Corto e Fieno, dove i premi sono vanga e rastrello

Vi raccontiamo il Festival del cinema rurale diretto da Paola Fornara e Davide Vanotti che da 13 anni celebra cortometraggi che parlano di agricoltura e allevamento


È l’unico festival di cinema al mondo i cui premi sono una vanga, un rastrello, uno zappino e un innaffiatoio, e dove uno dei riconoscimenti più ambiti è il Best Beast, ovvero quello alla miglior interpretazione animale. È Corto e Fieno, il Festival del cinema rurale diretto da Paola Fornara e Davide Vanotti che da 13 anni nei comuni piemontesi di Omegna (la città natale di Gianni Rodari!), Ameno e Miasino celebra cortometraggi provenienti da tutto il mondo che hanno per tema il rapporto con la natura, l’agricoltura e l’allevamento.

Corto e Fieno ed è diviso in tre sezioni: Frutteto, dedicata ai corti in live action (sia documentari che di finzione), Germogli, incentrata al cortometraggio di animazione, e Mietitura, che presenta lungometraggi internazionali sul tema della ruralità: in questa edizione si è trattato di Alcarràs di Carla Simon, già vincitore del Festival di Berlino, e di First Cow di Kelly Reichardt, eletto Miglior film del 2021 dai ‘Cahiers du Cinéma’.

Solo le prime due sezioni sono competitive, e quest’anno i premi sono stati numerosi. Il premio Frutteto – Rastrello d’oro è andato ad Ali and his Miracle Sheep di Maythem Ridha, un cortometraggio iracheno con protagonisti un bambino e una pecora intenti ad attraversare una società, e un momento storico, in grande tumulto. Nella stessa sezione il Premio speciale della giuria, lo Zappino d’oro, è stato attribuito allo spagnolo Memory di Nerea Barros, che racconta “un futuro in cui il mare non c’è più, evidenziando una tematica ambientale sempre più urgente”, come si legge nella motivazione della giuria formata da Alessandro Bressanello, Paola Casella, Anna Maria De Luca e Silvia Clo Di Gregorio.

Nella sessione Germogli ha vinto l’Innaffiatoio d’oro il francese Un caillou sans la chaussure di Eric Montchaud che ricorda le atmosfere di La mia vita da zucchina nel parlare di “inclusività narrata attraverso un immaginario fantasioso e surreale riflettendo un disagio universale in una continua lotta di accettazione del diverso”. Nella stessa sezione conquista la Vanga D’Oro, ovvero il Premio del pubblico, Dans la nature del regista svizzero Marcel Barelli, spassoso corto dedicato alla sessualità in tutte le sue manifestazioni naturali, al netto di ogni pregiudizio. Infine il premio SAME, sponsorizzato dall’azienda produttrice di macchine agricole, è andato allo spagnolo Can Gardel di Silvia Subiros e Florencia Aliberti, storia di una famiglia contadina che cerca di riciclare la propria cascina come luogo di agriturismo, “per la presenza del trattore come simbolo di aiuto e supporto nella famiglia protagonista” e il Beast Beast va al caprone protagonista del portoghese O que resta di Daniel Soares, simbolo di una insopprimibile vocazione alla libertà.

Molte le menzioni speciali: l’inglese Homebird di Ewa Smyk, che racconta il viaggio di una ragazza dell’Est dalla campagna alla città; Naeris delle registe estoni Piret Sigus e Silia Saarepuu, corto di animazione interamente realizzato con il ricamo e il cucito, e di nuovo Dans la nature, “per l’originalità di fare divulgazione con ironia e leggerezza nella tematica dell’identità di genere”.

A due corti documentari italiani va ex-aequo il premio Asilo Bianco: Nico spirito libero contadino di Marco Singh, che vede protagonista un irriducibile contadino delle montagne, e Cincheciò – Gente di morra di Giacomo Bolzani, che attraverso il gioco popolare della morra racconta una comunità rurale.

Asilo Bianco, che organizza Corto e Fieno e di cui fanno parte i due direttori artistici, è una “piattaforma di lavoro culturale” con sede ad Ameno, ed è fondata da “un gruppo di professionisti negli ambiti dell’arte contemporanea, della cultura e dell’educazione” intenti a funzionare da presidio culturale e di valorizzazione del territorio.

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10 Ottobre 2022

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