TORINO – Dopo l’incontro con Pupi Avati che ha aperto questo 41° Torino Film Festival, in cui Vittorio Sgarbi ha ricordato il film ispirato alla vita dei suoi genitori Lei mi parla ancora, la famiglia Sgarbi torna protagonista in un piccolo film diretto dalla sorella Elisabetta, Gatto e la casa dei fantasmi.
Il cortometraggio racconta, tramite la voce narrante di Tony Laudadio che legge i testi dello scrittore Edward Carey, una vicenda dichiaratamente ispirato alla storia personale della regista: ovvero l’incontro con il gatto che abitava nel cortile della casa ferrarese dei suoi genitori, Rina Cavallini e Giuseppe Sgarbi, prima della loro morte. Attraverso una serie di fotografie realizzate dalla stessa regista con il suo cellulare, qualche disegno realizzato dallo stesso Carey e poche riprese, si racconta una favola nera moderna, in cui l’animale fa da tramite fra il mondo dei vivi e quello dei morti.
“C’era un’urgenza di raccontare. – spiega Elisabetta Sgarbi – Il gatto è un animale sempre legato alla letteratura, all’arte, è misterioso. Amo i gatti fin da quando sono bambina. Questo è un gatto particolarmente imperscrutabile e prepotente. Quando mi sono trasferita nel ferrarese durante il covid ho capito che il gatto voleva e doveva entrare nell’abitazione, perché quella era casa sua. Aveva negli occhi l’immagine dei miei genitori. Negli ultimi anni ha passato più tempo con loro di quanto ho fatto io. Lo avevano fatto entrare nonostante io non volessi. Aveva tante cose da dirmi, ma come si parla con un gatto se non attraverso il silenzio. Ero veramente colpita e attratta, tanto che l’ho fotografata un’infinità di volte. Tramite il racconto che ho chiesto di scrivere ad Edward Carey, ho capito che il gatto conosceva delle storie che io non conoscevo e per questo è diventato un dio gatto, perché era molto oltre la mia conoscenza. Mi sono sentita libera dentro una casa incantata, è stata un’esperienza emotiva molto forte di avere ritrovato i miei genitori che continuano a essere vivi in questo modo”.
Il racconto favolistico, accompagnato dalle musiche di Mirco Mariani, lascia spazio sul finale alla vita personale di Elisabetta Sgarbi, con la riproposizione di vecchi filmati in Super 8 recuperati e archiviati dalla stessa regista. In queste immagini, che compaiono velocemente come naturale propagazione della casa abitata dal gatto magico, possiamo rivedere i piccoli Vittorio ed Elisabetta insieme ai loro genitori in una testimonianza autentica di una delle più importanti famiglie della cultura italiana. “C’è un frame in cui si vede un buffetto che Vittorio dà a mia madre, simbolo del loro rapporto edipico. Posso notarlo solo io, ma c’è già tutto lì. Il suo essere polemico, la mia voglia di proteggerlo.” Conclude Elisabbetta Sgarbi.
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