A due anni dall’hashtag #EmmysSoWhite, che gettò scandalo sugli Emmy Awards, i premi più prestigiosi della televisione hanno decisamente cambiato tendenza. L’edizione appena conclusasi – con un ritardo di quasi quattro mesi a causa dello sciopero – è la più inclusiva di sempre, avendo premiato per la prima volta almeno una persona “non bianca” in tutte le principali categorie: serie drammatiche, commedie, limitate, reality e varietà.
Quinta Brunson ha vinto come migliore attrice protagonista di una serie commedia per il suo ruolo di Janine Teagues in Abbott Elementary, diventando la seconda donna nera a vincere la categoria, dopo Isabel Sanford per The Jeffersons nel 1981. Ayo Edebiri ha vinto come non protagonista (la terza afrodiscendente della storia) per il suo ruolo della giovane chef Sydney Adamu in The Bear. Niecy Nash-Betts ha portato a casa una statuetta come attrice non protagonista in una miniserie per il ruolo di Glenda Cleveland in Dahmer – Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer di Netflix, RuPaul, il conduttore di RuPaul’s Drag Race, ha confermato il suo record come conduttore e persona di colore più premiata della storia.
Ma c’è spazio anche per i premiati asiatici, principalmente grazie al cast artistico di Beef – Lo scontro, sempre di casa Netflix, che ha visto premiato l’autore Lee Sung-jun e gli interpreti protagonisti Steven Yeun e Ali Wong, primi vincitori asiatici delle rispettive categorie. Un momento di trionfo per gli artisti di origine orientale, dopo la straordinaria stagione di premi di Everything Everywhere All at Once.
Ma in mezzo a tanta, attesa e celebrata inclusività, hanno fatto rumore anche i tanti esclusi, complici i trionfi quasi assoluti di sole tre serie: Succession, The Bear e Beef. Al netto dei premi “tecnici” consegnati pochi giorni fa ai Creative Arts Emmys, dove The Last of Us ha dominato con 8 statuette, l’acclamata serie HBO tratta dall’omonimo videogioco si è vista esclusa da tutti i premi principali. Una scelta rumorosa che l’attore protagonista Pedro Pascal ha sottolineato sul palco, quando ironizzando su un suo infortunio alla spalla – reso evidente da una vistosa fasciatura – ha affermato scherzosamente: “Kieran Culkin mi ha fatto il c*ulo”. Doppio senso che ha fatto ridere la platea, ma che ha lasciato un po’ interdetto lo stesso Culkin, reo di averlo sconfitto nella prestigiosa categoria di miglior attore protagonista di una serie drammatica.
Ci sono poi altre due grandi escluse: la sublime The Crown, privata di premi alla sua ultima stagione dopo anni di meritati trionfi, e, soprattutto, la straordinaria Better Call Saul del mattatore Bob Odenkirk. La serie spin-off di Breaking Bad ha chiuso i battenti con un record negativo, non riuscendo a vincere neanche una statuetta al netto delle ben 53 nomination: un vero peccato per una serie che non ha fatto rimpiangere i fasti del primo capolavoro ideato da Vince Gilligan.
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