“È morto uno dei miei amici più cari. Grande giornalista, grande autore, compagno di molte follie”.
Nel mare di messaggi che inondano la rete e i social dopo la notizia della scomparsa di Andrea Purgatori, quello di Corrado Guzzanti è lì, a ricordarci la straordinaria e raffinata ironia, ennesima tra le doti che oggi si ricordano del gigante del giornalismo, autore e grande sceneggiatore che ci ha lasciato a soli 70 anni.
Andrea Purgatori non è infatti solo il maestro del giornalismo d’inchiesta più noto a tutti, ma lascia un segno profondo anche sul grande e piccolo schermo, sia sul fronte dei documentari che su quello della fiction: tra i tanti lavori che lo vedono autore, oltre al celebre Il muro di gomma del 1991 e un anno dopo Nel continente nero, entrambi di Marco Risi, nel 1994 vince il Globo d’oro per la miglior sceneggiatura con Il giudice ragazzino di Alessandro di Robilant, incentrato sulla storia del giudice siciliano Rosario Livatino. Quindi con Marco Risi e Jim Carrington si aggiudica anche il premio Sergio Amidei per la miglior sceneggiatura internazionale con Fortapàsc, il film sull’omicidio del giornalista Giancarlo Siani. Da ricordare poi la collaborazione con Giuliano Montaldo alla sceneggiatura de L’industriale (2011).
Tornando al grande dono del suo umorismo sottile, è proprio con Guzzanti che Andrea Purgatori scrive alcune indimenticabili pagine della satira italiana: una su tutte, Fascisti su Marte (2006), nella foto qui sopra, dove l’amico lo vuole anche sul set nei panni del camerata Fecchia, a ridicolizzare come non mai quei surreali cinegiornali del ventennio fascista, con il finto Mussolini impegnato nella colonizzazione del pianeta rosso. Il duo geniale con Guzzanti lo vede anche autore e voce fuori campo del programma di Rai3 Il caso Scafroglia (2002) e di Aniene su Sky1, con gli esilaranti personaggi del cinico Don Pizzarro e del massone napoletano ispirato a Licio Gelli. Con Antonio Albanese, invece, Purgatori è coautore del programma televisivo Non c’è problema, su Rai3 (2003), mentre Carlo Verdone lo chiama per una piccola parte in Posti in piedi in paradiso, nel 2012. Tra le ultime interpretazioni, quelle in Due Vite per caso (2010) Orecchie (2016), nella foto più in alto, ed Era ora, di Alessandro Aronadio (2022).
Ma uno dei suoi ruoli più celebri e divertenti, di nuovo sul piccolo schermo, è senza ombra di dubbio quello dell’avvocato Kalemzuck, nella seconda e quarta stagione della mitica serie Boris (2008 e 2022), i cui fan lo piangono su Instagram: “Lassù non si può fumare – scrive uno di loro – ma lei può avvocato”.
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