“Ho cinque anni, ecco il mio primo ricordo. Mi svegliò una luce”.
La voce fuori campo di Basel Adra illustra una delle prime scene di No Other Land, il documentario scritto, diretto e montato dal giovane collettivo israelo-palestinese composto da lui stesso con Hamdan Ballal, Yuval Abraham e Rachel Szor. Il film racconta la sistematica e spietata distruzione da parte dell’esercito israeliano della piccola comunità rurale di Masafer Yatta in Cisgiordania, fatta di villaggi già presenti sulle mappe del 1945, prima della fondazione dello Stato ebraico. Fin dall’infanzia, Basel assiste alla stessa identica scena, giorno per giorno, violenza dopo violenza, in un flashback reso perfettamente dal filmato di repertorio: è notte, e il faro accecante di un soldato punta dritto ad altezza occhi, quelli di un bambino.
Presentata in anteprima mondiale al 74mo Festival di Berlino, dove ha vinto il Premio per il Miglior Documentario e il Premio del Pubblico nella sezione Panorama, poi ancora acclamato e premiato in decine di festival in tutto il mondo – tra cui IDFA Amsterdam, Vancouver International Film Festival, CPH: DOX Copenhagen, Visions du Reel Nyon ed EFA – European Film Award come Miglior Documentario e Miglior Film, l’opera prima, che ha il patrocinio di Amnesty International Italia, è entrata in Short List per i prossimi Oscar Academy Awards, e arriverà nei cinema italiani da giovedì 16 gennaio, distribuita da Wanted Cinema.
Basel Adra (a sinistra) e Yuval Abraham (a destra)
Due dei quattro giovani autori del collettivo sono anche i volti e i corpi che ci accompagnano sullo schermo, protagonisti – nel senso stretto del termine – di una barbarie che si perpetua da quasi 60 anni e del documentario che la testimonia: accanto a Basel, palestinese, c’è Yuval, israeliano, entrambi attivisti e giornalisti, che diventano amici grazie alla condivisione della stessa necessaria lotta contro l’occupazione e la prevaricazione. La loro è un’amicizia insolita ma costruita su un estremo rispetto, che a sua volta la rende un prezioso messaggio per le giovani generazioni.
Ora Basel di anni ne ha ventisette e sa fare due cose meglio di tutte le altre: correre e filmare, senza fermarsi mai. Ed è quel che fa per quasi tutta la durata del film, mentre lo spettatore impietrito lo segue in ansia, con lo sguardo. Peccato non si tratti di un thriller, ma della cruda realtà: carri armati e ruspe che sbriciolano case e scuole e abbattono i pali della luce, betoniere che colmano di cemento i pozzi dell’acqua, coloni armati e soldati che a chi protesta a mani nude rispondono con l’arresto, quando non sparandogli addosso.
Il racconto di Basel, nato in quel villaggio nel 1996, ci porta indietro al 1980 con la sua voce narrante sui video dell’epoca, che si alternano alle riprese in soggettiva. “In quell’anno l’esercito israeliano dichiarò il territorio di Masafer Yatta una zona di addestramento militare chiusa”, spiega il collettivo degli autori nelle note di regia, “rendendolo ufficialmente inaccessibile ai palestinesi. Nel 1999, tre anni dopo la nascita di Basel, l’esercito ordinò a tutti i residenti della comunità di lasciare il territorio. Fu allora che iniziò una lotta per salvare i villaggi dall’espulsione, guidata dai genitori di Basel e i loro vicini. Nel 2022 l’Alta Corte ha dato il via libera all’esercito per procedere con l’espulsione, il più grande singolo atto di trasferimento forzato effettuato in Cisgiordania dal 1967, anno dell’occupazione Israeliana. La decisione di distruggere i villaggi palestinesi e sfrattare circa 1.800 persone, per consentire all’esercito di utilizzare la loro terra per esercitazioni con carri armati, ha scatenato condanne a livello mondiale ed è considerata da molti, tra cui Amnesty International ed esperti di diritti umani delle Nazioni Unite, un crimine di guerra”.
