TILDE CORSI


Tilde Corsi è ormai una veterana del festival di Cannes. Nel 1999 è già stata presente con Harem Suare di Ferzan Ozpetek e quest’anno è in concorso con Kippur di Amos Gitai, di cui produrrà anche il prossimo film. Inoltre girerà quest’estate due progetti scritti da Gianni Romoli: una commedia sentimentale gay, Le fate ignoranti, che sarà diretto da Ozpetek, e un giallo horror, Bagno di mezzanotte.
Grazie alla sua fertile attività, personalmente ha alcune riserve da sollevare a proposito del lamento sollevato dall’assenza del cinema italiano sulla Croisette. “L’Anica dovrebbe vantare che i produttori ci sono, eccome!”. Professionalmente invece ha scelto da tempo di superare i confini nazionali. “I miei film sono tutti coprodotti, in modo ogni volta diverso, in quote maggioritarie o minoritarie. Questo mi permette di fare film che in Italia sono difficili da girare. Un prodotto totalmente italiano non supera ancora budget utili a produrre qualcosa di più di una commedia a basso costo, difficilmente collocabile sul mercato. Sono inoltre convinta che il mondo nel quale viviamo ci imponga di contaminare le culture. Sempre più spesso quindi le storie più interessanti non le trovo sotto casa”.
Un produttore indipendente a suo avviso ha il dovere, quasi fisiologico, di andare in giro per il mondo a cercarle. Un motivo in più che rende sterile la polemica con Jacob. “Ogni anno il festival si contraddistingue per una precisa scelta stilistica del suo direttore. Il caso di Kippur sembra confermare quella di quest’anno, che ha prediletto le culture non occidentali e i loro conflitti. Se poi, oltre alle opzioni personali, i film italiani non sono a Cannes, qualche altro motivo dovrà pur esserci. Guarda per esempio i David di Donatello. Pane e tulipani ha fatto man bassa di premi, battendosela contro uno, al massimo due altri film (Canone inverso e Garage olimpo, ndr). Questo in fondo vuol dire che stiamo alzando molta polvere per cosa?”

09 Maggio 2000

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