Ursula Ferrara: una retrospettiva da 25 minuti


Ursula Ferrara, 8 piccoli film in oltre 20 anni di carriera che tutti insieme fanno 25 minuti. Sembra poco ma le animazioni sperimentali dell’artista toscana sono così dense, ribollenti di visioni, vive e sensuali, fluide e aggraziate, che questo le basta per meritare, lei che ama definirsi una “pigra, lenta e discontinua”, una retrospettiva al 60º Festival di Locarno. Il tributo, fortemente voluto da Filmitalia di Irene Bignardi, segue selezioni e premi a Toronto, Berlino, Sao Paulo, San Francisco, Annecy e Torino. Cannes l’ha scoperta nel 1997 con Quasi niente e l’ha richiamata nella Semaine de la Critique del 2006 con News, l’ultimo lavoro, esplosione di creatività ispirata a notizie della stampa catturate qua e là che combina collage, pittura a olio, colori e bianco e nero. La retrospettiva di Locarno, a dieci anni da quella organizzata da Nanni Moretti al Sacher di Roma, presenta insieme ai film (7 /8 agosto), anche una raccolta di tavole (Museo di Casorella,1 /12 agosto) e una pubblicazione dal titolo “Otto film di Ursula Ferrara”. Quando l’ha saputo, mesi fa, l’animatrice ha reagito con lo stupore dei modesti: “Ma siete sicuri che merito tutto questo? Ho ancora tanto lavoro da fare”.

Questa retrospettiva la sorprende ancora?
Si, però lavorarci mi ha dato sicurezza. Ho frugato tra le vecchie tavole, migliaia, per riordinare e selezionare i materiali. Penso sempre di non essere nessuno, eppure guardando al passato ho ritrovato grinta e artigli, la voglia di farcela contro mille difficoltà. Per la pubblicazione non ho scelto le cose più belle ma le più significative. Ho compilato otto finte schede, ognuna accostata ad un’immagine, a un piccolo particolare che è la chiave di ogni film.

Come è nato “News”?
Da due sonore sberle della vita. La morte improvvisa di mio padre e, qualche tempo dopo, lo tsunami. Quando è successo ero appena arrivata in India per un viaggio sognato a lungo. Dormivo, mi hanno svegliato le urla di una donna. Ho fatto in tempo a prendere mia figlia per mano e scappare prima che crollasse tutto. Tornata a casa ero depressa, distaccata dal mio lavoro. Michele, mio marito, un medico intellettuale, compra decine di giornali. Li leggevo ciondolando sul divano, ritagliavo e accumulavo piccoli articoli, notizie assurde o terribili. Dopo parecchio tempo ho cominciato a disegnarci intorno.

E’ un grande balzo in avanti rispetto al lavoro precedente. Quali sono le differenze importanti?
Vengo da una scuola di grafica e fotografia. La formazione accademica mi portava a cercare la pulizia del disegno, via via il tratto sbavato, incompiuto, è diventato una scelta. Lucidi folli, il primo corto del 1986 parte da una linea in metamorfosi, poi, da autodidatta, ho sperimentato sulla tecnica cinematografica, su campi e controcampi, sulle ombre, il colore, la pittura a olio, fino a mescolare tutto in News. Ogni scena è diversa dall’altra, ho riciclato materiali avanzati, usato gusci d’uova rotte e formaggini spiaccicati. E come se mi fossi liberata dalla tensione verso la compiutezza. Picasso diceva: ‘Non cerco, trovo”. Io neppure trovo.

L’animazione le basta per sopravvivere?
No. E’ impensabile. Ho sempre fatto altri lavori di grafica. Qualcuno, anche persone importanti, mi hanno offerto finanziamenti, cose da poco perché i miei film non costano più di 10 mila euro. Sentirei il cappio al collo, ho sempre detto no. Preferisco vendere i comodini di famiglia ed essere libera.

Mai pensato di passare al digitale?
Col computer devi avere idee forti e chiare. Altrimenti rischi che il padrone diventa lui. Sono curiosa, finora però avevo tanto da dire e sperimentare con le altre tecniche. In futuro chissà, non escludo nulla. Ora ho un nuovo telefonino e faccio mini-filmini. Nel frigorifero ho la pellicola per un lungometraggio che mi aspetta.

Ci sta lavorando?
Ho qualche idea ma tra un film e l’altro ho bisogno di tempo. Sono lenta, devo vivere e trovare nuove cose da dire. Vi rivelo una cosa: mi piacerebbe mescolare l’animazione con riprese di cose e persone vere.

02 Agosto 2007

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