Isabella Rossellini ha trascorso qualche giorno a Roma: “Ho
approfittato del mio soggiorno romano e sono stata a trovare con mio fratello Renzo il sindaco Veltroni per parlare delle celebrazioni per il centenario della nascita di nostro padre Roberto, che cadrà l’anno prossimo”, racconta. “Il 2006 sarà anche il centenario della nascita di Luchino Visconti e noi, oltre ai restauri su diversi film compiuti nel
corso degli anni, vorremmo creare un archivio formato non solo dalle pellicole ma anche da copioni, foto e materiali vari di registi di prestigio, come è accaduto negli Stati Uniti alla Weslyan University di Middletown (Connecticut) dove nel museo nato per celebrare mia madre Ingrid Bergman si sono aggiunti col tempo i materiali relativi a cineasti del calibro di Capra, Kazan, Eastwood e Scorsese”, prosegue. “L’anno prossimo vorremmo organizzare a Roma un convegno internazionale e proiettare tutti i film di papà restaurati, non in ordine cronologico ma secondo un ordine storico: lui diceva di non considerarsi un artista ma un divulgatore e negli ultimi anni
aveva cercato di organizzare i suoi lavori in una sorta di enciclopedia con cui intendeva spaziare ad esempio da L’età del ferro a Gli Atti degli apostoli, Il Messia, L’età dei Medici e così via per arrivare solo a fine percorso a quelli più celebri del neorealismo”.
Come mai lavora poco in Italia?
Vivo da tempo a New York con i miei due figli e per seguirli cerco di privilegiare il lavoro che mi offrono lì. Ma leggo volentieri i copioni italiani e se mi piacciono cerco di organizzarmi per prendere parte al film. Avevo girato più di vent’anni fa Il prato dei Taviani e Il pap’occhio di Arbore, e un paio di anni fa ho recitato molto volentieri in Toscana ne Il cielo cade dei fratelli Frazzi.
E in America?
Lì oltre ad essere occupata nella cosmetica, lavoro in cinema, teatro e tv. Ma quando i miei figli andranno all’università conto di trascorrere in Italia periodi molto più lunghi, perché mi sentirò meno colpevole per le assenze prolungate: ho viaggiato tanto e continuerò a farlo, credo che morirò vagabonda…
Quali sono stati i suoi impegni più recenti?
Ho girato tra Santo Domingo e la Spagna La fiesta del chivo del peruviano Luis Llosa (un regista da tempo attivo anche a Hollywood dove ha diretto alcuni film d’azione di Stallone) che ha adattato per il cinema il romanzo di suo cugino, il celebre romanziere Mario Vargas Llosa. Il titolo vuol dire “La festa del caprone” e si riferisce al soprannome del dittatore dominicano Rafael Trujillo (Tomas Milian), ucciso nel 1969: credo che si tratti di una splendida analisi dei meccanismi del potere attraverso la storia di un militare crudele che potrebbe essere quella di un qualsiasi dittatore sanguinario tipo Saddam Hussein. Io interpreto la parte di Urania, un’avvocato che ritorna a Santo Domingo dopo 35 anni per incontrare suo padre gravemente ammalato, ex braccio destro di Trujillo e colpevolmente complice del capo-padrone che quando lei aveva solo 14 anni l’aveva violentata esercitando una sorta di “jus primae noctis”. Ultimamente ho recitato un breve ruolo accanto a Gwyneth Paltrow e Sigourney Weaver (siamo tre donne dell’alta società) anche nel film di Doug McGrath Every Word is True, un titolo giocato sulla doppia accezione di Tru, che era il nomignolo di Truman Capote. Conobbi l’eccentrico scrittore di A sangue freddo a New York tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 con Diane Vreeland e Andy Warhol: ero solo una ragazzina, ma mi sentivo sotto esame, squadrata da cima a fondo da quelle “tigri”… Infine ho finito da poco di girare la quarta serie di Alias, la popolare fiction interpretata da Jennifer Garner in cui continuo a recitare la parte della zia della protagonista, una donna cattivissima sorella di Sonia Braga e Lena Olin.
Che cosa le piacerebbe raccontare da regista o da scrittrice?
A volte penso che stia arrivando l’ora di andare in pensione, ma fino a quando me lo consentono non smetterò di lavorare. Mi viene difficile pensare alla regia di un film, servono tempi lunghi e concentrazione assoluta. Preferisco immaginare le cose che non ho potuto ancora fare come
vorrei… viaggiare a lungo in India o studiare gli animali, che ho sempre adorato. Ma ci sono storie personali e universali che non sono state ancora raccontate come meritano, penso ad esempio al fenomeno dell’adozione dei bambini, un’esperienza esaltante che vorrei descrivere un giorno
adeguatamente avendola vissuta in prima persona, adottando da single undici anni fa mio figlio Roberto. Non so se lo farò attraverso un libro, un film o la videoarte, ma sento che un giorno me ne occuperò da vicino.
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