Sin da piccola Alice Lamanna faceva degli spettacolini a chi le prestava un minimo di attenzione. Già a 7 anni ha capito che nella vita avrebbe fatto l’attrice, guardando le interviste di Emma Watson, nei panni di Hermione in Harry Potter che quando fu scelta ne aveva 9. “Da testarda quale sono, non avrei potuto fare altro”, racconta a CinecittàNews.
Nata a Roma, e madrelingua inglese, perché cresciuta tra Londra, Miami e Dubai, oggi l’attrice vive nuovamente nella capitale britannica, dove sta frequentando un’importante scuola di recitazione triennale. È nella serie internazionale Those About To Die, disponibile su Prime Video, ambientata nell’antica Roma, e con protagonista Anthony Hopkins, dove la 22enne è Cornelia, giovane sacerdotessa a capo delle Vestali.
Alice, hai girato la serie negli Studi di Cinecittà.
È stato incredibile. Mentre eravamo sul set, vestiti da antichi romani, lì a fianco c’erano delle comparse che facevano la marcia su Roma, per un’altra serie internazionale, M. Il figlio del secolo, che non vedo l’ora di vedere. Cinecittà è davvero un luogo magico.
Chi è Cornelia?
Un personaggio ispirato a una vergine vestale realmente esistita. È una giovane donna che da piccola è stata mandata a ricoprire un ruolo per trent’anni, una specie di condanna ma che in qualche modo le dà anche una certa posizione, diversa rispetto alle altre donne romane. Ha un rapporto particolare con i genitori, soprattutto con la madre (Gabriella Pession).
Dunque Cornelia è una giovane donna che deve capire il suo posto nel mondo.
Vive un dualismo interiore, tra l’essere stata costretta a diventare una vergine vestale e il capire cosa vuole essere realmente nella sua vita.
Ti è capitato di sentirti come lei?
Ho la fortuna di avere due genitori che mi hanno sempre fatto fare ciò che ho voluto, l’importante è che ci credessi fino in fondo e lo facessi bene. A 16 anni ho debuttato con il mio primo film, Destini. Ho girato due settimane in Veneto, un’esperienza bellissima, che mi ha fatto capire cosa volesse dire stare su un set e fare un’attrice. In quei giorni, visto che ero minorenne, al mio fianco durante le riprese c’erano anche i miei genitori, e lì hanno visto in me la voglia di affrontare questo mestiere con la massima dedizione e verità.
Quando è nato l’amore per la recitazione?
Da piccola ho sempre fatto spettacolini a chiunque mi prestasse un po’ di attenzione. Con i miei genitori a 5 anni ho visto a Broadway Il Re Leone, e ricordo di essere rimasta folgorata da quel musical. Avevo 7 anni quando ho capito che volevo che la recitazione diventasse per me un lavoro vero e proprio. Ero fissata con Harry Potter e vedevo tutte le interviste dei giovanissimi protagonisti, sopratutto quelle di Emma Watson, che è stata scelta per interpretare Hermione a soli 9 anni. Io ne avevo due in meno, ma ho pensato che anche io avrei potuto essere scelta per un film.
Quali sono i tuoi attori di riferimento?
Mi piacciono molto Paul Mescal e Barry Keoghan, che hanno un tipo di recitazione interiorizzata, sottile. Però confesso di andare a vedere i film più per i registi che per gli interpreti. Sono riuscita a recuperare Enea di Pietro Castellitto, e mi è piaciuto molto. Mi è sembrato di vedere un po’ il teatro dell’assurdo sul grande schermo. Mi piace questa chiave di lettura. Per me per raccontare la vita reale devi andare nell’assurdo, nel surreale. Ecco perché i miei registi preferiti sono Yorgos Lanthimos e David Lynch. Non so quante volte ho visto i loro Dogtooth e Mulholland Drive.
Ora stai andando avanti a fare provini?
In questo momento ho ripreso a studiare. Sto frequentando un’accademia triennale di recitazione a Londra. I primi due anni sono solo ed esclusivamente di studio, dal terzo anno in poi posso tornare a fare provini. Ho solo 22 anni e ho tutto il tempo davanti a me. Voglio essere preparata ad affrontare al meglio il mondo della recitazione.
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