GABRIELE SALVATORES


Amnèsia, a Ibiza, è una megadiscoteca “grande come un supermercato, dove trovi gente di ogni tipo, a qualsiasi ora del giorno e della notte”. Amnèsia è anche il titolo del nuovo film di Gabriele Salvatores: i ragazzi di Marrakesh Express vent’anni dopo, un viaggio che non è una fuga ma la scoperta di quello che, gratta gratta, sta dietro alla società dell’apparenza, dei consumi forsennati, dell’amnesia collettiva per le cose più importanti (vedi la nostra intervista sui fatti di Genova. “L’11 settembre, primo giorno di riprese, quando ci hanno detto che Bush era salito sull’Air Force One, non ci volevamo credere… poi abbiamo capito che era importante andare avanti e alimentare una speranza”.
E’ arrivato fino a Courmayeur, ospite d’onore del Noir che già gli portò fortuna ai tempi di Nirvana, insieme ai suoi attori e al produttore Maurizio Totti, per raccontarci il film che viene dopo Denti e prima di Non ho paura da Ammaniti. In mezzo c’è la delusione per il costosissimo Cromosoma Calcutta, che non si può fare senza gli americani ma che gli americani vogliono fare banalizzando lo straordinario romanzo di Amitav Ghosh. Per uscirne Gabriele, che ha ormai compiuto cinquant’anni, anche se sembra incredibile, si è immerso nel “laboratorio musicale e antropologico di quest’isola postatomica”, ha raccolto storie vere che gli hanno raccontato in quel luna park dove si sperimentano sostanze, sesso e comportamenti.
Ne ha scelte tre da intersecare tornando sempre al punto di partenza: quella del porno regista (Abatantuono) che la figlia adolescente (Martina Stella) crede industriale dei tessuti; quella del proprietario di un baretto sulla spiaggia (Rubini) che aspira a comprarsi una bella casa; quella del capo della polizia (Juango Puigcorbé) e di suo figlio in lite perenne. Ventotto attori e un costo di 11 miliardi in coproduzione con la Spagna, un’uscita a fine febbraio con Medusa.

Cosa succede ai personaggi di “Mediterraneo” con vent’anni di più addosso?
Ho provato a immaginarli, senza nostalgia ma con un minimo di amarezza. Hanno qualche cicatrice, hanno passato la linea d’ombra conradiana, hanno fatto i conti con la vita. Quindi, se non avessi fatto Denti o Nirvana, non sarei tornato in mezzo al Mediterraneo con qualche questione morale da risolvere.

Rispetto a “Nirvana” – o ancor più a “Cromosoma Calcutta” – questo film ha dimensioni meno eclatanti.
Niente effetti speciali, certo, ma c’è un grande lavoro di scrittura drammaturgica. Ci sono tre storie contemporanee raccontate una dopo l’altra ed è il pubblico che deve fare il montaggio. Uno stile interattivo che avevo già sperimentato in teatro.

Dal backstage che ci hai fatto vedere qui a Courmayeur abbiamo scoperto che “Amnèsia” è innanzitutto un giallo con qualche cadavere.
Direi una black comedy… il giallo mi attira molto, è la cosa che mi piace di più in assoluto. Così qui c’è ottimismo ma anche quattro morti e una valigetta con quattro chili di coca o un gangster che viene dall’Inghilterra.

Perché il porno?
Perché a volte facciamo cose che ci sembrano porno e invece dovremmo vergognarci di ben altro. E poi perché è una storia che è capitata davvero.

Nel film ci sono parecchi attori spagnoli, tra cui la Agrado di Almodóvar, Antonia San Juan. Come hai amalgamato il cast?
Non ha più senso parlare di cinema italiano, spagnolo, francese… le scuole di recitazione sono molto vicine e anche la lingua che si parla a Ibiza è un misto di spagnolo e italiano… anzi, spero di riuscire a distribuire qualche copia in originale

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11 Dicembre 2001

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