Coproduzioni e product placement per uscire dalla crisi


“Un focus sulla produzione cinematografica italiana è fondamentale in un momento, come questo, in cui il cinema deve vedersela con una concorrenza sempre più aggressiva da parte dei competitors”. Questa la premessa con cui Dario E. Viganò, presidente della fondazione Ente dello Spettacolo, ha aperto la tavola rotonda dal titolo ‘Cinema: innovazione, territorialità e risorse. Dalla produzione al consumo’. Ospitato nell’ambito del Business Street, il mega convegno di 6 ore si è articolato in 4 panel, di cui due particolarmente interessanti dedicati alle misure anti crisi per la settima arte e le nuove sinergie tra pubblico e privato. Tutti argomenti necessari per riflettere e trovare spunti nuovi al servizio dell’industria cinema, che è poi l’obiettivo ultimo del TBS, come ha confermato lo stesso direttore del mercato, Roberto Cicutto. Ma oltre a fare da pensatoio per il nostro cinema, TBS si è ormai conquistato un ruolo riconosciuto da tutto il circuito dei festival internazionali che fa ben sperare anche per il futuro. “Al suo quinto anno la nostra iniziativa gode di un certo rispetto ha detto Cicutto – i mercati di Cannes e Berlino non ci vedono come un brufolo nell’occhio ma come un appuntamento che si sta guadagnando la fiducia di seller e buyer. Per questa edizione La fabbrica dei progetti – New Cinema Network ha già esaminato più di 300 progetti, alcuni dei quali diventeranno presto dei film”.

E proprio sul sostegno alle pellicole è intervenuto Luciano Sovena, amministratore delegato di CinecittàLuce: “Vogliamo essere sempre più l’elemento di reale aiuto alla nostra cinematografia. Dopo aver contribuito alla scoperta di Saverio Costanzo, con Private, e raccolto i successi di Le quattro volte di Frammartino e 20 Sigarette di Amadei abbiamo dimostrato che mettere su opere prime e seconde di qualità e budget ridotti, non solo è possibile, ma anche utile alla salute del cinema italiano ha continuato Sovena troviamo i talenti, li produciamo e riusciamo a far quadrare i bilanci perché non abbiamo velleità: realizziamo il tutto senza fronzoli, ma puntando al cinema d’autore, perché con una storia solida, e senza star, è ancora possibile fare del buon cinema. Oggi i film in Italia si fanno in 3 modi: con quel che resta del Fus, bussando alla porta di Rai Cinema, oppure con CinecittàLuce. Ma non siamo interessati solo al prodotto nostrano. Stiamo attivando delle collaborazioni con la Russia per delle coproduzioni. Laggiù hanno un nuovo regolamento per la realizzazione di film con altri paesi che prevede riferimenti culturali russi, ma non impone che il regista sia russo né che la pellicola venga girata là, perciò stiamo studiando la possibilità di coprodurre 2 storie, una sulla ritirata dalla Campagna di Russia, basata su testimonianze dei soldati; l’altra sulla folta comunità di ebrei russi stanziatisi a Ladispoli anni fa. Contemporaneamente, grazie all’aiuto del dg Cinema, Nicola Borrelli, abbiamo rinnovato l’accordo di produzione con l’Argentina. E per il futuro c’è da guardare meglio anche al product placement di cui dobbiamo ancora scoprire tutte le potenzialità”.

Osservazione importante, quella fatta da Sovena sulla collocazione dei marchi nei film che trova alcune risposte nell’intervento di un’esperta del settore come Paola Mazzaglia, ad della società specializzata Camelot che ha lavorato al placement di oltre 30 film, di cui due importanti e in programmazione: Maschi contro femmine e Benvenuti al Sud. E proprio il film con la coppia Bisio-Siani, campione d’incassi, è utile per capire quanto ancora ci sia da lavorare nel nostro Paese, sia con le aziende che con le produzioni, alla voce product placement. Sebbene in Benvenuti al Sud ci siano ben 3 collocazioni di marchi, Poste Italiane, olio Sagra e Gorgonzola Gim, l’apporto finanziario da questi approntato è stato inferiore a quello cui si poteva aspirare. Ad esempio Poste Italiane, fondamentale anche per alcuni risvolti narrativi del film, non ha investito grandi cifre perché i guadagni al box office del film erano stati stimati in un massimo di 7 milioni di euro. Difficile, anche per produzione e Camelot, prevedere che invece gli incassi sarebbero balzati oltre i 20 milioni. Un campo ancora tutto da esplorare su cui, dall’entrata in vigore della Legge Urbani, nel 2004, si è investito tra i 5 e i 6 milioni di euro, di cui 2 solo in quest’ultimo anno.

01 Novembre 2010

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