Emi De Sica e Gian Luca Farinelli​ presentano ‘Ladri di bicilette’

Stasera 18 febbraio al Cinema Nuovo Sacher di Roma proiezione del capolavoro di De Sica nell'edizione restaurata al laboratorio L’Immagine Ritrovata di Bologna, da Cineteca di Bologna


Stasera lunedì 18 febbraio al Cinema Nuovo Sacher di Roma Emi De Sica e Gian Luca Farinelli introducono la proiezione delle 20.30 di Ladri di biciclette di Vittorio De Sica. Si tratta dell’edizione restaurata al laboratorio L’Immagine Ritrovata di Bologna, da Cineteca di Bologna e Compass Film di Stefano Libassi, in collaborazione con Arthur Cohn, Euro Immobilfin, Artedis, e con il sostegno di Istituto Luce-Cinecittà.

Sul quotidiano “Il Tempo” (16 dicembre 1954) il regista così ha raccontato la nascita e la messa in produzione del film nell’articolo “Gli anni più belli della mia vita”.

Un giorno Zavattini mi dice: “È uscito un libro di Luigi Bertolini, leggilo, c’è da prendere il titolo e lo spunto. Era ‘Ladri di biciclette’. Bartolini ci cede il titolo e il diritto a trarre dal libro l’idea di un film, per un certo compenso. Più tardi, a film ultimato, protesterà violentemente. Quel soggetto mi appassiona profondissimamente. Solo in altri due soggetti ho creduto con uguale fermezza, Sciuscià e Umberto D; su tutti gli altri ho nutrito, prima della realizzazione, dubbi.

Mi metto a fare il giro dei produttori raccontando Ladri di biciclette. Faccio tutte le parti io: piango, rido, mi commuovo,mi sbraccio. Niente. Allora penso: in Francia hanno fatto soldi con Sciuscià, ora me ne daranno per fare questo. Ma a Parigi, abbastanza ragionevolmente, mi dicono: certo saremmo felici di acquistare il film, ma quando lei lo avrà fatto. Allora vado a Londra e vivo una strana avventura. L’unico che si interessa del soggetto è Gabriel Pascal (il produttore di Cesare e Cleopatra).

Una mattina viene a prendermi in automobile e mi porta in una villa di campagna distante una quarantina di chilometri da Londra. È una villa isolata, molto bella, ma vagamente sinistra. La moglie di Pascal,simpaticissima, mi riceve con grande gentilezza. Giochiamo a tennis e a golf. Tento di portare il discorso sul film, ma non ci riesco. Nel tardo pomeriggio Pascal mi dice che deve rientrare a Londra, mi prega di aspettarlo, e mi accompagna in una stanza del secondo piano. Rimasto solo mi accorgo che le porte sono chiuse a chiave. Penso sia stata una distrazione e aspetto. A tarda notte rientra Pascal, si scusa, io non penso più alla faccenda. L’indomani la scena si ripete: quando scende la sera mi ritrovo chiuso a chiave nella stanza. Intanto anche la moglie è sparita. Comincio a preoccuparmi e quando finalmente riesco ad affrontare Pascal, questi candidamente mi confessa che voleva impedirmi di comunicare col produttore Korda. Poi mi offre dieci milioni in tutto.

Ne ho abbastanza e torno in Italia. Gli uomini coraggiosi al punto di finanziare il film li trovai tra amici:Ercole Grazia dei, Sergio Bernardi e il conte Cicogna di Milano. Furono tre soci straordinari. Mi lasciarono fare tutto ciò che volevo, mi dettero tutto il denaro che mi occorreva (pochissimo, peraltro; i miei film costano tutti poco, tranne Miracolo a Milano, per gli “effetti speciali” fatti da americani e costati il doppio del resto del film). Gli interpreti li trovammo in un modo avventuroso.Il grande problema fu il bambino. Me ne portarono a centinaia: o erano bellini, romantici, lisciati, o erano incapaci.

18 Febbraio 2019

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