‘How To Have Sex’: l’adolescenza tra aggressione e consenso

L’esordio alla regia di Molly Manning Walker, dalla vittoria a Un Certain Regard a Cannes alla selezione di Alice nella Città: alla Festa, la regista e la sua protagonista Mia McKenna-Bruce


Estate, Grecia, la vacanza di fine liceo, le amiche: Tara (Mia McKenna-Bruce), Skye (Lara Peake) e Em (Enva Lewis) – terzetto di adolescenti “amiche per sempre” – atterra a Heraklion, destinazione Malia, caput mundi del divertimento senza sosta della gioventù; non c’è notte, non c’è giorno, c’è costantemente musica, ballo, sballo e voglia di mordere la vita.

L’esordio alla regia di Molly Manning Walker, dalla vittoria a Un Certain Regard di Cannes arriva in selezione ad Alice nella Città: How To Have Sex è un film sulle aspettative, sul bisogno rassicurante di omologazione, sul senso di inadeguatezza al divertimento come alla vita stessa. È soprattutto Tara, biondina all’apparenza disinibita, che, come le amiche, ama indossare abitini succinti e disegnarsi sul viso trucchi ammalianti, che però – partendo dal suo status di vergine – non è poi così pronta a sbarcare il lunario della vita adulta.

“È tutto cominciato con una storia personale ma universale. Ho sottolineato, dell’oggi, la mancanza di gentilezza e empatia, con cui invece andremmo oltre il concetto di consenso, e non sarebbe più un argomento così delicato. Per la sceneggiatura siamo partiti da ricordi e esperienza personale, aggiungendo ricerche sui luoghi per capire come siano oggi nella contemporaneità” spiega la regista.

Un balcone di rimpetto a quello della stanza delle tre fanciulle occupato da altri coetanei o poco più, anche loro britannici: c’è il platinato e tatuato Badger (Shaun Thomas) e c’è Paddy (Samuel Bottomley); col primo Tara sembra innescare una complicità tenera, un’empatia, seppur forse non manchi una tensione fisica di sottofondo; col secondo, dall’indifferenza iniziale s’innesca invece il malessere, l’imprevisto, il sottrarsi al divertimento puro e collettivo da parte di lei perché “vittima” di qualcosa di non scelto ma subìto, e correlato con la delusione verso se stessa per le prospettive scolastiche future disilluse.

Sul profilo maschile della storia, l’autrice racconta: “ho creato i due personaggi perché il pubblico si riconosca: forse potranno identificarsi in Badger che però quando serve non c’è… È più gentile ma alla fine non riesce a difenderla e a prendere una posizione, spero il film possa indicare ai maschi di essere pronti a prendere una posizione”.

Continua Molly Manning Walker spiegando che “il film era stato concepito in due parti, la prima di musica e colori, quasi disneyano; poi cambia totalmente: gli ambienti disordinati, la musica più cupa, e io mi sono soffermata molto su questi dettagli perché si vedesse la differenza tra due momenti. Nel presente sentiamo pressioni da tante parti e io ci tenevo a fare un film che non esprimesse giudizi su nessuno: speriamo col film di far emergere di non giudicare mai gli altri”. Nella vicenda entrano in gioco “il concetto di consenso e di aggressione: lei è sempre totalmente a disagio. Noi abbiamo fatto dei laboratori con dei ragazzi, a cui abbiamo consegnato parti di sceneggiatura, e per me è stato straziante sentirli dire che però Tara non ha mai detto veramente ‘no’. Bisognerebbe andare oltre le parole, anche durante un rapporto sessuale: lui dovrebbe capire che lei non sta dicendo ‘sì’”; e sul tema, anche Mia McKenna-Bruce spiega: “credo siano tantissime oggi le pressioni a cui sono sottoposti i giovani, pressioni che arrivano dagli amici, dai social, e che magari non corrispondono a necessità e desideri”; in generale, quello del film: “è un tema molto ampio, che ha a che fare con tantissime giovani donne: sappiamo che molte hanno una facciata, hanno difficoltà a capire chi vogliano essere, e che dietro a tutto ciò ci sia molto di più”.

Per l’attrice, reduce anche dalla recente esperienza sul set di Persuasione dal romanzo di Jane Austin, interpellata sui ruoli prediletti, dice: “mi piacciono personaggi che possono aprire un dibattito, interessanti per molti, per identificarsi, sono anche quelli che amo anche da spettatrice”.

Infine, tornando al film, è solo il ritorno a casa, lì al limite tra il restare con i piedi per terra in quel luogo e il salire su un volo che, staccandosi dall’isola – metaforicamente – fa staccare dai fatti, che porta Tara a confidarsi con Em e concludere con un “grido di speranza”, per loro e per l’umanità adolescente tutta: “…ce la faremo”.

Nicole Bianchi
18 Ottobre 2023

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