‘Girasoli’, per Catrinel Marlon debutto da regista tra innocenza e malattia mentale

Il TFF 2023 ospita l’opera prima della sua madrina: ispirata a una storia vera, che tocca il biografico; negli Anni ’60, l’amore sfidante tra due fanciulle, dentro un ospedale psichiatrico: con Gaia Gerace, Monica Guerritore, Mariarosa Mingione e Pietro Ragusa


TORINO – C’è il sentimento assoluto, l’amore, e c’è l’epoca, gli Anni ’60. C’è il grande mistero della mente, qui nell’universo di un ospedale psichiatrico, e c’è la verità di una storia, che tocca il biografico, quello di Catrinel Marlon, attrice e madrina del TFF 2023, che ospita il suo debutto alla regia: Girasoli, scritto da lei stessa con Francesca Nozzolillo e Heidrun Schleef.

“La pandemia ha suscitato in noi qualcosa per cui… io durante il lockdown ho pensato a dedicarmi a una nuova strada: avevo deciso di dedicarmi a qualcosa che mi portasse a essere vicina alla famiglia, la cosa più importante per me. Ho riflettuto sul rimanere in un ambito artistico: così ho detto ‘mi metto a studiare regia’, non pensando però al cinema, più alla moda, dove ho lavorato oltre 20 anni. È successo che abbia trovato soddisfazione e curiosità e abbia così pensato a una forma un po’ più grande della pubblicità, il cortometraggio, con il tema – avvincente, per me – della malattia mentale. Ma era troppo bella questa storia per essere circoscritta al corto, che – si sa – ha vita breve, non esce al cinema, per cui l’ho conservata, per poter un giorno farne un lungometraggio. Girasoli è la sintesi di due esperienze molto forti della mia vita, che mi hanno insegnato e segnato: la mia permanenza al Settimanale, una specie di orfanotrofio; cioè, i genitori erano esistenti ma venivi lasciato lì quando la famiglia passava difficili condizioni economiche, e io lì ho vissuto i primi tre anni di vita; e il manicomio rumeno, l’ospedale psichiatrico, vissuto da mia zia, impazzita improvvisamente dopo la morte del padre, mio nonno. Io quel posto l’ho vissuto anche perché ero l’unica della famiglia accettata da lei; andavo volentieri a trovarla, cercando di guardare quel luogo non come un posto di disagio, ma vedendone il lato buono: ascoltare le loro storie, portare loro di nascosto qualcosa di dolce, significava avere in cambio sorrisi e racconti”, spiega Marlon.

Nel film, il mondo di Lucia – Gaia Girace, al suo debutto sul grande schermo – quindicenne affetta da schizofrenia, orfana di papà – “e da allora tutto è cambiato, ha iniziato a sentire le voci”, incontra quello di Anna, Mariarosaria Mingione, giovane infermiera che prende servizio nel reparto minorile di un manicomio, dove abitano la quotidianità pratica e la bolla densa delle emozioni anche per la dottoressa Marie D’Amico, interpretata da Monica Guerritore che “…fosse per me abolirei tutti i manicomi”, e il severo collega, “psichiatra avanguardista”, Oreste Gentile, Pietro Ragusa, impegnati anche nel confronto-scontro sulle cure sperimentali: come scrive Lucia a Anna, è “…in questa gabbia piena di grida e di silenzi” che l’affettività cresce, ponendole di fronte al sentimento e alla necessità di una decisione.

Per Gaia Girace è stato “un lavoro che mi ha dato la possibilità di toccare un argomento delicato, che mi ha sempre colpita. È stato un ruolo difficile ma stimolante: ho preparato il ruolo con la coach Daniela Tosco, ispirandomi agli studi delle tarantolate; oltre a studiare film ispiranti, come Ragazze interrotte. È stata una questione di equilibri”.

“Lavorare con i bambini è difficile ma al contempo facile”, continua Marlon. “Erano come macchine da assecondare: alcuni erano al primo film e altri solo figurazioni, ma ci hanno trasmesso l’innocenza; io avevo deciso di raccontare la storia dentro il manicomio, con storie di bambini recuperabili, così che fosse più facile spiegare loro come comportarsi. Nella ricerca per il film, abbiamo trovato una lettera d’amore di due ragazzine, del 1888: interessante era collocare la storia negli Anni ‘60, potendo così lavorare con i bambini, che era il mio desiderio, portando l‘innocenza e la malattia mentale. Eravamo all’ex Ospedale Forlanini di Roma a girare, sottoterra, era freddissimo: il primo giorno è successo il panico, perché i bambini, con i piedi nudi e freddi, hanno cominciato a piangere e volevano essere portati via, però poi sono tornati il secondo giorno e s’è creata una complicità, per cui è stato difficile lasciarci, sono scesi fiumi di lacrime”.

E se su un fronte Catrinel Marlon ha dovuto confrontarsi con i bambini, dall’altro c’era, appunto, Monica Guerritore: “un’attrice con la A maiuscola mentre io sono una principiante, ma sapevo dove andare a parare. Ci siamo confrontate a volte sul set, perché lei proponeva una sua visione, che io non ero certa fosse sbagliata, così la lasciavo provare, indirizzandola poi verso la via che interessava a me. Mi ha lasciato un messaggio vocale qualche giorno fa, in cui mi ringraziava per il ruolo e per come abbia portato il film alla fine”. Per la sua regista, Girasoli “è un film con temi subliminali e che vuole indicare la forza dell’amore”.

Prodotto da Massimiliano Di Lodovico per Masi Film con Rai Cinema, con Mobra Film e Gapbusters, in associazione con Lumina MGR, Girasoli è una co-produzione Italia, Belgio, Romania. Il film è distribuito da Masi Film in collaborazione con Pathos Distribution.

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25 Novembre 2023

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