Cate Blanchett: questione femminile e glamour ai tempi di #MeToo

"Le donne che sono in Concorso sono lì per la qualità del loro lavoro, unico aspetto per cui le valuteremo, come dovrebbe essere", ha sottolineato la presidente di giuria.


CANNES – Non poteva non avere ampio spazio anche nella conferenza stampa di presentazione della giuria di Cannes 71 la questione femminile, in un’edizione particolarmente sotto i riflettori per la decisa posizione presa nei confronti dell’uguaglianza e in difesa delle donne, tanto da istituire anche una linea telefonica diretta contro abusi e molestie subiti durante la manifestazione. Così, rispetto a qualche critica che ha coinvolto i giorni passati il festival che vede solo tre registe donne nel Concorso, Cate Blanchett, che presiede la giuria composta quest’anno da una maggioranza femminile, sottolinea come la giusta aspirazione all’uguaglianza non possa in nessun modo avere un effetto diretto sulla scelta dei film. “Le donne che sono in Concorso sono lì per la qualità del loro lavoro, unico aspetto per cui le valuteremo, come dovrebbe essere. Perché avvenga un cambiamento profondo e duraturo, deve avvenire attraverso azioni specifiche, non attraverso generalizzazioni o limitandosi a pontificare. Si tratta di fronteggiare seriamente il divario di genere e la diversità razziale, e affrontare la questione dell’uguaglianza a fondo, una cosa che sta avvedendo in molti settori. Vorrei vedere più donne in concorso? Assolutamente. Mi auguro che ce ne siano di più in futuro? Lo spero. Occorre sottolineare, però, che essere selezionati nel concorso di un festival come Cannes non può essere solo una questione di genere, sono tanti gli elementi necessari e le eccellenti qualità richieste”. Così come rispondendo sull’ipotetico conflitto tra il rispetto per l’immagine femminile e il trionfo del glamour su una Croisette che è solita celebrare donne in tacchi a spillo e abiti sontuosi, sottolinea: “Essere attraenti non preclude l’essere intelligenti. Cannes è per sua natura un festival fantastico, pieno di glamour e spettacolo, che esalta la bellezza ma non per questo strumentalizza la donna. Anche questi aspetti della kermesse vanno goduti. Noi dal canto nostro di certo non giudicheremo in base all’avvenenza, non saremo sicuramente sempre in accordo ma il mondo, in fondo, sarebbe terribilmente noioso senza discussioni”.

“Una buona Palma d’Oro è quel riconoscimento in grado di abbracciare tutti i talenti rappresentati in un film – dalla sceneggiatura alla fotografia alla regia alla performance degli attori – e anche di riconoscere quella particolare capacità di stimolare l’immaginazione del pubblico ben oltre il periodo del festival”, continua Cate Blanchett a proposito della linea di giudizio che intende portare avanti. Posizione condivisa anche dall’attrice americana Kristen Stewart che, nel contribuire a stilare una sorta di corale decalogo per l’assegnazione del Palmarès ideale, che sarà svelato il 19 maggio, ha sottolineato come un’opera per vincere debba “saper coinvolgere, emozionare, colpire al cuore e allo spirito dello spettatore e restare nella sua memoria per anni”.  E per riuscire a individuare il giusto film il regista canadese Denis Villeneuve promette di dedicarsi con impegno a “una forma particolare di ginnastica, un esercizio complicato che richiede di saper guardare un film e individuare quello capace di passare attraverso il tempo, come tutti i capolavori del cinema sanno fare”.

Tra gli altri giurati che assegneranno la Palma d’Oro l’attrice americana Léa Seydoux, il regista francese Robert Guédiguian, l’attore cinese Chang Chen, la sceneggiatrice americana Ava Duvernay, la cantante del Burundi Khadja Nin e il regista russo Andreï Zviaguintsev, il cui lavoro va ad affiancarsi a quello dei componenti delle giurie svelate i giorni scorsi, cui si aggiunge quella di Un Certain Regard, annunciata all’ultimo minuto, presieduta da Benicio Del Toro e composta dalla regista e sceneggiatrice palestinese Annemarie Jacir, dal regista russo Kantemir Balagov, dall’attrice francese Virginie Ledoyen e dalla direttrice esecutiva del Festival di Telluride Julie Huntsinger.

08 Maggio 2018

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