Alma Noce è approdata sul primo set quando era ancora una bambina. Da quel momento ha inseguito il sogno di diventare attrice e da Torino, la sua città di nascita, si è trasferita a Roma. Per tre stagioni è stata la nipote di Gianni Morandi nella fiction di Canale 5 L’isola di Pietro. Dopo aver ottenuto nel 2021 il ruolo da protagonista nel film di Wilma Labate La ragazza ha volato, la 24enne ora è Beatrice, detta Cavallina, la più giovane della famiglia Brandiforti nella serie L’arte della gioia diretta da Valeria Golino, tratta dal romanzo di Goliarda Sapienza. I primi tre episodi sono approdati nelle sale dallo scorso 30 maggio con Vision Distribution, mentre i restanti tre saranno al cinema dal 13 giugno, per poi arrivare prossimamente su Sky.
Alma, cosa ti è piaciuto di Beatrice?
La sua innocenza. È una ragazza che per la sua disabilità fisica ha un forte bisogno di dare e ricevere amore. Perde il controllo senza mai averlo avuto.
Che tipo di lavoro hai fatto per interpretarla.
È stato sicuramente molto fisico, basato sulla gestualità, sul corpo. All’inizio ho cercato di capire come usarlo. È stata la scoperta di un universo nuovo. E Valeria mi ha aiutato a lavorare sulle emozioni. Lo ha fatto con tutti gli attori sul set.
Durante la presentazione della serie a Cannes, Golino ha detto che il suo lavoro con gli attori è stato molto fisico, di contatto diretto.
È molto interessante il suo modo di dirigere. Era uno specchio, viveva anche lei le nostre emozioni. Ti arrivava il suo sguardo, la sua intensità. Non mi era mai successo di lavorare così.
Beatrice in che cosa ti assomiglia? Sei partita dai vostri punti di contatto per crearla?
Sono andata a cercare quell’impotenza che sente nella vita. L’ho costruita nei movimenti, nel parlare, in una risata caratterizzata. Doveva essere diversa da me, anche esteticamente. Mi hanno fatto bionda e con gli occhi azzurri.
L’impotenza è un sentimento che provi anche nel mestiere che fai?
Lo sento quando faccio qualcosa senza avere un’idea di cosa arriverà agli altri. Mi domando sempre se il pubblico riuscirà a sentire ciò che volevo comunicare, le mie emozioni.
Quando hai scelto di fare l’attrice?
Ai tempi de La sconosciuta Giuseppe Tornatore stava cercando la bambina per il suo film. Feci il provino che andò bene, poi ho dovuto rinunciare al ruolo perché con la mia famiglia ci siamo trasferiti due anni in Thailandia. Quando sono tornata in Italia sono stata scelta per fare il ruolo di una dea bambina in un film in costume. Sin dalla prima volta che ho messo piede su un set, a 7 anni per questo piccolo film indipendente, questo lavoro mi ha sempre dato forti sensazioni di libertà. Fare l’attrice mi dà la possibilità di vivere esperienze di esplorazione, metamorfosi, ricerca, vivere sentimenti di un’altra vita umana, e mi aiuta anche a conoscere me stessa e gli altri.
Quindi, sin da piccolissima hai capito di voler fare questo mestiere?
All’inizio sognavo di fare il chirurgo. Facevo le flebo alle bambole. Poi quando ho iniziato ad andare sul set mi sono sempre divertita così tanto che ho capito che era questa la mia strada. Mi piacerebbe anche scrivere e dirigere, non solo recitare. Ma è ancora presto per compiere questo passo. Non voglio affrettare le cose.
Com’è stato avere Gianni Morandi come nonno in una serie?
Lui è una carica di energia. Lo conoscono tutti, è un grande esempio di vitalità che riesce a unire intere generazioni. Ha cercato anche di insegnarmi a cantare, ma non ci è riuscito. Dopo le riprese ricordo che andava a correre, quando noi eravamo stanchi. Ha cercato sempre di spronare quelli che aveva intorno a lui.
La ragazza ha volato è stato il tuo esordio da protagonista. Che ricordi hai?
Ho a cuore quel film, così autentico, il modo in cui è stata raccontata la storia di questa ragazza violata rispecchia la realtà delle cose. È un lavoro che non dimenticherò mai.
Che momento è per te?
Di attesa. Sto aspettando che arrivino delle risposte e nuovi progetti. Mi piace pensare che l’attesa porterà novità interessanti.
Come vedi il tuo futuro?
Vorrei continuare a fare sempre personaggi diversi e lontani da me. Ciò che mi auguro è di non rimanere intrappolata in ruoli sempre uguali.
Con chi ti piacerebbe lavorare?
Con chiunque abbia voglia di sperimentare, fare qualcosa di nuovo e portarmi in un mondo diverso. Gaspar Noé è uno dei mie autori preferiti. È un regista che va allo stremo, ti porta a esplorare sensazioni fisiche allucinanti e controverse, qualcosa che lo spettatore riesce a sentire. Mi piacerebbe fare un lavoro del genere nel mio percorso.
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