Gli Streamer alla ricerca del glocal

Essere ‘broad’, raggiungere il grande pubblico, ma anche con un occhio al locale: questo l’impegno dei maggiori streamer, da Netflix ad Amazon a Paramount, che si confrontano in un convegno al MAXXI


Si tiene al MAXXI, nel contesto della Festa del Cinema di Roma, il convegno a tema streamers e piattaforme, parte dei “Nove dialoghi sul futuro del cinema”, moderato da Laura Delle Colli, che vede coinvolti Tinny Andreatta, vicepresidente delle serie originali italiane Netflix, Marco Azzani, Country Manager Amazon Prime Video Italy e Jaime Ondarza, EVP & South EMEA Hub Leader di Paramount Global.

Andreatta sottolinea: “C’è una scelta di progetti e una visione più globale, noi cerchiamo l’innovazione, con la necessità di offrire a un pubblico sempre più competente e a portata rispetto all’audiovisivo, delle storie rilevanti, significative, che riescano a rendere lo spirito del nostro tempo, toccando qualcosa di rilevante per il pubblico stesso. Penso che stiamo attraversando un momento storico complesso e sfidante, è un momento di crisi e fragilità ma contemporaneamente è un momento di offerta molto ricca, con un cambiamento in atto, su cui l’attività non si è ancora stabilizzata. A maggior ragione dobbiamo rafforzare l’ascolto del presente. Ho sempre ritenuti che Netflix risponda a questa idea: dobbiamo trovare storie coreggiose che raccontino la realtà anche in maniera spiazzante, con la rottura di stereotipi, tabù e convenzioni. E’ il momento degli anti-eroi. Il tutto, naturalmente, con la complicità dei produttori. Tra cinema e serialità ci deve essere complicità, io credo molto nel pubblico, bisogna anche riuscire a guidarlo e a portarlo verso progetti ambiziosi. Ricordiamoci che grazie allo streaming i contenuti arrivano anche in luoghi e paesi dove non sarebbero mai arrivati”.

“Il nostro punto di partenza – dice Azzani – è diverso. Non partiamo come piattaforma ma come servizio hub di intrattenimento, con dei channels, dei prodotti in abbonamento e altri venduti con transazione. La membership di Prime offre, oltre a Prime Video, anche altri benefici. La nostra visione da tre quattro anni è di diventare sempre più rilevanti a livello locale, forse siamo un po’ più spinti dal punto di vista dell’investimento anche su talenti meno conosciuti. Lavoriamo anche su produzioni per young adult. Esploriamo il mondo della musica, dei giovani, del rap e della seconda generazione di migranti. L’approccio mentale è di aggiunta, non ‘aut aut’, mass-market ma in parallelo anche produzioni meno generaliste ma che sappiamo essere rilevanti per un pubblico nuovo, una nicchia che però diventa importante nell’economia generale dell’offerta a 360 gradi. E poi la comicità e l’action, che in Italia si fa ancora troppo poco”.

“Lo stesso vale per noi – commenta Ondarza – non ‘aut aut’ ma entrambe le cose. Cinema di grande qualità per il grande pubblico e prodotti più specifici. Abbiamo Il Padrino nella sua nuova versione, e abbiamo The Offer, ovvero la storia di come è nato Il Padrino, qui vediamo il DNA di quello che cerchiamo di fare. La nostra sfida non è quella di inseguire il pubblico ma offrire al pubblico qualcosa di nuovo e avere comunque successo. Con queste coordinate, anche per noi è importante riuscire a livello locale. Purché ciascuna delle cose che facciamo rappresenti una delle stelle che sta attorno alla montagna nel logo di Paramount. Questo è cinema: grandi storie che tocchino tutti nella loro rilevanza. Broad e multigenere, cinema, serie, contenuti per bambini, documentari, reality. Quelli di MTV, che il reality l’ha creato. Ogni contenuto deve essere ‘star’, toccare il cuore delle persone, che sia visto da più persone possibili. E dirò: lo streaming fa bene anche al cinema. Non vedo le barricate. Per noi è facile: Paramount, come Disney, è ovviamente legata al cinema. Ci siamo noi dietro al successo del nuovo Top Gun. Noi che il cinema ce lo abbiamo, ma anche Netflix e Amazon. Basti pensare a quanto è andato bene E’ stata la mano di Dio. C’è una filiera, c’è un sistema industriale con una grande crescita di storie raccontate, posti di lavoro, soldi che si generano. La sala non produce oggi lo stesso risultato. Se non ci fosse stato lo streaming sarebbe stato un tracollo. L’obiettivo è che il cinema italiano torni ad essere tra i più grandi del mondo, e lo si potrà fare anche grazie a questi investimenti, e alla possibilità per chi produce di avere una platea potenzialmente globale, e immediatamente attiva”.

Si parla infine anche di sale: “La parte hardware – dice Ondarza – è notevole. CI vuole una bella sala, come quella del Barberini, dove si guarda e si ascolta tutto in maniera eccellente. E poi c’è il palinsesto. In streaming la sfida è anche indirizzare lo spettatore. A volte si passa un’ora a scegliere un contenuto. Al cinema invece ci può essere chi ti fa da guida: qualcuno che faccia la scelta per te. Oggi le persone sono tornate ovunque: al ristorante, a teatro, ma non al cinema. Qualcuno di esperienza che indirizzi è sempre gradito. La sala può inoltre fare da elemento di marketing. Pensiamo alla provincia. Chi vede il film in sala poi liturgicamente diffonde il verbo e porta spettatori anche alla piattaforme. Ben vengano le finestre, purché siano opportunità e non gabbie”.

Chiude con un saluto Francesco Rutelli, presidente ANICA: “Sarà utile – dice – in una fase successiva, incrociare i frutti di questi dialoghi. Un’espressione così corale sull’industria, la creatività, il prodotto e il pubblico non era semplice. Hanno parlato tutti i protagonisti, tenteremo di proporre la confluenza di quanto ci siamo detti nel modo migliore, anche per proporla al nuovo governo”.

20 Ottobre 2022

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