Tra le categorie più attese ogni anno agli Academy Awards sono quelli Miglior film internazionale, Miglior documentario e Miglior film d’animazione, che permettono a film fuori dall’orbita di Hollywood di essere illuminati per una notte dalla luce delle stelle losangeline. Categorie che fanno la differenza anche per chi partecipa al FantaOscar di CinecittàNews. Scopriamo quali titoli hanno più possibilità di portarsi a casa una statuetta.
Messe da parte le speranze riposte in Vermiglio, il film di Maura Delpero che non è riuscito a rientrare nella cinquina finalista, non ci resta che goderci una sfida accesissima tra alcuni dei film più belli visti nell’ultima stagione cinematografica. In questa categoria la questione si riduce principalmente a due titoli: il francese Emilia Pérez e il brasiliano Io sono ancora qui, entrambi candidati anche nella categoria Miglior film e non solo. Se fino a qualche settimana era l’indiscusso favorito, il film della discordia diretto da Jacques Audiard ha decisamente abbassato le pretese. Nonostante ciò, forte delle sue 13 nomination e dei suoi premi come Miglio film ai Golden Globe e ai Bafta, Emilia Pérez resta il nome forte per portarsi a casa questa statuetta, una sorta di premio di consolazione per essere ormai uscita dalla corsa ai premi più ambiti. Se i votanti dell’Academy decideranno di non premiare il discusso film, la statuetta andrà sicuramente alla solida critica politica portata avanti da Walter Salles, che con il suo Io sono ancora qui ha realizzato un’opera toccante e autorevole.
Fortemente politica è anche la nomination de Il seme del fico sacro del regista dissidente iraniano Mohammad Rasoulof, candidato per la Germania, che racconta di un dramma nazionale che entra e sfalda dall’interno una famiglia. Un po’ a sorpresa è stata accolta la presenza in cinquina del film danese The Girl with the Needle, premiato per la sua coraggiosa messa in scena e per il modo originale con cui affronta il tema dell’aborto.
Infine, potrebbe sorprendere Flow, film d’animazione lettone che vanta ben due nomination in questa edizione. Con i giganti che si trova davanti, però, questa di certo è la categoria più complicata.
Come spesso accade, l’Oscar al Miglior documentario ci permette di viaggiare per il mondo e scoprire storie che spesso passano sotto traccia. Qui i pronostici sono meno netti, ma è probabile che a vincere sarà un documentario che parla di guerra: bisognerà solo capire quale.
Vincitore del premio per il miglior documentario a Berlino e all’EFA, No Other Land è diretto da un collettivo israelo-palestinese e racconta dei tentativi di un gruppo di attivisti di impedire la distruzione di Masafer Yatta, un villaggio della Cisgiordania dove l’IDF vorrebbe costruire una zona di addestramento militare.
Porcelain War racconta di due artisti ucraini, che, nonostante siano impegnati sul fronte di guerra con la Russia, continuano a realizzare delle statuette in porcellana, enfatizzando il valore dell’arte anche nel peggiore dei contesti. Il documentario ha trionfato al Sundance e si è aggiudicato il DGA Award diventando inevitabilmente uno dei favoriti per l’Oscar.
Ma tutti gli altri documentari in corsa hanno in qualche modo una chance essendo stati grandi protagonisti della stagione, accumulando premi e nomination in giro per il mondo. Soundtrack to a Coup d’Etat del belga Johan Grimonprez che intreccia virtuosisticamente i retroscena dell’omicidio del primo presidente del Congo Patrice Lumumba nel 1961 con il ruolo che ebbero i musicisti jazz statunitensi. Il documentario autobiografico Black Box Diaries è l’opera prima della regista giapponese Shiori Itō, che racconta i suoi tentativi di ottenere giustizia per una violenza subita da un uomo di potere. Infine troviamo il canadese Sugarcane, che ci porta a conoscenza del sistema scolastico indiano canadese e su come le comunità native debbano fare i conti con la storia e con il presente.
L’oscar al miglior film animato potrebbe regalarci qualcosa di assolutamente inedito, premiando un film indipendente realizzato in una realtà cinematografica marginale come la Lettonia. Stiamo parlando del già citato Flow, il film diretto da Gints Zilbalodis che si ambienta in un mondo post-apocalittico in cui gli animali tornano a prendere il controllo della terra. Raccontato dal punto di vista di un gatto, il film è completamente muto. Forte delle due nomination agli Oscar, del Golden Globe già vinto, dei quattro premi al Festival di Annency e dell’EFA, Flow parte indubbiamente da una posizione di netto vantaggio, ma i giochi sono tutt’altro che scontati.
Il film Dreamworks Il Robot Selvaggio, infatti, arriva addirittura con ben tre nomination (Miglior sonoro e Miglior colonna sonora) dimostrando la riuscita eccezionale di un’opera che ha saputo emozionare il pubblico di tutto il mondo grazie alla storia di un androide che, dopo un naufragio, si trova ad allevare un pulcino di oca in un’isola disabitata. Anche qui è centrale il tema del rapporto con la natura, sottolineato da un accompagnamento musicale da brividi. A differenza di Flow, però, Il Robot Selvaggio può contare su una distribuzione di massa che lo ha reso molto più fruibile dai votanti dell’Academy.
Stesso discorso per Inside Out 2, che merita di essere inserito nella lista dei papabili vincitori anche solo per i risultati economici ottenuti. Il sequel del film vincitore dell’Oscar nel 2016 è, infatti, diventato il miglior incasso del 2024 e il secondo migliore di sempre per un film animato.
Guarderanno la sfida senza particolari pretese, infine, Wallace e Gromit – Le piume della vendetta, il nuovo divertente film in stop-motion della Aardman Animation e l’australiano Memoir of a Snail, vincitore del premio per il Miglior film ad Annency.
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