Corbucci il regista cult di Tarantino, che gli dedica un libro

“Quentin Tarantino sta scrivendo un libro su Sergio Corbucci", così Franco Nero, interprete di alcuni suoi spaghetti western, lo ricorda alla Festa di Roma dove viene presentato L’uomo che ride


Quentin Tarantino sta scrivendo un libro su Sergio Corbucci, regista che aveva mestiere, inventiva e ironia. Tre qualità che ha messo al servizio di generi diversi di film, come il western nella neve Il grande silenzio dove nel duello finale a morire non è il cattivo, come tradizione, ma il buono”. Così Franco Nero, interprete di alcuni suoi spaghetti western, lo ricorda alla Casa del Cinema dove, per la Festa di Roma, viene presentato L’uomo che ride, ritratto omaggio realizzato da Gioia Magrini e Roberto Meddi, distribuito da Luce Cinecittà che lo coproduce insieme a Bendico.

Anche Enrico Vanzina, che presenta l’anteprima de L’uomo che ride, commosso parla del suo primo incontro con Corbucci in Spagna, dove il padre Steno girava un western comico con Raimondo Vianello e Walter Chiari. “Lui e papà con i loro numerosi film sono stati due registi normali, al servizio del cinema medio e popolare, un cinema semplice, facendo di tutto, film più o meno importanti”. E Corbucci da morto si è preso una rivincita con i suoi detrattori avverte Vanzina. “Il colpo di scena è arrivato una mattina quando abbiamo saputo e letto che Tarantino si ispirava al suo cinema. Da allora coloro che ce l’avevano con il cinema di genere, ci pensano due volte prima di far alcune affermazioni”.

In quarant’anni di carriera Corbucci ha diretto circa una settantina di film cimentandosi in tutti i generi, dal “peplum” all’horror, dal comico al giallo, dal film musicale al western, il genere che forse preferiva e di cui è considerato un maestro assieme a Sergio Leone: il suo Minnesota Clay è realizzato nel 1964, lo stesso anno di Per un pugno di dollari. Grazie alla testimonianze della moglie Nori Corbucci, Lina Wertmüller, Franco Nero, Giancarlo Giannini, Orio Caldiron, L’uomo che ride ripercorre la storia umana e professionale di Corbucci, attingendo alla sua autobiografia inedita, in parte pubblicata in un testo di Caldiron.

“La più grossa difficoltà è stata la ricerca del materiale adatto” afferma Gioia Magrini, uno dei due autori del film che propone anche di materiali di repertorio dell’Istituto Luce e foto e filmati amatoriali degli archivi privati di Nori Corbucci e MIrta Guarnaschelli. “Abbiamo voluto raccontare più l’uomo che il regista, non ci sono infatti spezzoni di film. Un regista comunque con tanti meriti tra cui quello di essere stato fondamentale dal punto di vista economico per il cinema italiano: i suoi incassi da record permettevano ad altri autori più di nicchia di realizzare le loro opere”, dice la Magrini.
Per lei si tratta di un grande professionista, un artigiano sicuramente, uno che faceva il cinema per passione, “ma come diceva lui non aveva un messaggio  da comunicare, ma lo intendeva come un’industria del divertimento, e il pubblico era il faro da seguire. Servendosi però di collaboratori di altissimo livello, dai direttori di fotografia ai costumisti”.

La regista non ha conosciuto Corbucci, ma l’ha sempre sentito nominare a casa perché era un amico di famiglia. “Io sono la nipote di Enzo Trapani, il regista televisivo che aveva cominciato nel cinema e che è stato il primo che ha offerto a Corbucci di esordire come regista, cedendogli un film che in quel momento mio zio non poteva girare”.

17 Ottobre 2015

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