Giulio Greco: “La sessualità è ancora un tabù, questa serie può aiutare a rompere le barriere”

In 'Supersex', dal 6 marzo su Netflix, il 32enne interpreta Christoph Clark, attore pornografico rivale di Rocco Siffredi


“Questa è una serie stimolante e non giudicante, che parla di sessualità in maniera libera. Un argomento ancora oggi tabù. Ma progetti come questo possono anche aiutare ad aprire le menti”. Di rientro dall’ultima Berlinale dove c’è stata l’anteprima mondiale di Supersex, Giulio Greco racconta a CinecittàNews l’esperienza in questa serie targata Netflix, dal 6 marzo in esclusiva sulla piattaforma.

I sette episodi, scritti da Francesca Manieri, diretti da Matteo Rovere, Francesco Carrozzini e Francesca Mazzoleni, sono incentrati sulla vita di Rocco Siffredi (interpretato da adulto da Alessandro Borghi). Nella serie l’attore 32enne, nato a Milano, belga da parte di madre e italo/tedesco da parte di padre, veste i panni di Christoph Clark, protégé di Gabriel Pontello, che subisce l’arrivo, e la rapida ascesa nel mondo pornografico di Siffredi, al punto da cercare di ostacolarlo.

Giulio, come hai approcciato al personaggio di Christoph?

È un po’ l’antagonista esterno di questa storia. Intralcia Rocco, prova gelosia e odio nei suoi confronti, ma in qualche modo anche ammirazione. Approcciarmi a personaggi come questo, così distanti da me, che hanno delle ombre, è stato davvero interessante. Ruoli così ti possono aiutare a scoprire lati del tuo carattere che nella vita di tutti i giorni non riusciresti a vedere. Questo è il bello di fare l’attore. In questo caso sono entrato nel corpo di un personaggio che non è fatto solo di carne e fisicità. A lui piaceva essere bello, giusto, alla moda, avanti in tutti i sensi ed è stato interessante costruirne questo aspetto anche ai fini della narrazione. Poi mi sono misurato con la lingua francese, che parlo già, giocando anche su un italiano dall’accento d’oltralpe.

Hai avuto modo di conoscere il vero Christoph?

C’è stata l’occasione un giorno sul set. Abbiamo chiacchierato un po’. Generosamente mi ha raccontato molto della sua vita ed è stato importante per la realizzazione del mio personaggio. Naturalmente avevo già fatto delle ricerche su di lui, oltre a basarmi su una sceneggiatura che ho trovato davvero incredibile.

Supersex affronta il tema della sessualità in maniera molto aperta.

L’ho trovato un progetto inedito e stimolante, che può aiutare anche a rompere le barriere. È una serie non giudicante, aperta all’accettazione e alla curiosità. Io mi ritengo fortunato dal punto di vista sessuale. Ho avuto una famiglia aperta e libera di pensiero. La sessualità non è mai stato un limite, mentre ci sono molte persone che la vivono ancora come un tabù. Questa serie può aiutare a uscire fuori dagli schemi. E sul set ho visto molte persone felici di essere libere.

Quando hai scelto di fare questo mestiere?

Mia madre da giovane faceva l’attrice. Scorre nel mio dna questa passione per la recitazione. Da piccolo ho iniziato a fare delle pubblicità. Sono stato il piccolo biondino di uno spot di una nota azienda per abbigliamento e accessori per bambini. Da ragazzino costringevo gli amici a fare degli spettacoli. Poi durante l’università ho iniziato dei corsi di teatro, e da lì è partito tutto seriamente. Ho studiato a Parigi e Los Angeles. E tra alti e bassi, sono ancorato al desiderio di fare questo lavoro ancora oggi.

La tua famiglia ti ha sostenuto in questa scelta?

All’inizio i miei genitori non mi hanno molto appoggiato, sarà che mia madre conosceva l’ambiente e i suoi rischi. Quando ho fatto il primo spettacolo a teatro e mi è venuta a vedere, sceso dal palco mi ha abbracciato, dicendomi: “Scusami, mi sono sbagliata, devi fare questo lavoro”. Aveva visto la passione e la dedizione che mettevo in questo mestiere. Continuo a essere curioso di imparare, mettermi in gioco e rischiare. 

Possiamo dirlo che fare l’attore può un mestiere complicato?

Assolutamente. Può capitare durante il percorso di affrontare momenti duri, ma non bisogna buttarsi giù. Non frequento molto il mondo dello spettacolo dunque non sento la competitività con i colleghi. Non sono uno che sgomita per accaparrarmi un ruolo. Non è il mio modo di essere. Sono felice dei progetti che ho fatto e che verranno. Ho un’agenzia in Francia che mi segue, una anche in America. Cerco di aprirmi porte diverse anche a livello internazionale. Ma questo mestiere non deve diventare una malattia.

Sei già tornato sul set?

Sto lavorando da alcuni mesi a un progetto per Sky. Ma ho tante porte aperte. Io canto e sto preparando anche un progetto musicale. Ho una piccola casa editrice da più di dieci anni, con una visione e poetica assai particolare. Mi sto interessando anche alla scrittura e alla regia.

Passare dall’altra parte della macchina della presa è più una sfida o un rischio?

Non lo vedo come un rischio. È una visione italiana pensare che si possa fare una cosa e l’altra no. Naturalmente bisogna sperimentare cose che uno sente vicino a sé, con grande onestà. Non credo si possa essere Nolan, DiCaprio e Lady Gaga allo stesso tempo, ma è giusto provare. Tutta la vita è una palestra che ti porta ad avere uno sguardo più completo. E girare un corto, o un film, potrebbe aiutarmi anche a guardare con occhi diversi il mestiere dell’attore.

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03 Marzo 2024

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