Gabriele Salvatores


Per ora non ha un titolo, ma siccome la versione definitiva non sarà pronta prima dell’autunno, francamente il problema di come chiamarlo non è il primo pensiero di Osvaldo Verri, Guido Lazzaroni e gli altri film makers di “Videomanifesto” che in questi giorni vivono da reclusi in moviola, alle prese con oltre venti ore di girato. Si tratta del film collettivo sulle giornate di Genova che sarà presentato – in un primo e grezzo montaggio – nella giornata conclusiva del Festival di Locarno, il 12 agosto.
All’elaborazione del progetto e alle sue ragioni è molto legato anche Gabriele Salvatores (certamente l’autore più noto tra quanti firmano il Videomanifesto) che però per ragioni strettamente personali all’ultimo minuto non ha potuto andare a Genova e girare personalmente la sua parte di film.
“Ho vissuto quei giorni attaccato alla radio e in perenne contatto telefonico con molti degli amici che stavano nei cortei e tra gli scontri – racconta oggi il regista di Denti – e se non sembrasse un paradosso ai confini del cinismo potrei dire che era come sentire Tutto il calcio minuto per minuto, senza poter dividere le proprie emozioni con la squadra del cuore. Tengo molto al progetto del Videomanifesto ma non voglio proprio vampirizzarlo con la mia presenza. Oltretutto sto lavorando alla preparazione del mio nuovo film (inizio delle riprese il 3 settembre a Fortaleza, in Spagna) e quindi non riesco a visionare da subito tutto il materiale. Farò però la mia parte e monterò al più presto un mio ‘diario’ di circa dieci minuti, usando le immagini degli altri, che andranno così a far parte della versione definitiva. Perché lo facciamo? Per mettere a disposizione un materiale di controinformazione, per contribuire con un frammento di verità e qualche emozione in più a un evento che comunque segna le nostre coscienze, che dà voce alle nostre idee”.

Com’è nata l’idea di questo film collettivo?
Fin dal primo momento con alcuni amici come Verri e Lazzaroni abbiamo sentito l’esigenza di essere e testimoniare usando i ferri del nostro mestiere in modo diverso, stando dentro la pancia di un movimento che ha mille anime, che si compatta e si trova d’accordo su alcuni punti e di divide drammaticamente su altri, che mette fianco a fianco speranze, idee, motivazioni anche diversissime. L’idea era di assemblare brevi storie, cronache, punti di vista, ciascuno della durata di circa dieci minuti. Del proprio materiale ognuno era e sarà responsabile in prima persona, sicché non è detto che io sia d’accordo con tutti gli altri punti di vista, e viceversa. Abbiamo trovato un buon numero di telecamere digitali e le abbiamo distribuite a giovani film makers, ragazzi con una certa familiarità con il mezzo tecnico, colleghi e amici che condividevano i presupposti comuni. Volevamo cercare emozioni, mostrare storie, provare a capire e non era certo in preventivo tutto quello che poi è accaduto.

E adesso? Troveremo nuovi inediti, magari un filmato rivelatore nel materiale che avete girato?
Credo proprio di no, perché non cercavamo questo. Avevamo le immagini degli scontri davanti al carcere di Marassi e le abbiamo messe a disposizione del Tg3; abbiamo (anzi, hanno) girato tantissimo e tutto il nostro repertorio è ovviamente a disposizione, anche del film del cinema italiano a cui stanno lavorando tanti colleghi coordinati da Citto Maselli. Ma non è certo il sensazionalismo, l’effetto cruento quello che ci ha motivato e che cerchiamo di ritrovare adesso. Del resto fra i nostri registi ci sono ragazzi che alla prima carica di polizia si sono paralizzati e non hanno più girato un’immagine; ci sono i racconti di ragazzi del movimento che per girare con noi sono venuti dalla Spagna, dalla Francia, dalla Palestina. Insomma, un progetto proprio diverso nelle intenzioni e quindi anche nei risultati.

Ha accennato al film dei registi italiani. Si è sentito con Maselli e gli altri?
Citto mi ha telefonato qualche giorno prima delle manifestazioni chiedendomi di far parte di quel lavoro collettivo. Gli ho spiegato che da un po’ stavamo lavorando all’idea del Videomanifesto. Siamo rimasti d’accordo di verificare nei fatti cosa del nostro materiale poteva essere loro utile. Poi purtroppo io a Genova non ci sono potuto andare, ma l’impegno resta immutato.

Avete lavorato con ragazzi che venivano da altre nazioni. C’erano anche registi conosciuti?
Ciascuno di noi si è attivato con le proprie conoscenze: c’è il collettivo cinema di San Vittore (di cui si ricorda il bellissimo “Campocorto” di due anni fa) e c’è un collettivo cinema spagnolo. Io avevo parlato con Manu Chao e avevo coinvolto Ken Loach, che però aveva seri problemi con il nuovo film. Ma di fondo l’idea nuova era di mettere le telecamere nelle mani dei ragazzi che del movimento antiglobalizzazione vivono le idealità, le contraddizioni, le differenze. Pensa che alcuni sono partiti per Genova in anticipo e hanno raccontato solo il punto di vista della città alla vigilia; altri stavano invece fra le tute bianche e hanno vissuto l’esperienza dei cortei, altri ancora stavano sulla strada, tra l’arrivo a Genova e il dopo. E’ proprio questo insieme di emozioni che vorremmo provare a mostrare, a testimoniare e lo faremo con lo spirito che ci ha animati prima di cominciare. Far vedere per far capire, per emozionare, perché i giorni di Genova restino vivi nelle loro complessità, fuori dalle semplificazioni inevitabili della cronaca dei media.

A Locarno, probabilmente, il Videomanifesto di Osvaldo Verri e compagni non sarà l’unico documento legato ai giorni del G8. Irene Bignardi è in contatto con altri film makers e si aspettano sorprese.

autore
02 Agosto 2001

Interviste

Ti West
Interviste

Ti West: “in ‘MaXXXine’, gli anni ’80 che nessuno vuole mostrare”

Con MaXXXine, in sala con Lucky Red, Ti West conclude la trilogia iniziata con X: A Sexy Horror Story e proseguita con Pearl, confermandosi una delle voci più originali del cinema di genere dell’era Covid e post-Covid

play
Interviste

Trincia: “ognuno di noi ha sentito vicinanza con questo caso”

Dove nessuno guarda. Il caso Elisa Claps - La serie ripercorre in 4 episodi una delle più incredibili storie di cronaca italiane: il 13 e 14 novembre su Sky TG24, Sky Crime e Sky Documentaries.

play
Interviste

Luchetti: “ho voluto raccontare Carla anche come donna politica”

Codice Carla mostra come Carla Fracci (1936-2021) fosse molto più di una ballerina famosa.

Interviste

Marco Valerio Gallo: come ti disegno ‘Freaks Out’

Il disegnatore, illustratore e docente presso la Scuola Romana dei Fumetti ci racconta come ha lavorato sugli storyboard dell'ultimo successo di Gabriele Mainetti


Ultimi aggiornamenti