Joe Wright: “Sono cresciuto con Ladri di biciclette”

Il regista londinese, alla Festa per presentare Cyrano, protagonista di un Incontro Ravvicinato,​s’è dichiarato innamorato del cinema italiano e dell’Italia


“Il primo film che ho visto al cinema è stato Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo: avrò avuto circa 6 anni e la scena più paurosa fu quella col purè di patate. Mi terrorizzava l’idea che anche un papà potesse perdere le staffe in quel modo e credo la mia carriera sia stata determinata anche dal senso di paura provato da spettatore. Non ricordo esattamente quando ho deciso di fare questo mestiere, perché c’è stata un’evoluzione: però, dopo aver visto quel film ho chiesto a mamma come si facessero. La mia carriera è il risultato di momenti ma c’è stata una svolta, nell’estate dei miei 15 anni, quando restai da solo a casa nel periodo delle vacanze e trovai le VHS di Taxi Driver e Blue Velvet, non forse allineati con la mia età, ma li considerai delle commedie”, con queste parole “si presenta” Joe Wright all’Incontro Ravvicinato che l’ha visto protagonista nella terza giornata della Festa del Cinema di Roma, in cui ha accompagnato in anteprima europea e in Selezione Ufficiale il suo Cyrano (leggi articolo). 

Wright, londinese classe ’72, non ha mancato di dichiarare a più riprese il suo amore per il cinema italiano e per l’Italia, sin dalla conferenza stampa del film, nella tarda mattinata, in cui ha affermato: “Ho una storia d’amore con il cinema italiano che dura da tantissimo, è il cinema più bello: mio padre mi ha fatto crescere con Ladri di biciclette, tra i contemporanei adoro Sorrentino. Nell’incontro pomeridiano – come di consueto moderato dal direttore artistico Antonio Monda -, Wright ha continuato la sua “dichiarazione d’amore”: “Amo l’Italia, la prima volta l’ho visitata da adulto, dopo Orgoglio e Pregiudizio, ho trascorso diverso tempo qui e scritto anche molte sceneggiature; tra i miei film prediletti ci sono quelli di Fellini e Visconti, o di Scorsese, italo-americano; mi piace pensare a questo mio ultimo film come un po’ italiano ma in inglese: dopo mesi di lockdown avevo una voglia matta di entrare in contatto con le persone e per l’ambientazione volevo un luogo di fantasia, volevo un po’ di libertà creativa rispetto alla Parigi di Rostand. Il luogo è particolarmente romantico e mi fu inoltre detto che a Noto si potessero mangiare i migliori cannoli della Sicilia”. 

Come consueto, l’Incontro s’è costruito intorno alla visione e al commento di tre sequenze filmiche, da opere dello stesso Joe Wright, così Espiazione (2007), adattamento dal romanzo di Ian McEwan: “Ho avuto il privilegio di lavorare con Mr. McEwan: sono cresciuto a Londra in un quartiere abbastanza tosto, ero dislessico e a scuola mi reputavano stupido e pigro, questo per dire che il mio amore per la Letteratura è arrivato tardi e il cinema era un modo per conoscerla. Sapevo d’avere molto da imparare e fare cinema è stato apprendere mettendomi ai piedi di grandi romanzieri. Lessi il romanzo e all’inizio pensavo fosse un libro nella tradizione britannica, poi improvvisamente mi è capitato di trovare la parola ‘figa’, che mi sconcertò, fu come un risveglio: capii, allora, che in realtà si trattava di un’opera moderna, che rifletteva sulla verità e sulla poca affidabilità di quella soggettiva”. 

Da Letteratura a Letteratura, con l’estratto della scena del ballo da Anna Karenina (2012), altro adattamento, tema che il regista commenta spiegando: “Il mio approccio è riferirmi a come il libro è stato appreso dalla mia mente: quindi sono fedele a questo. Ci sono tante versioni di un libro, quanti sono i lettori. La sceneggiatura nasce con Tom Stoppard, affrontata in maniera naturalista: poi, nel confronto con il budget, troppo esoso se avessimo seguito quella via, mi è venuta l’idea di girarlo come se si svolgesse in un teatro; non c’è stato bisogno di riscrivere: ho dato la mia interpretazione, come fosse l’interpretazione di un classico teatrale”. 

Infine, L’ora più buia (2017), con Gary Oldman nel ruolo di Winston Churchill, parte valsa un Premio Oscar come Miglior Attore. Wright, sempre per la sua storia d’amore con l’Italia, subito tiene a ricordare le premiate musiche del film, curate dall’italiano Dario Marianelli. “La scena del treno – di cui nell’Incontro viene mostrata la clip – è completamente inventata, ma è anche vero che c’è stato un giorno nella vita di Churchill in cui lui sparì e nessuno seppe cosa fece: tra l’altro, era solito visitare i quartieri in maniera non preannunciata per incontrare la gente, e aveva un rapporto personale con le persone comuni. Oldman è sempre stato la prima scelta: Gary, da londinese, era la scelta evidente; ho sempre avuto il desiderio di lavorare con lui e, avevo poco più di 20 anni, quando, invitato ad un’anteprima, mi fu presentato e gli fu detto che un giorno l’avrei diretto e avrebbe vinto l’Oscar: incredibile, accadde!”. 

Impossibile, prima dell’epilogo dell’Incontro, non tornare su Cyrano, che Joe Wright tiene a puntualizzare come: “È un film con canzoni: lo preciso perché gli italiani hanno un particolare rapporto col concetto di ‘musical’. Sono sempre stato affascinato dalla storia sin da ragazzino, vidi la versione con Depardieu, quel film mi fece capire come esista la possibilità dell’accettazione. Per il mio progetto, dapprima mi ha colpito l’interpretazione teatrale di Peter Dinklage (da cui è stato adattato il film), una versione molto moderna ma autentica del personaggio; e dico una cosa che non farà piacere ai registi, ma il successo di un film spesso non dipende tanto quanto vorremmo dalla capacità del regista ma dall’attore giusto, nel ruolo giusto, nel momento giusto: sono certo sia così per Peter nel ruolo di Cyrano”, che Wright celebra ulteriormente, nel compiere una riflessione sul proprio tipo di inquadratura preferita: “La mia prediletta è sempre sul volto umano, non panoramiche o piani sequenza, ma il primissimo piano, perché lì c’è sempre qualcosa di nobile e immortale”.  

16 Ottobre 2021

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