Cicutto: rabbia e frustrazione

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La rabbia e la frustrazione per gli accadimenti di ieri riguardo alle misure per il cinema, mi hanno imposto di prendere un bel respiro e far passare almeno ventiquattrore prima di mettere a fuoco i miei sentimenti. Rabbia e frustrazione non sono passati, ma soprattutto è aumentato il senso di impotenza non rispetto al dover affrontare dei problemi, ma rispetto al nulla che abbiamo di fronte che è l’unico nemico imbattibile.

 

A proposito della “finta e demagogica” misura di rinnovo del tax credit per sei mesi, ma ancora di più del mancato reintegro del FUS, non si può parlare di battaglia persa da parte del mondo del cinema o di decisione politica da parte del governo contro un comparto importante e strategico della cultura. Trattasi solo ed esclusivamente di ignoranza, superficialità e disattenzione.

Aggiungerei anche incapacità delle categorie professionali di proporre soluzioni concordate che s’impongano per loro forza ed efficacia.

 

Per parlare degli effetti che tutto ciò può avere sul tentativo in atto di razionalizzare l’industria dell’audiovisivo, di rendere complementare l’azione dei privati e del cinema pubblico, per coprire almeno in parte i buchi della mancata e sempre più utopistica riforma, basti pensare che i “soldi” a disposizione per produzione, distribuzione, esercizio, promozione all’estero, festival etc… sono poco più della metà di quanto speso l’anno scorso.
Il risultato: ci faremo la guerra per spartirci i pochi spiccioli? Smetteremo di fare per quanto ci riguarda (Cinecittà Luce) il dovere impostoci dalla mission ministeriale rispetto a conservazione e divulgazione del patrimonio dell’Archivio storico, distribuzione di opere prime e seconde, promozione del cinema classico e contemporaneo all’estero, supporto ai festival internazionali?

 

Ho sempre immaginato il ruolo di Cinecittà Luce, e mi sembra che il nostro agire lo confermi, come un ruolo di supporto all’industria. Non ho mai chiesto fondi per noi se non nella misura in cui servivano per scopi condivisi con i produttori e gli autori, razionalizzando al massimo le spese e più in generale la società ha agito nella riduzione dei costi e nella razionalizzazione organizzativa in assenza totale (malgrado le promesse fatte) di strumenti che consentissero una mobilità assistita di una parte del personale, che abbiamo ereditato in numero indubbiamente in eccesso rispetto alle necessità.

 

E ora scusate se parlo di me. Ho accettato questo ruolo perché conosco il cinema dalla gavetta. Come produttore so che cosa avrei voluto dal cinema pubblico. Ho tentato almeno di avvicinarmi a questo obiettivo. Tutti coloro con cui lavoro hanno condiviso questa impostazione. Ma chiedere di continuare a fare questo lavoro nel deserto che senso ha? Non sono questi i presupposti che stavano alla base del mio mandato di presidente di Cinecittà Luce.

 

Mi auguro vivamente che qualcosa nei prossimi (pochi) giorni a venire prima della fine dell’anno possa ancora cambiare. Ma la speranza è sempre più debole.
Da subito si dovrebbe riportare a scadenza triennale le norme sul tax credit, reintegrare il FUS ai livelli promessi pubblicamente dal Governo, cominciare a lavorare immediatamente allo studio di forme integrative del FUS per il rilancio dell’industria nel suo complesso.
Auguri a tutti per un (più) felice 2011.

* Presidente di Cinecittà Luce S.p.A.

 

23 Dicembre 2010

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