole Kidman in Ritratto di signora (1996).

“Jane non voleva essere intervistata – esordisce Bertuccelli, rievocando la genesi del suo documentario – perché non ne può più delle interviste e la capisco, perciò mi ha spinto a cercare materiale negli archivi. Questo mi ha permesso di vederla cambiare nel corso della sua carriera e della sua vita, di osservare coma la sua esistenza si è mescolata con i suoi film”. Realizzato senza talking heads (se non quella di qualche attore) che parlano di lei, il doc Jane Campion, la femme cinéma inizia con le immagini della réunion dei vincitori delle Palme d’Oro nel 2007: lei, unica donna in mezzo a oltre 30 uomini. “Il suo cinema ha sempre parlato di donne – commenta la regista – simbolicamente era impossibile non cominciare così. Jane è stata circondata da uomini anche prima, alla scuola di cinema, ma ha sempre avuto la forza di non essere come gli altri, la spinta a trovare il suo modo personale di fare cinema che corrisponde a segreti femminili e cose intime, la capacità di parlare di desiderio e sessualità dal punto di vista femminile”. Jane Campion, aggiunge Bertuccelli, “ha subito tanta critica maschilista del suo cinema, ma ci ha aperto la strada per sentirci libere di esprimerci”.

“Quando ho fatto il provino per Ritratti di signora – ricorda Cervi – ero un’attrice giovanissima che non aveva fatto nessun film, ma che era cresciuta con i suoi. Lei veniva dal trionfo di Lezioni di piano e io, sapendo di dovermi confrontare con lei, mi dissi: come posso trovare tutta la mia fragilità? Avevo le caviglie grosse, indossai delle calze bianche, le ballerine e una gonna, che mi fecero sentire il più fragile possibile. Lei vide qualcosa che la colpì”. L’attrice racconta poi un episodio che, dopo tanti anni, non ha dimenticato: “Alla prima di Ritratto di signora a Venezia, siccome non la vedevo da sei mesi, volevo salutarla, ma la sua assistente mi disse che non potevo perché stava meditando. Anni dopo le ho voluto chiedere cosa stesse effettivamente facendo e mi ha risposto: mi concentravo per cercare di non cadere nella trappola della ricerca del compiacimento altrui”.

Interrogate sulla situazione attuale delle registe, Bertuccelli rileva che “ora le donne sono più aiutate, prodotte e selezionate nei festival, ma arrivano quando il cinema è in crisi. È una cosa successa anche storicamente, a Hollywood, dove poi le donnse sono state messe da parte quando la situazione è migliorata”. Valentina Cervi sostiene invece che “le donne hanno una natura contenitiva, mentre un regista deve avere un animo da capo. È difficile che le donne possano prendere le redini, soprattutto se ci sono di mezzo molti soldi. Ma Jane Campion ha un’indole bossy”.

21 Ottobre 2022

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