In un libro di Luce Cinecittà Il sogno infinito di Pino Settanni

Scritto dalla giornalista con la Lorella Di Biase con la gallerista Monique Gregory, compagna di vita di Settanni


Quando, dopo essersi lasciati alle spalle la bellezza amara di via Veneto e aver attraversato le mura Aureliane di Porta Pinciana si entra dentro Villa Borghese, si viene accolti dalla gigantografia di Marcello Mastroianni che cammina su una spiaggia, con una grande sciarpa rossa. La foto ricopre quasi un intero lato della Casa del Cinema, ed è ormai un riferimento, un panorama caro a chiunque si sia trovato più di una volta a passare da lì. È una foto di Pino Settanni, una delle più riconoscibili, perché quella sciarpa rossa è la sua firma per eccellenza. C’era quindi un senso di circolarità ad accogliere tutte le persone accorse alla presentazione del libro Pino Settanni – Il sogno infinito Una biografia, edito da Archivio Luce Cinecittà e Marsilio Arte, scritto dalla giornalista Lorella Di Biase con Monique Gregory Settanni e presentato proprio alla Casa del Cinema.

Pino Settanni è stato un grande autore della fotografia italiana. Nato nel 1949 a Grottaglie, in provincia di Taranto, sembrava avere il destino segnato. A vent’anni aveva tuta e casco in mano: operaio all’Italsider di Taranto. Scoprì la fotografia e, come si dice in questi casi, se ne innamorò, iniziò a scattare e non smise più. Partì con i volti e gli scenari del sud povero dei primi anni Settanta, poi prese la proverbiale valigia e fece quello che andava fatto in quegli anni da chiunque avesse un’aspirazione artistica: si trasferì a Roma. A Roma fece un milione di incontri, due dei quali furono più decisivi degli altri: Renato Guttuso, del quale sarebbe diventato assistente per cinque anni e che gli avrebbe “insegnato tutto sul colore”, e poi la gallerista Monique Gregory, che diverrà sua compagna per tutta la vita. Il resto è storia, di più, è vita intensissima fatta di scatti,  incontri e pennellate. Settanni raggiungerà la notorietà anche popolare grazie ai ritratti delle star del cinema italiano, le ha fotografate tutte – tutte – e quasi sempre con la sua firma, la sciarpa rossa. Pino Settanni è stato questo, e molte altre vite, che Di Biase e Gregory Settanni hanno raccontato in Pino Settanni – Il sogno infinito.

La presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia, nella sala Cinecittà della Casa del Cinema, ha fatto gli onori di casa, spiegando la visione che guida questo progetto, nelle intenzioni primo di molti. “Insieme al direttore dell’Archivio Enrico Bufalini – ha esordito Sbarigia – siamo felici ed emozionati di inaugurare con questo libro la collana dei fondi dei grandi autori dell’Istituto Luce, che realizzeremo in collaborazione con Marsilio. Vorrei rivolgere un ringraziamento particolare a Monique Gregory Settanni, che ci ha scelto come interlocutori privilegiati. Abbiamo acquisito quasi settantamila scatti di Pino Settanni, oltre che dei meravigliosi schizzi preparatori per la sua celebre serie dei Tarocchi. Crediamo che Settanni sia stato un grandissimo fotografo in tutte le sue fasi, mi piace ricordare anche i suoi scatti al seguito dell’esercito italiano nelle zone di guerra, dall’ex Jugoslavia all’Afghanistan, dove ha per esempio documentato la condizione delle donne in quei contesti. Per noi è un privilegio disporre delle sue opere”.

La presentazione si è poi snodata tra la testimonianza lucida ma intrisa d’affetto di Domenico De Masi, sociologo e docente universitario, ma qui soprattutto nei panni di grande amico di Settanni. Nel suo ricordo, De Masi ha segnato alcune date fondamentali nella vita di Settanni. Ovviamente il 1949, anno di nascita, e il 2010, anno di morte, ma anche l’arrivo a Roma, nel 1973, l’incontro con la sofisticata gallerista Monique Gregory nel 1975 e poi quello col computer, nel 2000. Sì perché il rapporto col digitale dice molto su chi fosse Settanni: un fotografo vecchia scuola che non tentennava ad abbracciare il cambiamento. Non è mai stato ostile all’evoluzione tecnologica del mezzo, anzi, ha accolto da subito il digitale, usandolo per “contaminare” la fotografia con la sua altra grande passione: la pittura. È emerso fortemente nel corso della presentazione che se Settanni aveva una frustrazione, un irrisolto artistico, era proprio quello legato alla pittura.  Pino Settanni si sentiva un pittore, ed era tremendamente dispiaciuto di non avere questo riconoscimento. Le possibilità offerte dal digitale gli diedero modo di porre parziale recupero a questo vuoto. Fu così che nacque Mr PoP. Pino e Monique erano inquieti, come ha spiegato ironicamente De Masi, “per questo noi amici li chiamavamo due cuori e una caparra, perché avranno cambiato venti case, non appena ne acquistavano una erano pronti a versare la caparra per un’altra”.

“Non essere amici di Settanni era molto difficile – ha confermato Lorella De Biase – io purtroppo sono stata sua amica per un periodo limitato, circa cinque anni, prima della sua morte. In quella fase tutto sommato breve abbiamo vissuto un’amicizia molto intensa, Settanni era un uomo che dava molto nei rapporti umani, e molto richiedeva, forse è per questo che nella sua vita si è trovato spesso anche a interrompere dei rapporti di amicizia (fu così con Guttuso ndr). Il mio lavoro nella scrittura di questo libro, però, è stato facilitato anche da quelle persone che magari da anni non gli parlavano più, quelle con le quali era intercorso qualcosa che aveva interrotto i rapporti: tutti, comunque, lo ricordano con affetto, e tutti si sono spesi per ricordarlo, per aggiungere un qualcosa. Lo trovo un fatto significativo, che ci dice qualcosa in più su chi fosse Pino Settanni. Ricordo – ha continuato De Biase – la prima volta che sono entrata nel suo piccolissimo studio in via di Ripetta, che Lina Wertmüller aveva definito un antro delle meraviglie: mi sentii circondata dal bello. Racchiudere una vita in un libro non è facile, specialmente per uno come Settanni, che ha vissuto molte vite, e tutte intensamente, ma grazie anche all’aiuto fondamentale di Monique, credo che questo libro riesca a inquadrare una persona che ha vissuto di sogni. Il sogno infinito, sottotitolo del libro, non è casuale: se siamo qui a parlare di Pino è perché ha davvero inseguito il suo sogno”. 

06 Dicembre 2022

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