Genovese e Capotondi per la salvezza dei mari

Il regista e l'attrice sono i primi nomi a prendere parte al progetto One Ocean Film Unit, che attraverso dei corti cercherà di raccontare le gravissime condizioni in cui versano i nostri mari


VENEZIA – Che il cinema sia in prima linea per salvaguardare la salute del nostro pianeta è ormai un fatto noto. A testimoniarlo, fortunatamente, sono i tanti artisti (attori, registi, personaggi di spettacolo) che da anni si sono messi al servizio della causa, fondando associazioni, operando attivamente attraverso di esse e aiutando, grazie alla visibilità data dal mestiere, a sensibilizzare le persone su questo tema. A Hollywood non si risparmia Leonardo di Caprio, uno dei più impegnati nella difesa dell’ambiente, che già nel 1998 aveva fondato, a tutela della terra e dei suoi abitanti, la Leonardo Di Caprio Foundation; così come molto attive sono Emma Watson e Anne Hathaway, da tempo entrambe in prima linea nella battaglia per la moda sostenibile. L’elenco dei famosi che hanno abbracciato la problematica ambientale si allunga poi se parliamo della Sea Shepherd Conservation Society, nata con l’obiettivo di fermare le attività illegali in mare aperto, che annovera fra i suoi testimonial e donatori più attivi Pierce Brosnan, Christian Bale, Daryl Hannah e Sean Penn.

Accanto a loro, da oggi, a battersi per un mare meno inquinato ci sarà, in Italia, anche la One Ocean Film Unit, un’iniziativa nata grazie alla One Ocean Foundation – associazione che si propone di informare il grande pubblico sulle problematiche marine causate appunto dall’inquinamento –  e che proprio attraverso la realizzazione di una serie di cortometraggi cercherà di raccontare le gravissime condizioni in cui versano i nostri mari. La One Ocean Film Unit è stata presentata oggi ufficialmente alla Mostra del Cinema di Venezia.

Paolo Genovese e Cristiana Capotondi, i primi nomi di “un gruppo che speriamo possa diventare sempre più grande”, dichiara l’attrice, sono stati protagonisti del primo ciak; un ciak simbolico a bordo dell’Adria, un piccolo cutter in legno timonato per l’occasione dall’ex skipper del Moro di Venezia Paul Cayard, che si è concluso con un “Blue Carpet” ecologico a palazzo Gritti.  “Siamo fieri di far parte di questo movimento – dice la Capotondi. Il cinema è emotività, sentimento e proprio per questo ci è sembrato il mezzo perfetto per smuovere le coscienze delle persone. Quella ambientale è ormai diventata un’emergenza che non si può non affrontare. Il rischio è quello che determinate problematiche diventino irreversibili”.

Le fa eco Genovese: “Quando Cristiana mi ha chiesto di far parte di One Ocean Film Unit ho accettato subito con grande entusiasmo. Sono un velista. Il mare, prima ancora del cinema, è stato il mio primo amore. Credo che sia arrivato il momento di impegnarsi sul serio per cercare di porre rimedio ai disastri e agli scempi commessi dall’uomo. Siamo ancora in tempo. Il cinema può fare molto, soprattutto può mostrare, far riflettere, arrivare al cuore della gente.

Ed è questa la mission dei corti a cui abbiamo cominciato a lavorare. Il primo lo girerò io. È la storia di un gruppo di donne, molto diverse fra loro, ma unite dalla tragica esperienza della malattia. Proprio questa esperienza darà vita a quella collettiva legata al mare”. Il film firmato da Genovese è già pronto per essere girato ma, come sottolinea lo stesso regista “il cast è ancora tutto da decidere, anche se ovviamente Cristiana Capotondi, sarà una delle interpreti”. Stessa cosa vale per i corti che seguiranno, progetti per cui si stanno ancora individuando registi e collaboratori. “L’idea di partenza – spiega Genovese – è quella di girare cinque film, ma niente ci impedisce, se come speriamo le presenze nell’associazione cresceranno, di realizzarne anche di più. Poi dovremmo occuparci di mostrarli. Non sarà facile, perché in Italia i cortometraggi non hanno distribuzione. Per ognuno di essi ovviamente faremo un ragionamento ad hoc, ma in generale cercheremo di legarli a qualche film che esce in sala, di trovare degli spazi in televisione, e di veicolarli anche attraverso i social, probabilmente la vetrina più giusta, attualmente, per ottenere la massima visibilità”.

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04 Settembre 2018

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