‘Grazie ragazzi’, il teatro come riscatto

La commedia di Riccardo Milani sarà in 450 sale dal 12 gennaio con Vision Distribution


“Aspetto l’ora d’aria, aspetto di mangiare, aspetto i colloqui, aspetto che viene sera, aspetto che viene giorno”. Come spiegano subito al loro insegnante di teatro, i detenuti del carcere di Velletri sono professionisti dell’attesa. E il loro nuovo formatore, appena entrato, titubante, tra le mura di un istituto penitenziario, non può far altro che pensare di trasformarli in attori mettendo in scena Aspettando Godot. In Grazie ragazzi, che Riccardo Milani ha realizzato a partire dal film francese Un triomphe (a sua volta ispirato alla storia vera di Jan Jonson, avvenuta a metà degli anni ’80 in Svezia) le tavole del palcoscenico sono un’occasione di riscatto per i cinque detenuti interpretati da Andrea Lattanzi, Giacomo Ferrara, Giorgio Montanini, Bogdan Iordachioiu e Vinicio Marchioni, ma anche per il loro regista, incarnato da Antonio Albanese. Si chiama Antonio Cerami e vivacchia – da solo – grazie al doppiaggio di film porno in una casa sulla ferrovia e sulla pista dell’aeroporto che nemmeno Dan Ackroyd in The Blues Brothers. Finché un suo vecchio amico (Fabrizio Bentivoglio), che possiede un ego smisurato e un teatro in cui mette in scena spettacoli di cui è immancabilmente protagonista, non gli passa un piccolo lavoro come insegnante di teatro in carcere. Per i cinque detenuti, e per lui stesso, sarà un percorso travolgente verso l’arte della recitazione mentre si riappropriano della loro dignità di persone, non più solo intrappolate dietro le sbarre o nei loro fallimenti.

“Non so mai ben definire i film che faccio – esordisce Riccardo Milani in conferenza stampa – non capisco fino in fondo da che parte vadano, se non da quella del pubblico. Io cerco di raccontare in chiave semplice temi o luoghi complicati, a volte ostili, come in questo caso. Non so se si possa chiamare commedia il veicolare questo tipo di cose verso un pubblico largo, ma sicuramente questo è un film che ha al centro l’umanità delle persone che racconta, che si tratti di detenuti, agenti di custodia o attori”. L’affiatamento dato dal lungo sodalizio tra il regista della serie Come un gatto in tangenziale e il suo protagonista Antonio Albanese è palpabile nelle immagini di Grazie ragazzi, così come nelle loro parole davanti ai cronisti. “La sorpresa del mio personaggio – dice Albanese – sta nell’incontro con la verità del teatro, che affronta con i suoi allievi attori. Una sorpresa che ho vissuto anch’io, perché fino ai 22-23 anni ero lontano anni luce dal teatro e dalla cultura, poi ci sono arrivato per caso e ne sono rimasto affascinato, ho iniziato a goderne e ho scoperto che mi stava educando. Può essere fondamentale – aggiunge – dare delle possibilità in carcere con la cultura, con cui si possono creare vortici positivi. Il film racconta anche questo, ma siamo arrivati al punto che alle ultime elezioni, che abbiamo subìto, la parola cultura non è mai stata detta una volta, da nessuno. E questo è vergognoso”.

Dopo il successo di Qui rido io di Mario Martone e de La stranezza di Roberto Andò, ecco dunque un’altra commedia di sostanza – prodotta da Palomar, Wildside e Vision Distribution – che porta sul grande schermo il teatro e lo rende popolare, accessibile a tutti. “Aspettando Godot è stato il primo spettacolo che ho messo in scena, al secondo anno di scuola recitazione – racconta Marchioni, che ha il ruolo del temibile Diego, piccolo boss dei detenuti – È stato bellissimo rimetterci le mani, anche perché questo è un film sugli ultimi, sui dimenticati, su quelle persone di cui ci si ricorda solo quando c’è un’evasione o un suicidio, mentre di alcune cose, come i diritti, bisognerebbe parlare sempre. E poi Grazie ragazzi mette insieme teatro e cinema, ed è quello che cerco di fare anch’io da 25 anni”. Nel passare la parola alla collega Sonia Bergamasco, Marchioni ricorda che è fresca vincitrice di un Premio Ubu (per Chi ha paura di Virginia Wolf?, NdR), “ma che purtroppo, in questo Paese, di queste cose non importa nulla a nessuno”.

Nel film di Milani l’attrice interpreta il ruolo di Laura, direttrice del carcere che cerca di cambiare le cose e diventa “complice” di Antonio nel cercare di portare i neo-attori addirittura in tournée. Colpisce come, nel racconto, alle donne spettino tutti i ruoli apicali nella giustizia (oltre alla direttrice dell’istituto, compaiono brevemente anche la magistrata e la ministra). Grazie ragazzi – che sarà al cinema dal 12 gennaio con Vision Distribution in 450 copie – è stato girato in veri istituti penitenziari (il carcere di Velletri e quello di Rebibbia) e in veri teatri in giro per l’Italia, passando per Amelia, Siena, Perugia e arrivando fino al Teatro Argentina di Roma: “È stata una tournée vera e propria – spiega Milani – Nel 2021 abbiamo percorso il Paese con il blindato della polizia penitenziaria e abbiamo visto tanti teatri che, per il Covid, erano in condizioni di difficoltà, a volte in stato di abbandono, in attesa di ricominciare. A volte abbiamo dovuto persino sistemarli. Tutto questo ha avuto un peso emotivo su di noi, rientrarci per girare è stato un po’ come ridar loro vita”.

Rispetto al film originale francese, adattato per la versione italiana dal regista con Michele Astori con l’obiettivo di renderlo “più popolare e più italiano”, Grazie ragazzi ha un finale diverso, che non sveleremo. Basti sapere che cerca la complessità, anziché facili strade consolatorie. “Soffro per il mio Paese in cui il senso di giustizia è schiacciato da un decennio – conclude Milani – Volevo mostrare cinque persone che tentano una strada alternativa, un riscatto, e anche che è necessaria la certezza della pena”.

09 Gennaio 2023

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