Yuval Abraham (a sinistra) e Basel Adra (a destra) alla Berlinale 2024
“Nessuno di noi ha esperienza di documentari, così abbiamo deciso di intraprendere questo viaggio insieme, come parte del nostro attivismo” hanno raccontato Basel Adra e Yuval Abraham a febbraio scorso, di fronte al pubblico della Berlinale 2024. “Abbiamo filmato, scattato foto e scritto, e abbiamo pensato che fosse molto importante fare questo documentario per presentarlo al pubblico, soprattutto nel mondo occidentale, dove le persone non sanno chi e cosa i loro governi stiano sostenendo. Stiamo realizzando questo film insieme, come gruppo di attivisti e registi palestinesi e israeliani, perché vogliamo fermare l’espulsione in corso della comunità di Masafer Yatta e resistere alla realtà di apartheid in cui siamo nati – da lati opposti e disuguali. La realtà intorno a noi sta diventando ogni giorno più spaventosa, violenta e oppressiva, e siamo molto deboli di fronte a essa. Possiamo solo gridare qualcosa di radicalmente diverso: questo film è una proposta per un modo alternativo in cui israeliani e palestinesi possono vivere in questa terra, non come oppressore e oppresso, ma in piena uguaglianza”.
Basel Adra
Armato solo della sua telecamerina, che non abbandona neanche quando viene brutalmente picchiato dai soldati israeliani, Basel filma tutto, perché, anche volendo, non potrebbe far altro per difendere la sua terra, la sua famiglia, e la stessa vita: la sua, quella dei suoi cari e della sua gente quotidianamente umiliata, ferita, martoriata.
“Ci privano dei nostri diritti, hanno un grande potere militare e tecnologico”, dice Basel a Yuval in una delle ultime scene, nel buio. “Ma non dovrebbero dimenticare che anche loro sono stati deboli, un tempo. Hanno sofferto come noi. E non avranno successo, falliranno con tutta questa violenza”.
In un’ora e trentacinque minuti No Other Land è la rappresentazione più plastica della totale disumanizzazione dell’essere umano, ma paradossalmente anche di quell’umanità che neanche la legge del più forte riesce a distruggere: quella che traspare nei lunghi silenzi e nelle poche stanche parole che riescono a scambiarsi a sera i due ragazzi tra il fumo di mille sigarette, nell’intimità di un legame che risplende di valori alti e irrinunciabili; ma anche nel nobile esempio di accoglienza e tolleranza della famiglia e dell’intero villaggio di Basel nei confronti dei giovani attivisti israeliani, nella voglia di ballare e far festa per l’ennesimo rilascio del padre imprigionato ingiustamente, nei bambini che giocano tra le macerie, nello sguardo della madre del ragazzo paralizzato da una pallottola mentre difende la sua casa dalle ruspe, e in tutte le coraggiose risposte di una comunità resistente e della sua grande dignità, che nonostante tutto non ha alcuna intenzione di arrendersi e lasciare la propria terra. Le riprese del collettivo israelo-palestinese, iniziate nel 2019, terminano a ottobre 2023, con gli attacchi terroristici di Hamas. Il peggio doveva ancora arrivare.
“Mentre la guerra a Gaza continua, le demolizioni di case in massa proseguono anche in Cisgiordania, e sia i coloni che i soldati stanno sfruttando ‘l’opportunità’ per trasferirci con la forza”, aggiungono gli autori. “È una discriminazione sistematica su tutti i livelli: per noi, oltre alla videocamera, non c’è molto altro che possiamo fare e non c’è nessun’altra terra dove andare”.
La notte si fa sempre più scura, in tutti i sensi, ma Basel e Yuval continuano a parlarsi, a ragionare, sottovoce e mai sopra le righe, regalandoci ancora una volta un messaggio di speranza: perché anche il cinema documentario può aiutare a restare umani.
“Penso che le persone debbano capire come fare la differenza. È questo il problema”, dice Basel all’amico.
“Magari vedono un video e si commuovono, e poi? – chiede sconfortato Yuval.
“Spero si riesca a cambiare questa terribile realtà”.
No Other Land
Regia e sceneggiatura: Basel Adra, Hamdan Ballal, Yuval Abraham & Rachel Szor / Produzione: Fabien Greenberg e Bård Kjøge Rønning, Basel Adra, Hamdan Ballal, Yuval Abraham & Rachel Szor / Montaggio: Basel Adra, Hamdan Billal, Yuval Abraham & Rachel Szor Consulente per il montaggio: Anne Fabini / Direzione della fotografia: Rachel Szor / Sound Designer: Bård Harazi Farbu / Musica: Julius Pollux Rothlaender / Casa di produzione: Antipode Films Yabayay / Nazionalità: Palestina | Norvegia / Finanziato da: Fritt Ord | Sundance Institute | IMS | IDFA Bertha Fund / Formato visivo: DCP | PRORES / Formato sonoro: 5.1 surround | Stereo / Lingua: arabo, ebraico, inglese / Sottotitoli: inglesi o italiani
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