Diventare Zlatan Ibrahimovic

In sala lunedì 14 e martedì 15 novembre con 01 Distribution il docufilm sul campione svedese figlio di immigrati slavi


Dopo il successo del film dedicato alla Juventus (Bianconeri-Juventus Story, nelle sale solo tre giorni a metà ottobre ha chiuso con oltre un milione di euro al botteghino) la 01 ci propone all’inizio della settimana prossima un nuovo “docufilm” sempre di argomento calcistico. E così solo lunedi 14 e martedi 15 in sala si potrà vedere l’interessante documentario svedese Ibrahimovic-Diventare leggenda. Il profilo dell’attaccante attualmente in forze al Manchester United figlio di immigrati slavi ma nato in Scandinavia che ci viene qui proposto non è certo destinato soltanto ai cinefili tifosi del gioco più bello del mondo.

Il film – che si concentra sui primi anni della carriera del giocatore (2001-2005) – intreccia gli esordi di Zlatan Ibrahimovic nel campionato svedese con il suo trasferimento in Olanda all’Ajax per concludersi con l’arrivo alla Juventus. Questa fulminante carriera, destinata ad un predestinato, viene così elevata a simbolo di un modello di integrazione europea realizzata attraverso il calcio che, con le sue luci e le sue ombre, ha proposto nei suoi vivai, per la sua generazione, un vero e proprio modello sociale.

Il film, realizzato con questa felice intuizione da due fratelli sessantenni produttori televisivi svedesi, gli eclettici Magnus e Fredik Gertten, ci propone così una lettura più intima del campione, oggi figura mediatica globale. Avendo tantissimo materiale di repertorio del giovanissimo Zlatan all’inizio della sua carriera nelle file del Malmoe (la squadra della sua città natale), la videocamera segue con delicatezza quasi zavattiniana il pedinamento del giovane attaccante, senza scadere nella retorica ma lasciando allo spettatore la possibilità di leggere il carattere del campione, già all’epoca dotato di un carisma fuori dal comune che nella sua carriera molto spesso è sfociato in una rigida arroganza.

Diventare leggenda, il sottotitolo di lancio del film, è proprio il racconto di questa trasformazione del ragazzo. Che da personaggio naif solitario e individualista matura come leader sul campo a Torino quando nel 2005, giunto alla Juventus, vincerà come uomo simbolo lo scudetto già alla sua prima stagione in Italia. E qui sentirà anche il bisogno di mettere delle radici, arrivando a comprare la sua prima casa proprio nel cuore della vecchia capitale sabauda.

Chi ha reso Zlatan leggenda è stato più di tutti l’allenatore che incontrò nelle sue due stagioni alla Juventus, Fabio Capello. L’ex calciatore, allenatore ed oggi giornalista di successo – presente sullo schermo anche in alcuni passaggi nel corso delle interviste che arricchiscono il film del già prezioso materiale di repertorio – ha presentato il film a Roma giovedi 10 novembre in un Adriano gremito di giornalisti e di ragazzi delle scuole calcio. Capello ha saputo parlare con molta intelligenza ad una platea così variegata: attraverso l’esempio di Zlatan Ibrahimovic ha motivato i ragazzi al metodo, alla fatica e alla disciplina necessaria per realizzarsi compiutamente sia come uomini che come campioni, e senza mezze misure ha rivendicato di sentirsi suoi a tutti gli effetti quei due scudetti vinti con “Ibra” sul campo a Torino e che oggi sono ancora sub judice di Calciopoli. 

L’applaudito intervento di Capello si è perfettamente integrato con le parole del giornalista sportivo Rai Marco Franzelli che, traendo spunto proprio dagli aneddoti di Capello allenatore del giovane Zlatan, ha sottolineato quanto sia fondamentale per uno sportivo “outsider” il riferimento solido di un allenatore per una sana crescita umana e tecnica.  Quello che è stato Capello per Ibrahimovic lo fu Vittori per Mennea. Un ricordo – quello di Franzelli – che ha commosso i più grandi seduti in platea e che ha trasmesso ai più giovani l’esempio di una delle più nobili pagine del nostro sport azzurro.

Nel corso della presentazione, gestita da Boris Sollazzo, non è mancato neppure un cameo di Massimo Ferrero, presidente della Sampdoria e titolare del cinema Adriano, che ha salutato in una improvvisata, con il suo stile energico, il parterre d’eccezione. Il film si chiude – non potrebbe essere altrimenti – con il ritorno del campione a Malmoe dopo i primi successi in Europa quando è già il leader della nazionale svedese. Tornato nel sobborgo dove è nato ci regala un gesto generoso e poetico che ci ricorda molto una delle frasi più belle mai scritte sul calcio. E’ del poeta argentino Borges e recita così: “Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, ricomincia la storia del calcio”.

Nicola Calocero
11 Novembre 2016

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