Tutti i volti del documentario, dopo il Leone un futuro da costruire

Al Maxxi l'incontro tra registi del reale, produttori, critici e programmatori tv


Grande conquista o fuoco di paglia? Ondata inarrestabile di rinnovamento o meravigliosa bolla di sapone? Sacro Gra ha trionfato alla Mostra di Venezia e il cinema del reale ha “rialzato la testa”, forte del successo, anche nelle sale, del documentario di Gianfranco Rosi, di una produzione che vanta 200 titoli l’anno e di numerosi riconoscimenti raccolti anche all’estero. Per riflettere su questo momento d’oro e sulle soluzioni per garantirgli una durata nel tempo, stamattina il Festival di Roma ha ospitato l’incontro “I volti del documentario”, organizzato dalle associazioni 100autori e Doc/it con l’Università Roma Tre e la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, preceduto dalla proiezione del documentario di Christian Carmosino e Vito Zagarrio Segni particolari: documentarista.

Una carrellata di volti e di voci dei protagonisti della creazione documentaristica di questi ultimi anni – tra cui Costanza Quatriglio, Mario Balsamo, Mariangela Barbanente, Luca Bellino, Marco Bertozzi, Leonardo Di Costanzo, Agostino Ferrente, Stephen Natanson, Gianfranco Pannone, Luca Scivoletto – che riflettono su limiti e prospettive, sull’asfissia delle sale e la moltiplicazione di piattaforme per la fruizione, sull’assenza di un mercato e lo spazio, ridottissimo, sul piccolo schermo, sulla mancanza di risorse e la relativa libertà creativa. E mentre nel doc parlano solo i registi, nell’Auditorium del Maxxi che ha ospitato l’incontro la parola è stata data a chi i documentari li recensisce, li finanzia, li manda in onda, moderati da Mario Balsamo, documentarista nel consiglio direttivo 100autori e Gerardo Panichi, presidente Doc/it. Marco Visalberghi, produttore del “film caso” Sacro Gra, sostiene che “Questo Leone d’Oro è solo la punta di un iceberg costruito in 15 anni di lavoro di tutti i documentaristi, che con tenacia ed economie ‘creative’ hanno prodotto un movimento e realizzato bellissimi film: il Leone è un premio per tutti, e probabilmente farà bene a tutto il settore perché ha sfatato il luogo comune secondo cui i documentari annoiano e non hanno successo in sala”. In questo panorama, la televisione è una delle grandi accusate – “Il servizio pubblico non rispetta le minime leggi di programmazione, le aggira con dei trucchetti”, dice lo stesso Visalberghi – e a rispondere ci pensa Fabio Mancini, commissioning editor di Doc3/RaiTre: “Naturalmente faccio un lavoro pieno di compromessi e di ambiguità, dove bisogna tener conto di tante esigenze diverse, ma Doc3 resta un posto, seppure nel disagio di questi tempi, dove gli autori possono portare progetti da realizzare. Se fosse per me sarei pronto a triplicare la produzione e la programmazione”. E mentre Caterina D’Amico, preside della Scuola Nazionale di Cinema, sottolinea che “al Csc, dal mio ingresso nel 1988 ho inserito il documentario come componente fondamentale della formazione, perché un regista deve imparare a conoscere la realtà attraverso la narrazione”, il critico Fabio Ferzetti sostiene che il clamoroso premio veneziano sarà probabilmente “Una meravigliosa bolla di sapone che dura un tempo limitato, perché ogni documentario è un caso a sè e perché la resistenza a parlarne, nei giornali, è fortissima: non si riconosce il loro valore in un sistema rozzo, distratto e autoriferito”.

E i problemi non finiscono qui, a sentire il coordinatore nazionale di 100Autori Maurizio Sciarra: “La Tv non è solo quella generalista in prima serata, lo strozzamento c’è anche nelle altre reti, diversissime, come LaEffe o RaiStoria”. Fino ad arrivare alla conclusione, molto amara, del documentarista Paolo Pisanelli: “L’associazione Doc/it esiste da 15 anni, e da allora diciamo le stesse cose, ma oggi siamo in una situazione molto peggiore. Non ci resta che prenderci da soli uno spazio”.

16 Novembre 2013

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