Scongiurati i pericoli dello sciopero di Hollywood, l’80ma edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia dà appuntamento a settembre con un variegato programma di film. La proposta attraversa cinema di genere e autori affermati, fantascienza e adattamenti. Del Red Carpet povero di star si occuperanno personalità come David Fincher, Sofia Coppola, Michael Mann, Yorgos Lanthimos, Woody Allen e tanti altri, approdando al lido con storie personali e titoli a lungo seguiti. Tra questi, numerosi gli adattamenti e i biopic dedicati a personalità o marchi che hanno segnato la storia moderna. Dalla moglie di Elvis, Priscilla, al mito fondativo della Ferrari, passando per rielaborazioni dal teatro moderno e graphic novel: anche al Festival di Venezia il cinema è punto di arrivo di altri media. Ecco i libri da leggere per arrivare al Lido preparati.
È dal 2000 che Michael Mann tenta di produrre il film sulla figura mitica dell’imprenditore automobilistico Enzo Ferrari e la prestigiosa gara Mille Miglia di cui lesse nel 1991 in un libro del giornalista Brock Yates. Il volume, dal titolo Enzo Ferrari – The Man, The Cars, The Races, The Machine, racconta nel dettaglio le corse e i loro dietro le quinte anche grazie all’esperienza dell’autore, per anni reporter di NASCAR per la CBS.
A poco più di un anno dal film di Baz Luhrmann, che ha consegnato al pubblico l’incredibile Re del Rock interpretato da Austin Bautler, Sofia Coppola rilancia il leggendario Elvis con un film tratto dalle memorie dell’amata Priscilla, compagna di vita del cantante. Elvis e io di Priscilla Beaulieu Presley divenne subito un bestseller quando nel 1987 rivelò alcuni retroscena della vita dell’unica moglie del re del rock. “Ero molto interessata alla storia di Priscilla e al suo punto di vista su come ci si sentiva a crescere da adolescente a Graceland”, ha raccontato la regista a Vogue, “ha attraversato tutte le fasi tipiche di una giovane donna in un mondo amplificato, un po’ in modo simile a Maria Antonietta”. Alla moglie di Luigi XVI re di Francia, Sofia Coppola ha dedicato un film nel 2006.
Il direttore artistico della Mostra Alberto Barbera ha definito il nuovo thriller di David Fincher – che non passa al lido dall’uscita di Fight Club – “un noir veramente violento, mozzafiato dall’inizio alla fine”. L’idea per questa storia dedicata a un assassino professionista “in un mondo che ha perso la bussola morale”, il regista l’ha tratta dall’omonima graphic novel dell’autore francese Alexis Nolent noto come Matz. Non è la prima volta che una sua opera passa dalla carta allo schermo, nel 2012 accadde anche a Du plombe dan la tete a.k.a. Headshot, adattato in Bullet to the head.
Già in Fantastic Mr. Fox Wes Anderson si era cimentato nell’avventurosa sfida di adattare Roald Dahl. Con The Wonderful Story of Henry Sugar, mediometraggio fuoriconcorso con Benedict Cumberbatch protagonista, il regista più simmetrico e pastello che ci sia affronta una raccolta di sette brevi racconti firmati da Dahl. Il libro fu pubblicato nel 1977 e contiene due storie autobiografiche, mentre le altre alternano vicende di vita vera – come i ricordi da aviatore durante la Seconda Guerra Mondiale – a frammenti legati alla sua vita da scrittore. Anderson adatterà il quinto racconto.
Luca Barbareschi porta sul grande schermo l’omonimo testo teatrale di David Mamet, Il penitente. L’attore, regista e produttore ha già interpretato quest’opera sui palchi d’Italia assieme a Lunetta Savino e Massimo Reale. Una tragedia moderna fondata su un dilemma morale: otto scene, otto atti che confrontano una moglie e un marito, la pubblica accusa della gogna mediatica e giudiziaria e un avvocato. Infine, un colpo di scena. Protagonista uno psichiatra che si rifiuta di testimoniare a favore di un paziente accusato di aver compiuto una strage.
Sarà il film chiamato a chiudere l’80ma edizione della Mostra e dovrà congedare gli ospiti del Lido prima delle attese premiazioni: La sociedad de la nieve di J.A. Bayona promette un epica vicenda di sopravvivenza, ritorno del regista spagnolo dopo una pausa dal grande schermo. Il film è adattamento dell’omonima opera di Pablo Vierci, storia vera del volo 571 delle Forze aeree dell’Uruguay, che nel 1972 si schiantò abbandonando i pochi sopravvissuti in un ambiente ostile.
Uno dei film più misteriosi dei festival lo dirige Liliana Cavani – 90 anni e Leone d’oro alla carriera di quest’edizione – ed è tratto dal saggio bestseller a cura del fisico Carlo Rovelli, L’ordine del tempo. Il direttore artistico Alberto Barbera ha garantito che non sarà un documentario e nemmeno un saggio. Sappiamo infatti che lo spunto del film è dato da un’imminente apocalisse, che travolge la vita dei protagonisti interpretati da Alessandro Gassman, Claudia Gerini e Edoardo Leo. Il testo di Rovelli raccontava l’idea del tempo passando per principi teorici e grandi autori, fisica e filosofia.
Il regista cult de L’esorcista e Vivere e morire a L.A torna con l’adattamento di The Caine Mutiny Court-Martial, romanzo di Herman Wouk vincitore del premio Pulitzer. Il film poggia proprio sulla sceneggiatura scritta dal drammaturgo per il cinema. “Ho guardato molte sceneggiature negli ultimi 10 anni e non ho visto nulla di ciò che volevo davvero fare, ” ha detto Friedkin, “e mi è venuto in mente che potrebbe essere un pezzo di grande attualità e di grande importanza, oltre ad essere un grande dramma. The Caine Mutiny Court-Martial è uno dei migliori drammi di corte marziale mai scritti”. Nell’adattamento teatrale in due tempi l’azione si svolge interamente nella Sala del Tribunale marziale del Dodicesimo distretto navale di San Francisco e nella sala banchetti del Fairmont Hotel nel febbraio 1945.
Di Alessandro Cavaggioni
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