A un anno esatto dalla presentazione de La bella stagione, incentrato sulla Sampdoria di Vialli e Mancini, Rai Cinema porta al Torino Film Festival un nuovo documentario sportivo che ci parla di uno dei personaggi che, senza neppure il bisogno di calciare una palla, ha contribuito a creare il mondo del calcio così come lo conosciamo: Marcello Lippi. Dalla carriera di calciatore, alla lunga e prodigiosa gavetta da allenatore, fino all’occasione decisiva con la Juventus che lo porterà sul tetto d’Europa, a quella con la nazionale che lo porterà sul tetto del mondo e, infine, con l’esperienza in Cina che lo porterà a vincere dove nessun’altro prima era riuscito.
Adesso vinco io di Simone Herbert Paragnani e Paolo Geremei inizia proprio dalla trionfale trasferta cinese che ha portato Lippi a vincere la Champion’s League asiatica. Solo dopo avere visto la scena stupefacente del presidente Xi Jinping che supera ogni protocollo diplomatico per stringergli la mano e salutarlo in un evento politico alla presenza di Mattarella nel 2019, possiamo tornare indietro per scoprire da dove arriva tutta questa ammirazione nei suoi confronti. “La Cina è il culmine di una carriera che già senza la Cina sarebbe stata perfetta. È stata come la dimostrazione del suo essere unico. – afferma Paragnani – È stato incredibile vedere calciatori che avevano dieci gradi di separazione da lui, da un punto di vista culturale, essere travolti dal suo carisma”.
“Il carisma era il suo super potere – continua Paragnani – Si rapportava con i calciatori come uno di loro, ma riusciva a infondere loro una fiducia in se stessi tanto da rendere grandi campioni strapagati e viziati un unico corpo. Per questo è riuscito a entrare nel Guinnes dei primati come il più vincente di sempre. Ha vinto anche in un altro continente, un paese dove il calcio non esisteva”.
A chiedersi quale fosse il segreto di Lippi, all’interno del documentario, sono tanti dei personaggi che lo hanno accompagnato nella sua carriera. Campioni come Totti, Pirlo, Zidane, Del Piero, Materazzi, Vieri e tanti altri ancora, tutti legati all’allenatore delle loro più importanti vittorie, tutti irrimediabilmente affascinati dal mistero di un uomo che sapeva tirare fuori il meglio da ognuno di loro. “Sfaterei il mito che va bene anche arrivare secondo. – specifica Geremei – Lo sport è competizione e se uno gareggia vuole arrivare primo. Nel documentario vogliamo raccontare come si riesce a vincere, anche se poi non esistono formule magiche. Io credo che lo sport sia una metafora della vita e raccontando l’approccio allo sport capisci tante cose. Se c’è ancora un rapporto tra Marcello e le tante persone che abbiamo intervistato è anche perché hanno vinto, non solo la coppa, ma il raggiungimento di un traguardo che è personale, sportivo, ma anche molto interiore”.
Il fascino della figura di Lippi traspare da ogni inquadratura e dà corpo a un documentario dallo stile canonico ma dal look cinematografico, pensato per raggiungere quel pubblico di appassionati che per un ventennio ha seguito le imprese dell’allenatore che, col suo immancabile sigaro, è diventato il perno della migliore generazione calcistica italiana. Di certo il film non è particolarmente adatto a chi è a digiuno di storia del calcio. Tutti gli eventi sportivi, infatti, vengono dati quasi per scontati, ignorando i dettagli di momenti cruciali ma conosciutissimi – che avrebbero “vampirizzato il progetto”, per concentrarsi sul dietro le quinte, l’aspetto umano ed emozionale. In particolare diventa cruciale il rapporto con il figlio Davide, che regala i momenti più intensi e climatici del film. “Le vicende scorrevano dietro di lui, intorno a lui, ma il nostro focus era su Marcello”: afferma Geremai.
Vincere, a ogni costo, “dimenticando le sconfitte” e andando avanti senza tentennamenti. Perché “la vittoria è un’idea. – conclude Paragnani – Marcello Lippi è il maestro Miyagi del calcio: metti la cera, togli la cera, e poi i calciatori arrivano a dama e ne capiscono il motivo”. Una storia sportiva irripetibile e ricca d’ispirazione che ci restituisce un personaggio che ha preso in mano la sua vita e l’ha resa la migliore possibile. “Nonostante da calciatore avesse fatto parte di una Sampdoria non vincente, quell’uomo era un serial winner in nuce e dopo che non ha vinto niente nella sua carriera da calciatore ha detto chiaramente: Adesso vinco io”.
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