‘Un anno difficile’, commedia francese debitrice della Commedia all’italiana

Comincia dal TFF il tour italiano del nuovo film di Olivier Nakache e Éric Toledano, gli autori di 'Quasi Amici', una storia tra consumismo e attivismo, dal 30 novembre al cinema


TORINO – Il bisogno, il desiderio, il superfluo, il consumismo. La società contemporanea, nelle sue contraddizioni, riesce anche a mescolare le necessità e le pulsioni, profilando esseri umani come Albert (Pio Marmaï) – che dorme in aeroporto, nelle sale d’attesa, una volta finite le ore di lavoro come addetto ai bagagli, tempo in cui comincia il “secondo lavoro”, che lo occupa nel sottrarre e vendere prodotti confiscati dalla sicurezza – e Bruno (Jonathan Cohen); sono consumatori compulsivi, sommersi dai debiti: la loro esistenza – da ladri, in sostanza – è “in rosso”.

Se “mal comune mezzo gaudio”, tra derive personali e maniche rimboccate per necessità ma con poca convinzione, i due s’incontrano e qui comincia Un anno difficile, la commedia di Olivier Nakache e Éric Toledano – già autori di Quasi Amici: la via da percorrere per non andare del tutto fuori strada sembra essere quella associativa, dapprima sperando e agendo da parassiti con il volontario Henri (Mathieu Amalric) dell’Associazione Phoenix. Senza essere troppo persuasi, ma con il bisogno sul filo del rasoio che incombe, è in questo contesto che il denaro non si rivela il solo fulcro della loro quotidianità, ma piuttosto gli incontri umani e tematici con l’attivismo, quello ribelle e allarmista, quello del senso della giustizia sociale e del serio interesse per il benessere ecologico collettivo, come vissuto dalla tenace rivoluzionaria Valentine (Noémie Merlant). Albert e Bruno più che battersi per risollevarsi si ringalluzziscono alla scoperta di un mondo che non conoscono ma che pensano possa essere un fertile terreno per le loro furfanterie, modus vivendi ben radicato nei due, un po’ come in certi personaggi della Commedia all’italiana.

“Sono appena arrivato in Italia, felicissimo di essere qui per questo tour nel vostro Paese” dice Olivier Nakache al TFF: “sono felice di condividere il tour con Andrea Romeo di I Wonder Pictures, per cui nutro profondissimo rispetto. Un anno difficile è un film molto debitore della Commedia all’italiana; con Éric ci siamo conosciuti a 16 anni proprio scoprendo insieme Il sorpasso o C’eravamo tanto amanti, film in cui i maestri scoprivano i vizi in flagranza, trattandoli con eleganza, facendo un passo di lato e consentendo una gamma di emozioni, tra cui il riso, che permette agli spettatori di fissare il tema e riflettere”.

Andrea Romeo racconta che si tratti di “un film partito, sui mercati, a Cannes dell’anno scorso, con Nakache e Toledano che poi hanno incontrato il pubblico tutta l’estate, partecipando a 70 anteprime in Francia, comprendendo che le storie vengano raccontate a qualcuno e che le stesse si debbano nutrire di un dialogo col pubblico. Quasi Amici, da un sondaggio, è la commedia più amata dai 17-21enni, perché nella loro attenzione a parlare di temi complessi, allargando in maniera inclusiva, hanno la capacità di uscire dagli stereotipi ma di giocare, come la Commedia all’italiana ha sempre fatto, per emozionare con storie anche impegnative. Come publisher, portare un tema come quello del film a un grande pubblico ci sembra doveroso e grandioso, e siamo felicissimi che inauguri questo TFF”.

“Il nostro amore per la sala è infinito: è un luogo di mescolamento sociale, una medicina straordinaria, e noi continueremo a lottare perché è un ponte – simbolo anche nel film – tra la luce dello schermo e il buio della sala, col pubblico che assiste”, commenta Nakache.

Olivier Nakache e Éric Toledano, dunque, prendono in mano il tempo presente, le sue battaglie sociali, tra serietà e eccesso e, dallo spunto della vicenda personale di due uomini medi – e fortemente realistici -, nella loro mediocrità qui spassosa, laddove non demoralizzante, raccontano i paradossi di un tempo storico che guarda al futuro tanto con disincanto, quando con consapevolezza, altrettanto con menefreghismo e egoismo.

“Quando si inizia un progetto non ci si chiede se si abbia diritto di osare o meno: nel nostro dna sembra esserci un’inclinazione comune, quella della commedia, che non so da dove venga, però il riso è il nostro marchio di fabbrica e la via più diretta per interagire gli uni con gli altri. Per narrare questa storia, e gli esponenti di entrambi gli schieramenti, abbiamo fatto iniziazione con un gruppo di attivisti, per capire cosa li motivi e come agiscano, senza l’intento di deridere o fare caricatura, ma con la preoccupazione di tratteggiarli in modo corretto. Albert e Bruno fanno parte invece di quella categoria che frequenta laboratori di istruzione budgettaria. Da un lato c’è chi cerca di salvare il mondo, dall’altro chi cerca di salvare se stesso. La differenza è provare a sorriderne perché se no non si sa più su quale piede poggiarsi, perché vero è anche che dobbiamo cercare di contenere il consumo di energie e anidride carbonica”, continua Nakache, per cui “il Covid ha provocato uno shock in tante professioni creative e nei cittadini del mondo, suscitando dei cambiamenti. Nel lockdown, noi ci siamo accorti che la sceneggiatura in scrittura non rifletteva la contemporaneità: era importante cambiare. Questo momento di sospensione ha portato anche noi a riflettere e metterci in discussione, per capire a che punto sia il genere umano. Abbiamo riflettuto sulla dicotomia tra iperconsumismo e decrescita, il vivere meglio con meno cose: ragionando su questa posizione antitetica abbiamo riflettuto sull’aver bisogno del pieno e del vuoto, immaginando di incontrare persone che rappresentino le due realtà, chi corre fuori dai centri commerciali per il Black Friday e chi fa attivismo”.

Un anno difficile, a dispetto del titolo che potrebbe preludere a qualcosa di drammatico, essenza effettiva della tematica, è invece un film che – nelle mani di due autori dalla personalità specifica e con un proprio marchio di fabbrica – assume su di sé, e restituisce, una lettura della verità delle cose con uno stile leggero quanto edotto, sempre mettendo al centro l’essere umano e le sue mille sfumature possibili.

“È stata l’immagine del ponte – presente anche architettonicamente nel film – che ha dato coerenza al soggetto: il ponte ricorda la connessione tra le persone. E noi da che sponda siamo? Questa questione accomuna l’essere umano. La scena finale è una sorta di inganno, non è girata all’epoca del lockdown ma lo richiama; è una scena ispirata da Good Bye, Lenin!, che ha un capovolgimento finale. È un momento di poesia, una fine aperta”.

Il film esce al cinema dal 30 novembre, con I Wonder Pictures.

 

Nicole Bianchi
25 Novembre 2023

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