Buone vacanze


Arriviamo alla vigilia di questo ferragosto dopo un periodo di incertezza dovuto più alla comunicazione che alla sostanza. Recenti articoli di stampa hanno alimentato ulteriori polemiche e fatto sostanzialmente disinformazione. Temo che alcuni siano caduti vittima di un morbo tutto italiano che scambia personali umori in argomenti di interesse nazionale. Ma la gente vuole sapere se Cinecittà (quale? Quasi tutti credono i teatri di posa) stia chiudendo trascinando con sè la memoria storica del nostro Paese contenuta nell’Archivio dell’Istituto Luce.
Allora nell’augurare buone vacanze a tutti vorrei riassumere che cosa è successo recentemente e che cosa credo avverrà nei prossimi mesi.

 

In un periodo in cui non si può pretendere che tutto sia finanziato con soldi pubblici, Cinecittà Luce ha fatto proprio lo spirito di attuazione della fusione fra Cinecittà Holding con l’Istituto Luce attuata più di due anni fa. Non si trattava solo di ridurre consigli di amministrazione e focalizzare meglio gli ambiti di intervento.

Si trattava soprattutto di determinare il senso dell’attività del Cinema Pubblico. Il CdA in carica con il supporto del sindacato e di tutti i dirigenti e impiegati della nuova società ha affrontato il nuovo impegno con una chiarezza di intenti forse superiore ai periodi precedenti. Non siamo “i padroni” del cinema italiano ma una struttura che collabora con i produttori nella promozione del cinema italiano all’estero sia classico che contemporaneo e nella distribuzione sul territorio nazionale di quelle opere prime e seconde che non trovano spazio nei listini delle distribuzioni commerciali.

Conserviamo e divulghiamo l’immenso patrimonio dell’Archivio Storico dell’Istituto Luce, supportiamo la Direzione Generale Cinema nei servizi utili ai produttori quali il tax credit e i rapporti con istituzioni europee (Media e Eurimages). Non mi soffermo sui risultati raggiunti che più volte ci sono stati da tutti riconosciuti.

 

Questo è quanto contenuto nell’atto di indirizzo emanato dal Ministro per i Beni e le Attività Culturali. Questo è quanto con minori risorse provenienti dal FUS siamo stati capaci di fare più e meglio di prima. Per questo nel processo di unificazione si era fatta piazza pulita di tutte quelle “tentazioni” di diversificazione che impegnavano capitali in attività estranee a quanto sopra esposto e che facevano rischiare alla società ingenti capitali che spesso si sono trasformati in gravi perdite.

 

Dopo questa premessa necessaria per parlare del futuro (che sarà gestito da una nuova società come stabilito dal Decreto Tremonti), bisogna dire con chiarezza che scopo della riforma è dare alla società autonomia economica e finanziaria per quanto riguarda gestione e personale e attingere al Fondo Unico dello Spettacolo esclusivamente per il finanziamento delle attività.

L’autonomia gestionale può essere data solo dagli introiti derivanti dall’affitto dei teatri a Cinecittà Studios e dalla concessione del Marchio. Cui presto si aggiungeranno quelli derivanti dall’accordo sull’uso delle cubature e dal conseguente temporaneo sfruttamento delle infrastrutture che si realizzeranno. Scaduti i termini tutto torna di proprietà dello Stato.

 

Per quanto riguarda l’attività, l’esperienza di questi anni ci ha insegnato che è possibile aggiungere ai soldi del FUS partecipazioni importanti di sponsor e alleati strategici come Regioni, Ministero per lo Sviluppo Economico e quanto deriva dalla vendita dei nostri prodotti.
Una volta chiarito questo è importante ribadire, come affermato con forza anche dal sindacato, che patrimonio e marchio rimangano nel capitale della società e che il personale che non sarà trasferito al Ministero sia determinato nella quantità e nella qualità professionale dalle esigenze di quanto siamo chiamati a fare.

Il Ministro Galan ha pubblicamente fatto proprie queste richieste e non abbiamo ragione di dubitarne.

 

Chi sarà chiamato alla responsabilità di gestire la nuova società sarà vincolato, non da noi ma dallo spirito della riforma, a svolgere attività di supporto per lo sviluppo dell’industria cinematografica ed audiovisiva in stretta collaborazione con i produttori che devono vedere nel cinema pubblico uno strumento di sviluppo e non una struttura che li priva di fondi destinati alla produzione, distribuzione, esercizio e a quanto concorra a rendere solida la più importante industria culturale del nostro Paese.
Sempre in attesa della sospirata riforma generale e della costituzione dell’Agenzia del Cinema che rimane l’obiettivo finale.

05 Agosto 2011

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