Claudio Magris


C. MagrisDocente universitario, illustre collaboratore al “Corriere della Sera”, fine germanista e apprezzatissimo scrittore, il triestino Claudio Magris ha da
poco pubblicato il suo ultimo lavoro: Alla Cieca (Edizioni Garzanti), racconto del recluso e fuggitivo Jorgen Jorgensen, re d’Islanda, poi condannato ai
lavori forzati nell’inferno di un’altra isola. Tra epopea e delirio, il romanzo di Magris intreccia storie di fantasmi, miti e ricordi. E’ un viaggio
nel tempo che scava negli anfratti più oscuri e dolorosi dell’anima per trovare un senso, o forse una estrema via di fuga. Tra le tante passioni di Magris, il cinema è sempre presente, sia come mezzo d’intrattenimento culturale sia come probabile ispirazione dei suoi meravigliosi racconti.

Professor Magris, quale film consiglia assolutamente di non perdere?
Il Mestiere delle Armi di Ermanno Olmi.

Perché?
Riesce a raccontare delle vicende storiche in maniera assolutamente poetica e metafisica, facendo nascere continui interrogativi e riflessioni nello spettatore. Sembra di essere proprio nell’epoca rinascimentale, negli ultimi
giorni di vita del capitano di ventura Giovanni de’ Medici, detto Giovanni delle Bande Nere, perché mutò con questo colore le bande verticali del suo stemma in segno di lutto pr la morte di suo zio, il papa Leone X.

Che genere di film preferisce?
Mi reputo un poligamo nelle scelte dei film, così come nelle mie letture. Leggo saggi o romanzi, poesie o testi storici. Allo stesso modo, amo vedere tanti generi di film, purché siano appassionanti e facciano emergere delle verità.

Qual è il film italiano più bello che ha visto di recente?
Alla luce del sole di Roberto Faenza.

Due buoni motivi per rivederlo?
L’autore è molto bravo nel raccontare la realtà della mafia, vista però dagli occhi dei bambini: tutto assume così un sapore insolito e decisamente interessante.

Preferisce il blockbuster americano o il film italiano d’autore?
Il film italiano d’autore, senza dubbio. Anche se gli americani in fatto di storie fantastiche e di effetti speciali non hanno davvero rivali. Purtroppo, a volte, mancano sceneggiature convincenti da parte degli autori d’oltreoceano. Mentre, qui in Italia, Gabriele Savatores o Giuseppe Tornatore restano dei registi di grande spessore artistico.

Quali film sconsiglia assolutamente di vedere?
Le storie banali, prive di approfondimenti culturali, prive di rimandi storici o poetici, insomma tutto ciò che non ha l’anima.

 

Quale attore italiano ha apprezzato di più recentemente?
Kim Rossi Stuart.

E l’attrice italiana?
Laura Morante, senza ombra di dubbio, è bravissima, ha un volto espressivo e scava a fondo i caratteri dei personaggi che va ad interpretare.

Quale attore italiano rimpiange di più?
Salvo Randone.

Quale film rivede sempre volentieri?
Ce ne sono diversi: La Conversazione di Francis Ford Coppola, 2001 Odissea nello Spazio e Arancia Meccanica di Kubrick, Ladri di Biciclette di Vittorio De Sica e Amarcord di Federico Fellini. Di recente ho apprezzato molto anche
La Caduta di Oliver Hirschbiegel, con il bravissimo Bruno Ganz.

A quale regista darebbe il Leone alla carriera?
A Stanley Kubrick.

Qual è il più bel film d’amore che ha visto?
Chi ha paura di Virginia Woolf, di Mike Nichols, tratto dal testo del drammaturgo Edward Albee, con Richard Burton e Liz Taylor, che per questa sua mirabile interpretazione vinse l’Oscar nel 1966: è la storia molto interessante di una coppia matura che riesce a trovare una sorta di complicità pure nella crisi matrimoniale e nelle loro profonde nevrosi.

Quale genere di film non andrebbe mai a vedere?
Le commedie musicali di poche pretese.

05 Giugno 2005

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