Dopo aver diretto Creed, riuscito spin-off della serie Rocky incentrato su un protagonista nero – figlio del nemico-amico del protagonista, Apollo – Ryan Coogler passa in Marvel e dirige Black Panther, primo cinecomic ambientato in quell’universo con protagonista un eroe di colore. La pellicola sarà in sala a San Valentino.
Orgoglio africano e definitivo riscatto in un blockbuster pensato per il grande pubblico con annesso un pizzico di fantapolitica, concentrata in una frase del protagonista T’Challa (Chadwick Boseman): “In fondo (nel mondo) siamo tutti un’unica tribù”. Una favola antirazzista e utopistica, con l’immaginario paese di Wakanda a fare le veci di una Atlantide nera, divisa tra una faccia tribale e povera e una a tutto sconosciuta con una tecnologia avanzata a base del potentissimo metallo vibranio – lo stesso con cui è costruito lo scudo di Capitan America – nascosta alle nazioni unite per cui il Wakanda è solo un paese africano sottosviluppato come tanti altri.
Questa la trama. Dopo la morte di suo padre, il giovane principe torna a casa per succedergli sul trono. Ma l’insediamento risulterà più difficile di quanto si possa immaginare nonostante T’Challa, dopo un combattimento rituale (basato sulle arti marziali africane), sia del tutto legittimato a raccogliere l’eredità del padre e ad indossare così gli artigli e la tuta dell’eroe. Tra i suoi nemici anche l’esule Killmonger (Michael B. Jordan) in cerca di vendetta. T’Challa può contare però sull’alleanza con l’agente della Cia Everett K. Ross (Martin Freeman) e con il corpo speciale wakandiano, tutto femminile, delle Dora Milaje, capitanato dall’amata Nakia (Lupita Nyong’o).
Due le scene dopo i titoli di coda: la prima con una certa valenza politica, e la seconda che fa spazio – come nella miglior tradizione – al prossimo film Marvel, colossale mega-crossover, diviso in due parti, tra tutte le serie viste finora, Avengers: Infinity War. Tra le recensioni al film di distinguono quella di ‘The Times’ che dice: “Questo è il modo giusto di fare il primo film di supereroi neri dell’era moderna”. E quella del ‘New York Times’: “L’etnia è importante in Black Panther, molto importante non solo in termini manichei di buoni/cattivi, ma anche come modo di esplorare preoccupazioni umane più ampie come il passato, il presente e l’abuso di potere”.
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