Giovanni Spagnoletti


Per la seconda volta si tiene a Roma, fino al 9 aprile 2001, il Festival del cinema tedesco organizzato dall’Export Union di Monaco, con una scelta di film inediti in Italia e in cerca, per la maggior parte, di una distribuzione nel nostro Paese. Presiede la giuria, composta da Michele Anselmi, Beppe Attene e Roberta Manfredi, un appassionato studioso di cinema tedesco come Giovanni Spagnoletti.
Parlando con lui, si rafforza la sensazione che il cinema italiano e quello tedesco ultimamente si guardino come in uno specchio. Una somiglianza che, spiega Spagnoletti, ha radici profonde: “Cinema tedesco e cinema italiano hanno vissuto delle vicende produttive simili. Nel decennio precedente, i film che hanno polarizzato l’opinione pubblica sono state delle commedie, sia in Germania sia in Italia. C’è stato un fenomeno di ricambio generazionale per cui il cinema d’autore, in entrambi i Paesi, è stato messo da parte”.

E adesso cosa sta succedendo?
Spero di non essere un cattivo profeta se dico che sia in Germania sia in Italia le cose stanno cambiando. Il merito va a una schiera di nuovi registi che nei loro film cercano di coniugare creatività e attenzione al pubblico.
Come poi abbiamo cercato di fare anche noi nel mettere insieme il programma di questo festival, che dopo Roma, grazie all’ospitalità del Goethe Institut, andrà a Milano, Napoli e Palermo.

Insomma, il cinema italiano e quello tedesco sono tornati “in Europa”?
Sicuramente tutte le cinematografie europee si stanno avviando sulla stessa strada: anche il cinema francese percorre lo stesso cammino. Francesi e tedeschi, però, a differenza degli italiani, hanno una forte attenzione al métissage, alla contaminazione, alla multietnicità. Il che significa registi stranieri che fanno film francesi, o tedeschi, come il turco Faith Akin o il greco Filippos Tsitos, che sono qui con le loro opere.
In Italia abbiamo solo Ferzan Ozpetek, che però – e in qualche modo il cerchio si chiude – ha rappresentato l’Italia alla Berlinale 2001.

L’Italia va a Berlino con 9 film e il cinema tedesco gira per l’Italia. Ma il pubblico, lo sa?
Viviamo uno strano momento di contraddizione. Tra pochi mesi in Europa pagheremo tutti con la stessa moneta, ma le cinematografie nazionali appaiono ancora molto chiuse in se stesse e non circolano all’interno dell’Unione. Per questo è importante sostenere iniziative come questo festival, che vanno in direzione di un’integrazione che non è solo culturale ma politica.

04 Aprile 2001

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