Negli States l’hanno definita una commedia anti-romantica anche se riprende alla lettera il classico schema di “boy meets girl”: stiamo parlando di (500) Days of Summer del debuttante Marc Webb, che stasera apre il 62° Festival di Locarno in Piazza Grande. Joseph Gordon-Levitt è un giovane architetto che arrotonda scrivendo frasi sdolcinate per i biglietti d’auguri, Zooey Deschanel, una solare segretaria appena arrivata a L.A. dal Michigan. Il film, che in Italia uscirà il 20 novembre con Fox Searchlight, ripercorre i loro 500 giorni insieme, dal colpo di fulmine all’inevitabile epilogo. I due sceneggiatori Scott Neustadter e Michael H. Weber (La Pantera rosa 2), che sono a Locarno insieme al regista, hanno rielaborato le loro esperienze personali per costruire questa “storia d’amore che attinge alle convenzioni del genere romantico per rimetterle in discussione usando a piene mani la cultura pop e con una struttura che ricorda quella di Memento, perché la memoria va avanti e indietro tra presente e passato”, come racconta Marc Webb. Con l’uso di split screen e moltissima musica. A partire dagli Smiths che sono un po’ la colonna sonora di questa love story buffa e altalenante tutta raccontata dal punto di vista del protagonista maschile Tom, un ragazzo che crede ciecamente e irragionevolmente nell’amore, inteso come amore a prima vista, idealizzato e unico, mentre lei, che si chiama Summer nell’originale e Sole nella versione italiana, è più disincantata e ribelle, sfuggente e inafferrabile, una ragazza in gamba e carina, certo, ma che si ritrova appiccicata addosso l’etichetta di ‘donna ideale’. Ma la commedia ha anche un lato sociologico, come racconta uno degli sceneggiatori, Michael Weber: “Abbiamo esplorato i legami che esistono tra le emozioni e le relazione interpersonali da un lato, e la cultura che le circonda dall’altro: le canzoni, i film, i libri, la televisione e l’arte attraverso cui definiamo le nostre identità”.
Applaudita al Sundance e molto apprezzata dalla critica americana (The Hollywood Reporter l’ha definita “brillante anatomia di un amore che diventa amaro, un film scritto con intelligenza e realizzato in modo divertente e acuto”, 500 giorni insieme sembra sulla carta una perfetta apertura per il Festival di Locarno. Che nella stessa notte propone anche La guerra dei figli della luce contro i figli delle tenebre dell’israeliano Amos Gitai, tratto da un suo spettacolo presentato all’ultimo Festival di Avignone, a conferma della capacità di questa rassegna di passare con agilità dal cinema più spettacolare e godibile, perfetto per i 6.000 spettatori della Piazza Grande, ai lavori di ricerca e di impegno, spesso con una forte connotazione politica. Il festival, fino al 15 agosto, proporrà 180 lungometraggi, tra cui moltissimi documentari (degli italiani trovate informazioni e interviste su CinecittàNews).
Tra gli ospiti internazionali attesi sul Lago Maggiore, William Friedkin, Toni Servillo, Michel Piccoli, Mathieu Amalric, Alba Rohrwacher, Pascal Bonitzer, Jonathan Nossiter, Esmeralda Calabria, Pippo Delbono, i creatori del manga al centro di una retrospettiva di cui parliamo in un articolo a parte), Michel Ocelot, Renato Berta, Jean-Luc Bideau, Elisabetta Sgarbi, Nada, Jalil Lespert, Roberta Torre, Corso Salani.
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La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
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