Federica De Benedittis non è stata una bambina che sognava di fare l’attrice. Da piccola avrebbe voluto diventare una pattinatrice, studiando per anni questo sport a livello agonistico. Poi è passata alla danza e a 20 anni nel corso di uno spettacolo in cui doveva solo ballare ha scoperto cosa volesse dire recitare. A 21 è entrata all’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico e così è iniziato tutto. Oggi a 33 anni, l’attrice romana considera ancora magico questo mondo. Tra i protagonisti dell’ultima commedia corale di Sergio Assisi Il mio regno per una farfalla, ha da poco finito di girare a Senigallia la serie di Mediaset in dodici episodi Alex Bravo-Un poliziotto a modo suo, crime comedy dove recita al fianco di Marco Bocci.
Federica, com’è andata nel film di Assisi?
Sergio è un mattatore. Ha scritto, diretto e interpretato una commedia che sognava di fare da tanto tempo, ed è stato bello condividere questo suo desiderio insieme agli altri attori.
Tu sei Anna, un’entomologa ricercatrice che approda a Ischia alla ricerca di una rara farfalla, ma si imbatte nel nobile decaduto Sasà Belladonna.
Anna arriva sull’isola per trovare questa farfalla, ma come in tutti i film romantici inciampa in un uomo con il quale scatta qualcosa. Lei ruba il cuore di questo dongiovanni. Lei però non è convinta, è una giovane razionale e concreta che ci mette un po’ a lasciarsi andare e a fidarsi degli altri.
Anche tu sei razionale nella vita?
Sono una persona con i piedi per terra, ma anche un po’ sognatrice. Bisogna essere entrambe le cose nel lavoro che faccio. Un mestiere sicuramente non semplice. Avere delle ambizioni fa bene, anche per cercare di migliorare sempre e affrontare esperienze che ti fanno crescere ogni volta.
Quando hai capito di voler fare l’attrice?
Da grande. Io avrei voluto fare la pattinatrice sin da bambina. Poi sono passata alla danza e a 20 anni proprio durante uno spettacolo in cui avrei dovuto solo ballare ho scoperto la magia della recitazione. Studiavo economia. Ho abbandonato tutto e mi sono tuffata in questo magico mondo. Avevo capito che volevo sognare in grande. A 21 anni sono entrata con grande incoscienza all’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico. E così ha avuto inizio il mio percorso nella recitazione.
Questo mondo rimane magico ancora adesso?
Per me lo è. Io mi sento una grande privilegiata. Fare della tua passione il tuo lavoro è una fortuna che hanno in pochi. Procacciarsi lavoro è il vero lavoro. Perché sul set o sul palcoscenico fai qualcosa che ti rende vivo e ti dà soddisfazione.
Sei diventata mamma due anni fa. Hai mai sentito che la maternità potesse essere un ostacolo?
All’inizio, ho pensato: e ora come farò con il lavoro? Mi sono venuti tanti pensieri, legati al mestiere, e anche alla mia libertà. Il detto “i figli portano lavoro” con me ha funzionato. Io sono contenta così. Grazie alla maternità sono anche diventata più matura e questo mi ha aiutato in alcuni ruoli. Sicuramente è faticoso, perché lavori sul set e anche a casa. soprattutto quando hai un bambino piccolo che richiede tantissime attenzioni. Ma noi mamme abbiamo dei superpoteri. E avere una mamma felice e soddisfatta credo sia importante per un figlio. Per la serie Alex Bravo-Un poliziotto a modo suo ho iscritto mio figlio al nido di Senigallia, dove abbiamo girato da febbraio per quattro mesi.
Chi sei in questa serie?
Sono un’ispettrice di polizia. Marco Bocci ed io formiamo un duo che risolve dei casi a Senigallia. È un crime comedy per famiglie, con momenti di leggerezza e anche un po’ sopra le righe. Sono dei personaggi insoliti rispetto a quelli visti fino ad oggi.
Avevi già lavorato in una serialità così lunga?
Per due anni sono stata nel cast de Il paradiso delle signore. Una grande palestra che ti dà esperienza e consapevolezza. Ti ritrovi a girare molto scene al giorno e devi sempre dare il meglio in quei pochi minuti.
Qual è il sogno nel cassetto?
Mi piacerebbe recitare in inglese. Oggi ci sono più possibilità grazie alle co-produzioni e allo streaming. Ho girato un film in Brasile (Silenzio di Henrique Dantas, ndr), dove però ho recitato in italiano e anche in portoghese. È bello quando delle culture diverse si incontrano, c’è uno scambio importante tra persone anche a livello di emozioni, che conta molto nel mio mestiere.
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