Sergio Castellitto: “Non ti muovere? Oggi non si potrebbe fare”

'Non ti muovere' compie vent'anni e li festeggia a Pesaro. L'opera seconda da regista di Sergio Castellitto aprirà infatti l’edizione 60 del festival. "Oggi non credo che me lo farebbero fare"


PESARO – Non ti muovere compie vent’anni e li festeggia a Pesaro. L’opera seconda da regista di Sergio Castellitto aprirà l’edizione 60 nella grande arena di Piazza del Popolo con la copia messa a disposizione da CSC – Cineteca Nazionale, Cattleya e Medusa. “Questo film ha segnato la mia vita e la mia carriera per tanti motivi, stabilisce un passaggio cruciale”, ha detto l’attore e regista ai giornalisti. “Non esisterebbe senza la scrittura di Margaret Mazzantini, mia moglie e la madre dei miei figli. Fui io il primo a leggere il suo romanzo, 600 pagine poi ridotte a 270 per la pubblicazione. Per me Non ti muovere fu l’inizio di un cambiamento esistenziale. Anche se non era una storia facile dal punto di vista emotivo, il film lo girammo in stato di grazia. Tutti, dalla protagonista Penelope Cruz a Margaret, alla troupe che era ammaliata, in un’estate romana torrida in mezzo a cantieri abbandonati. Tutto era preparato eppure tutto era sorgivo”.

Oggi quel film sarebbe molto difficile da realizzare, secondo l’attore e regista, per la durezza e la violenza a cui il personaggio di Italia viene sottoposta da Timoteo e che lei subisce come una vittima sacrificale. “Forse oggi il punto di vista cambierebbe, saremmo completamente atterriti dal politicamente corretto. Non so se potrei raccontare la stessa storia, forse non troverei i soldi, qualcuno mi direbbe che è una storia inopportuna. Allora non c’era la dittatura culturale che purtroppo oggi c’è. Ma io penso invece che Non ti muovere sia un inno alla figura femminile. Sono stato allevato da una madre e dalle mie sorelle, per me è naturale essere mansueto nei confronti delle donne, anche perché è difficile comandare a casa mia”.

Ricorda come Annamaria Romualdi, inventrice del Premio Strega, abbia convinto l’editore e la scrittrice a presentarlo al concorso letterario dicendo che era il primo libro che raccontava il disagio della figura maschile. “Visto come sono andate le cose nel rapporto tra l’uomo e la donna, è abbastanza significativo. Credo che se fosse stato scritto da un uomo, sarebbe stato rifiutato, ma la pietà della scrittura verso la violenza e lo stupro è quella di una donna, Margaret. Due anni dopo, ero al Lincoln Center di New York per una retrospettiva e, dopo la proiezione, una femminista americana mi aggredì verbalmente dicendo che era inaudito voler raccontare questa storia, io risposi che era il film più politico e rispettoso della figura femminile che fosse mai stato fatto. Un maschio borghese compie il crimine dello stupro e rifiuta l’amore che la vita gli ha offerto, in controcampo c’è una donna povera, miserabile, ma con l’animo di una regina. Se guardi la storia come un teorema ideologico non è interessante, ma la sua potenza sta nella psiche”.

Il rapporto con Pesaro: “Venni qui da attore emergente e sono felice di essere tornato. Pesaro è uno dei luoghi in cui si parla di cinema in maniera competente. Mi fa piacere che un festival che ha una vocazione sperimentale ci consegni anche visioni più popolari, apparentemente meno militanti”.

Non ti muovere era girato in pellicola. “Adesso sta tornando di moda anche se i costi sono tanto alti. Ma la pellicola ha un aspetto emotivo insostituibile. Contiene l’idea che il cinema è ciò che riesci a fare, che devi superare degli ostacoli. Certe immagini si nutrono di un’emozione in più”.

Attore, regista, ora anche presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia. “E inascoltato padre di famiglia… Ho fatto 100 film da attore, alcuni da regista, adesso mi sono messo a disposizione di questa avventura che è la presidenza del Csc e spero di farlo con lo stesso spirito di quando faccio i film. Non mi interessa il potere, mi interessa il governo delle cose, voglio poter amministrare il talento degli altri. La Diaspora dei cineasti che inizia il 19 giugno sarà la mia prima iniziativa ed è fatta con questo spirito”.

Sia Castellitto che Penelepe Cruz ebbero il David di Donatello per Non ti muovere. “I premi fanno sempre piacere, ma sono anche una responsabilità. Poi credo che gli sportivi e gli atleti come Tamberi e Jacobs meritino le medaglie d’oro, mentre nel campo dell’arte non c’è un migliore. Trecento persone che vedono lo stesso film hanno trecento reazioni diverse. I premi bisogna darli ai giovani, purtroppo quando ti danno il premio alla carriera è una sorta di prepensionamento”.

Non ha proposte in questo momento. “Mi toccherà fare un altro film da regista!”. E com’è stato lavorare con il figlio Pietro che lo ha diretto in Enea? “Entusiasmante ma, per certi versi, faticoso. L’attore sul set ha un cerchio magico da cui non deve uscire, ma stavolta avevo voglia di smarginare però ho evitato per non essere preso a male parole da mio figlio davanti a tutti. I figli li ami per rimbalzo biologico, non è detto che li stimi. Pietro però lo ammiro”.

Come vede il futuro delle sale? “Chiediamoci come ricominciare a strappare gli spettatori dai divani. Durante il Covid, le uniche produzioni erano quelle televisive, questo ha consolidato un’abitudine precedente. Oggi sono molto preoccupato, ma ho una speranza: la vocazione all’incontro è irrinunciabile. Tante persone vedono le serie per dormire oppure, come fanno i miei figli, parlano durante la visione. Quando ero ragazzo, Scola e Monicelli facevano le assemblee per non far interrompere i film dalla pubblicità. Adesso Prime e Netflix mettono gli spot e nessuno protesta”.

14 Giugno 2024

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